«Mi hanno portato via tutto» di Alberto Gaino

Scarcerato minorenne «Mi hanno portato via tutto» Si uccise per i debiti, presigli usurai UH BIGLIETTO SUL CADAVERE CONSIGLIERE del Giudice presso il Tribunale di Torino». Franco Testa si presentava così al mondo. Aveva fatto stampare migliaia di biglietti da visita e affisso alla porta del suo ufficio di immobiliarista e affari vari, in via Monforte 9, una targa di ottone con la medesima incisione. I carabinieri della polizia giudiziaria l'altra mattina sono andati a perquisirgli casa e studio, gli hanno sequestrato biglietti da visita e targa. Gli hanno soprattutto consegnato un avviso di garanzia per concorso in usura e estorsione. Prima d'ora Testa aveva avuto a che fare con la giustizia per «cosettine», come l'emissione di assegni a vuoto e la sottrazione di beni pignorati. Sempre dalla parte dell'indagato. Con un'eccezione: alla fine degli Anni Settanta lo ritroviamo giudice popolare nel primo processone contro le Brigate rosse. Forse per questo si è poi sentito autorizzato a fregiarsi di quel «titolo» inesistente e buono solo come specchietto per le allodole. Qui finisce l'ironia. Prima di farla finita con la vita, Bruno As- sandri - ex contitolare di una delle più note gastronomie torinesi, il «Florida» di via Garibaldi - aveva accusato lui e altri di averlo ridotto alla disperazione. Ne scrisse nomi e cognomi su un foglietto che aveva riposto in tasca. «Sono di quelli che mi hanno portato via tutto». Eccoli quei nomi: con Testa condividono le stesse accuse della magistratura Raffaele Catalano, 45 anni; Lu¬ ciano Di Leonardo, 23; Aurelio Falletti, 40. L'ultimo ha precedenti per truffa, furto, ricettazione e favoreggiamento. A casa di Falletti, in via Piave 3, l'altra mattina i carabinieri si sono imbattuti in due noti pregiudicati suoi ospiti. Catalano è un grossista di formaggi, con magazzino in via Lessolo 28. Se costui riforniva Assandri, Di Leonardo ne era un ex dipendente. Storia bruttissima: i carabinieri trovarono il corpo di Bruno Assandri riverso su un sedile della sua Mitsubishi Space Wagon ferma di fronte al cancello del cimitero di Moriondo, dove poi il commerciante è stato sepolto. Si era tolto la vita con due bombolette di gas, la sera del 25 marzo. Fra i suoi biglietti d'addio, uno dei quali molto toccante per la figlia adolescente, anche la decisione di donare i propri organi. Un generoso che si era perso negli affari e nei debiti, travolto da usurai che non l'hanno più mollato: gli telefonavano per minacciarlo, gli hanno fatto trovare un cappio davanti alla porta del magazzino che aveva in via Cibrario 21 e di cui si sono fatti consegnare le chiavi, per svuotarlo di attrezzature e generi alimentari per almeno 300 milioni. L'avvocato della madre, Pietro Coticoni: «Quella gente gli ha sottratto quasi un miliardo». Nel corso delle perquisizioni dei giorni scorsi i carabinieri del colonnello Gianclito Ponzetti hanno scoperto assegni e cambiali firmati da Assandri e da altri. Le indagini sono partite da quei foglietti spiegazzati trovati nelle tasche del commerciante. Ma occorrevano riscontri perché il pm Cristina Bianconi potesse iscrivere i primi nomi nel registro degli indagati. I primi: perché c'è da aspettarsi che l'inchiesta non si fermi ai quattro. Per troppi mesi chi sapeva ha taciuto. E' ora di farla finita con l'omertà dell'usura. Alberto Gaino Bruno Assandri, la vittima

Luoghi citati: Florida, Torino