La vita in gruppo della «quarta» borghesia

La vita in gruppo della «quarta» borghesia In anteprima un capitolo dal «Sottosopra», l'ultimo saggio di Bocca E alla sera tutti a casa di Gioia La vita in gruppo della «quarta» borghesia Pubblichiamo parte del capitolo intitolato «Il camaleonte». E' un ritratto ironico e pungente della Milano che si riunisce di sera a casa nei salotti intellettuali. Il brano è tratto da // sottosopra, l'Italia di oggi raccontata a una figlia, il libro di Giorgio Bocca dedicato alla figlia Nicoletta, che ha lasciato i riti e i miti della grande città per andarsene «in Langa», sulle colline del Cuneese, «a coltivare una vipna di dolcetto». L segreto per non invecchiare, per far finta di non invecchiare è vedersi di continuo, sempre gli stessi. A casa di Gioia Falck questa sera per festeggiare Alberto Arbasino ci sono ancora quelli di trent'anni fa, ricordo la volta che li vidi arrivare al Madison Square Garden di New York per il campionato mondiale del pugile Benvenuti. Ero lì da un mese e ne sarei rimasto un altro per una corrispondenza, e loro l'indomani erano già partiti come uno sciame felice, per ritrovarsi due giorni dopo alla Capannina di Forte dei Marmi o al Posta di Cortina. Sciavano bene, ballavano bene, nuotavano bene ed erano gentili. Siamo qui da Gioia per festeggiare il vecchio Arbasino che ripubblica i suoi Fratelli d'Italia. Lui è di quelli che passano piacevolmente la vita a scrivere o in viaggio per il mondo, un letterato e musicofilo, amante del melodramma, visitatore di mostre e di musei che in ogni luogo della Terra incontra altri musicofili, amanti del melodramma, visitatori di mostre e di musei e anche questo è un modo per far finta di non invecchiare. Con le malattie è più difficile. Questi che conobbi giovani in fiore hanno preso, chi più chi meno, delle legnate terribili, a una è morto un figlio ventenne mentre faceva il subacqueo, quell'altro è stato due volte sotto i ferri del chirurgo, lei ha un figlio drogato, lui, si dice, non ha più una lira, ma il gruppo che non si scioglie gli dà un conforto di eternità, sono come quelle squadre che giocano a me- moria, non hanno bisogno di chiamarsi la palla, si vedono, si sentono anche al buio e se decidono di fare una cosa la fanno tutti assieme. Hanno deciso, per dire, di non andare più alla prima della Scala, 10 hanno deciso quando alla prima ci andavano Craxi e Pillitteri con signore e continuano, potrebbero trovarci Formentini o la Maiolo. Di tutto l'universo politico gradiscono solo il Carlino Scognamiglio, presidente del Senato, che sta con la figlia di Leopoldo inteso come Pirelli. Non amano gli homines novi sbucati come dal nulla. Li conoscono, sanno chi è Bossi o la Pivetti, leggono di loro diventati improvvisamente potenti nella politica, non 11 giudicano, non li amano e non li odiano, non ne hanno paura, figuriamoci, le loro famiglie sono passate attraverso tutti i regimi, bastava al momento giusto ritirarsi in Svizzera o nella villa della nonna inglese nel Kent, bastava persi¬ no stare alla finestra che dopotutto non è una cosa sgradevole quando si ha una finestra che dà sull'Orto botanico o su San Simpliciano. Se devono parlare di questi nuovi politici sbucati dal nulla lo fanno in un modo vago: «Secondo te quel Fini è un fascista?». «Secondo me proprio fascista non è, non ha la faccia». Comunque è chiaro che un fascista proprio fascista in casa Falck non entrerebbe, i vecchi Falck di stirpe renana erano alti, cattolici e antifascisti, stavano nel Comitato di liberazione assieme a quei democristiani anomali che si chiamavano Vanoni o Mattei. Non hanno paura del nuovo, è tutta gente che fino a onorata morte con mezza pagina di necrologi sul «Corriere» vivrà nel comodo e nel raffinato, solo che stasera, ai piani alti di via del Gesù, si sente per la prima volta vulnerabile: è crollata la Montedison che a uno che sta a Roma o a Catania non fa né caldo né freddo, ma qui in via del Gesù, come dice Piero Bassetti che ha ufficio e casa nella scala accanto, «è come fosse crollato il Duomo». Pare che abbia travolto anche la Fondiaria e tutti, senza darsene l'aria, scrutano la faccia del «Marchi d'oro», il marito fiorentino della Gioia, si dice che abbia preso un bagno terribile. Se è vero regge bene, simpatico e spiritoso come sempre. Tempi di transizione e un po' di melanconia per i vecchi amici della Gioia, questa Milano sembra essersi svuotata di facce note nel bene come nel male, Craxi è ad Hammamet, Raul si è suicidato, l'avvocato Agnelli non ama Milano e poi è un po' nei guai anche lui, quest'anno niente dividendi, chi sa