Sciopero in banca, guerra di cifre

Sciopero in banca, guerra di cifre Per i sindacati l'adesione è stata del 90 per cento, l'Assicredito dice 50 Sciopero in banca, guerra di cifre Sul nuovo contratto le posizioni restano distanti ROMA. E' normale che le banche si occupino di cifre, ma questa volta i numeri sono quelli dello sciopero a causa del quale gli sportelli degli istituti di credito, ieri, sono rimasti chiusi. L'agitazione è scattata dopo la risposta negativa delle banche sulla piattaforma per il rinnovo contrattuale presentata dai dipendenti. Neanche sulle cifre dell'adesione alla fermata nazionale Assicredito (l'associazione che rappresenta le banche nella vertenza) e impiegati sono d'accordo: i sindacati sostengono che il 90 per cento dei lavoratori del settore hanno aderito allo sciopero, mentre la controparte fissa la percentuale al 50. «Una quota - precisa un comunicato di Assicredito - che non comprende le assenze di lavoratori, quantificabili in un ulteriore 20 per cento, rilevate per altri motivi e quindi non imputabili allo sciopero». Per certo, sui 330 mila lavora¬ tori del settore, non hanno scioperato le banche di credito cooperativo e le casse rurali ed artigiane, in tutto 670 aziende con 2260 sportelli, che non sono interessate alla vertenza, mentre nelle file di chi ha incrociato le braccia ci sono stati anche i 12.000 dipendenti ex esattoriali. A Milano la manifestazione ha avuto il suo culmine in piazza Fontana con un comizio del segretario generale della Fabi, Gianfranco Stefani, a cui hanno assistito 3000 persone. ((Assicredito e Acri devono abbandonare il rozzo tentativo di mortificare il ruolo del sindacato, soprattutto a livello aziendale, e puntare a stravolgere gli attuali contenuti del contratto nazionale dei bancari - ha detto Stefani -. I sindacati sono comunque disponibili ad esaminare ulteriori richieste ragionevoli volte a favorire il servizio all'utenza che devono essere però concordate a livello aziendale. Rifiutiamo modifiche degli inquadramenti del personale che portino a riconsegnare alle aziende la gestione unilaterale delle carriere, che hanno visto in passato sfolgoranti scalate per meriti politici». La piattaforma presentata dai sindacati per il rinnovo del contratto di lavoro prevede un aumento medio mensile di 215 mila lire lorde in due anni, precise garanzie sull'occupazione, riduzione dell'orario e dello straordinario per favorire nuovi posti di lavoro. Le posizioni tra le parti sono per ora distanti: «I sindacati - ha detto Giuseppe Capo, direttore generale di Assicredito all'Agi - premono sull'acceleratore attribuendoci cose che non abbiamo mai sostenuto». Sulle retribuzioni Capo fa notare che «nelle trattative contrattuali la parte delle quantità si affronta alla fine, anche perché così si possono pesare gli eventuali effetti di altre modifiche», [r.e.s.]

Persone citate: Fabi, Gianfranco Stefani, Giuseppe Capo

Luoghi citati: Milano, Roma