Blitz di «Mani pulite» altri 29 arresti a Milano
Blitz di «Mani pulite» altri 29 arresti a Milano Sono finiti in manette anche undici finanzieri Blitz di «Mani pulite» altri 29 arresti a Milano MELANO. Arresto, confessione, a casa. Il metodo «Mani pulite» è tornato ieri in auge, dopo l'ennesimo «blitz». Ventinove arresti, così suddivisi: quattordici imprenditori, tre commercialisti, undici ex sottufficiali della Guardia di Finanza più quell'Angelo Tanca, già capo della Dia di Milano, diventato un habitué dell'inchiesta. Le storie tutte uguali: tangenti per chiudere un occhio durante le verifiche fiscali. Pochi i nomi di spicco. I più noti sono l'imprenditore farmaceutico Giampaolo Zambeletti (già coinvolto nell'inchiesta sulle tangenti sanitarie) e Roberto Cusin, titolare della Gemeaz, una delle maggiori imprese nel campo delle mense. Cusin (che al pari di Zambeletti e di tutti gli altri imprenditori ha già ottenuto gli arresti domiciliari) è poi protagonista di una singolare vicenda. Quando lo hanno arrestato, ieri mattina, in tasca aveva il testo di una denuncia dove si dichiarava vittima di un'estorsione. Strana storia davvero, che comincia nel 1984, quando la Ge¬ meaz (e allora Cusin era noto anche in campo sportivo, sponsor della quadra di basket di Sesto San Giovanni) denunciò di aver ricevuto telefonate e lettere minatorie in cui si chiedeva il pagamento di un miliardo e 200 milioni per evitare uno scandalo: e cioè il fatto che la società pagava il 2 per cento, anziché il 18, di aliquote Iva. La denuncia venne presentata al procuratore capo, Francesco Saverio Borrelli, che incaricò nelle indagini uno dei sostituti, Lucio Bardi; dopo quattro anni tutto fu archiviato per «mancanza di riscontri». Cusin, nella denuncia di ieri, aveva raccontato la seconda puntata della storia: e cioè che, dopo una complessa verifica fiscale incentrata proprio sulle aliquote, si presentò da lui il colonnello della Finanza Vincenzo Tripodi (uno di quelli arrestati all'inizio dell'inchiesta) che chiese e ottenne un miliardo e 200 milioni per «ripianare la questione». Più banali le vicende di altri arrestati, come quella di Antonio Cinel, imprenditore trevigiano (Sai- com), che ha raccontato della richiesta di «un regalo» da parte di finanzieri: «Pensavo volessero qualche bottiglia di vino, invece mi han chiesto cento milioni; ne ho pagati sessanta». 0 come quella di Aldo Milanese, noto commercialista torinese, membro del collegio sindacale del Torino calcio: avrebbe pagato una tangente per conto della Barclays Leasing. Gli altri imprenditori arrestati sono: Giuseppe Cozzi (Rankos), Nicola De Falco (Martinelli), Oliviero Cicada (Cosmopoli), Luigi Bertet (Galileo), Alfredo Cerretti e Franco Ugge (Acec), Alberto Nizzola (Tecnologie industriali), Gialunca Giavenni, Vittorio Montanari (Iemsa), Giuseppe Aghayanoff (Frida), Giuseppe Colantuono Balzano. Per loro, ieri, rapidi interrogatori in procura. Per i finanzieri (tutti in congedo da tempo), invece il carcere di Peschiera del Garda. Dove è ritornato anche Angelo Tanca: in quest'ultima puntata gli sono contestati ben 23 episodi di corruzione; indubitabilmente un record. [r. m.) Zambeletti confessa e i giudici lo rimandano a casa A lato, il procuratore Francesco Saverio Borrelli e a destra il pm Antonio Di Pietro
Luoghi citati: Milano, Peschiera Del Garda, Sesto San Giovanni
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