la Maria Sole come l'ha presa, il conte Nuvoletti Perdonimi, Agnelli per via di moglie, lui si è potuto consolare, lo hanno fatto presidente dell'Accademia Italiana della Cucina, fon¬ data da Orio Vergani, padre di Guido, che fa parte del gruppo. Berlusconi non lo frequentano anche perché lui ha sempre preferito Van Basten e va solo a feste aziendali. Nelle cronache si è letto che a quella per lo scudetto del Milan c'era una torta larga tre metri e lunga quattro. Lui era felice e al momento di tagliarla ha gridato: «Siamo stanchi di vincere?». «Noo», hanno risposto i festeggiami. «Vogliamo vincere tutto?». «Sii», ha risposto il mucchio selvaggio ma in divisa sociale blu, perché, come dicono i poliziotti di quartiere di quelli dell'Fbi, «vanno tutti dallo stesso sarto». A Silvio della gente chic importa poco o niente, salvo dell'avvocato che «ha il carisma». Lui pensa agli affari politici o editoriali. L'anno scorso alla festa per i librai della Mondadori gli ha promesso che avrebbe triplicato le vendite con gli spot alla televisione, compra uno e prendi tre. Poi è andata bene se son rimasti sulla media, ma in questi casi gli «unici» voltano pagine e nessuno ne parla più. Ho cercato dei modelli letterari per questa borghesia: Fitzgerald? I Buddenbrook? Sicuramente non Balzac e i suoi feroci, sanguigni borghesi della Commedia umana. No, questa è una borghesia alla quarta generazione che conosce benissimo il valore della lira, se no che borghesia sarebbe, ma che la usa con un certo stile, chi le appartiene per nascita o per cooptazione non viene mai allontanato, si va sui tempi lunghi, se una è povera in canna si aspetta che sposi un Visconti di Modrone o un Marzotto e intanto resta nel gruppo di quelli che invecchiano assieme, con il bicchiere di whisky sour color oro tenuto con disinvoltura, sempre casualmente eleganti, spesso in Maremma nelle tenute degli Incisa che per loro sono come la Rocca di Gibilterra, feudatari di sterminate terre fra vigneti e cinghiali. Sono intelligenti? Forse sì, forse no, lo tengono nascosto dietro l'educazione e la cortesia, e in questo mondo dove la lira è tutto e appena ti manca ti cacciano a pedate sono riposanti. [...] Stasera, per Arbasino, la festa è allargata al giornalismo e alle belle lettere. Ecco il carissimo Luciano Foà della Adelphi assieme a Calasso con la moglie Jaeggy, un'intellettuale di Zurigo, botticelliana, ma con imprinting schwyzertdutsch. Quando viene a pranzo da noi si siede sempre vicino a me perché, dice non a torto, «mi sono accorta che dalla tua parte stanno sempre i vini migliori». Stasera mi prende sottobraccio e mi chiede: «Ma quanti miliardi hai fatto con gli ultimi libri?». Sorrido senza rispondere e lei apprezza, le cifre precise a Zurigo non si fanno. Siccome pubblico libri e scrivo sui giornali e questi sono tempi ondivaghi in cui nessuno sa dove sta mettendo il piede, passo per un veggente, più veggente comunque che un orbo. Mi chiedono che cosa sta succedendo e allora il mio sadomaso dolcemente si risveglia, passo improvvisamente dalla fringuellaggine mondana a una pensosa cupezza: «Certo questi sbucati dal nulla a grattarli appena un po' vien fuori la voglia autoritaria. Se il Paese resta ingovernabile, chi sa...». E non aggiungo altro perché vedo arrivare Mario Spagnol della Longanesi e devo chiedergli chi sarà a comprare la Mondadori se Silvio vende. «In Europa - dice - vedo solo Bertelsmann, l'unico in Europa e al mondo che non abbia puntato sulla pubblicità, che abbia fatto i suoi conti senza la pubblicità». [...] Pier Giusto (ndr: Jaegher) è un grande avvocato, di quelli che passano sereni fra le amministrazioni controllate e le bancarotte. «Come va?», gli chiedo. «Sai - dice - è un po' come la storiella di quelli che ti offrono due gatti da mezzo miliardo per uno da un miliardo. Viene un vecchio cliente che vuole far lite a un altro vecchio cliente. "Mi deve cinquanta miliardi", dice. Allora telefono all'altro vecchio cliente e lui dice: "Cinquanta miliardi? Ha detto proprio così? Ma se ne deve cento a me". Continuo a proporre, a mediare, poi mi viene un sospetto e dico: "Ma lo sapete che la mia percentuale è di tre miliardi?". "Ma sei matto", urlano, "non c'è rimasta neanche una lira"». [...] Saluto la bellissima signora Monti, moglie del direttore di Panorama, il giovane Formenton, pubblicitario, stringo mani e vado oltre quei sacerdoti che passavano fra i naufraghi del Titanio. Giorgio Bocca Dai Falck come naufraghi del litanie alla ricerca dell'eternità Gioia Falck. Nell'immagine grande, Giorgio Bocca e la figlia Nicoletta nella fattoria di Dogliani