Zavoli lascia la guida del Mattino

Zavoli lascia la guida del Mattino Napoli, i giornalisti avevano promosso un referendum sulla sua direzione Zavoli lascia la guida del Mattino Polemico addio: «Costretto alle dimissioni» IN REDAZIONE Em NAPOLI ™ un divorzio consumato in fretta, ma è anche un addio che si lascia dietro malumori e recriminazioni. Sergio Zavoli abbandona «Il Mattino» e Napoli a soli 13 mesi dal suo insediamento in via Chiatamone. L'annuncio è arrivato ieri, affidato ad uno stringato comunicato al comitato di redazione. Poche ore prima, l'assemblea dei giornalisti aveva approvato una mozione con la quale si dava il via al voto per il rinnovo della fiducia al direttore: una sorta di referendum dagli esiti niente affatto scontati. E lui non ha aspettato che si aprissero le urne: con una mossa a sorpresa, ha spiazzato tutti, amici e nemici, fedelissimi e nostalgici dell'epoca in cui la città si specchiava nel giornale firmato da Pasquale Nonno. «Ritengo di essere stato messo nella condizione morale, professionale e politica per dover rassegnare le dimissioni da direttore del Mattino». Così Zavoli ha informato il cdr della sua scelta di andare via, mentre già erano in corso le votazioni. E l'Edime, la società editrice, ha subito precisato di avergli garantito sempre «autonomia politica, organizzativa e decisionale». Un confronto a distanza, poi il direttore si è congedato con una lettera al caporedattore centrale Riccardo Cassero e un'amara considerazione sulla «natura dell'operazione così come è stata concepita e portata a termine». Quando il 1° agosto di un anno fa era stato chiamato dall'Edime di Stefano Romanazzi e Giuseppe Gorjux con l'assenso della Fondazione Banco di Napoli proprietaria della testata, la redazione lo aveva accolto come un salvatore. Ma ora? Ora a bocciare la sua gestione c'è la decisione dell'assemblea che ha visto mercoledì riuniti una sessantina dei 160 giornalisti, una mozione passata con 32 sì, 19 no e una decina di astensioni. In quelle righe, lette dall'inviato Mimmo Porpiglia, un duro atto d'accusa: a Zavoli viene attribuito un calo di vendite che ad agosto ha toccato -9 per cento mentre incombe il rinnovo del contratto pubblicitario; uno sforamento «allarmante» del budget per le collaborazioni esterne, passato da 1 miliardo e 800 milioni a 3 miliardi «senza che nel frattempo il giornale abbia acquisito firme prestigiose»; la scarsa presenza del direttore «evidentemente troppo oberato da altri impegni». L'invito a votare arriva dopo uno spietato documento del Cdr, divide i giornalisti, accende i toni della discussione: c'è chi teme manovre, chi si defila, chi pregusta la rivincita. Ma alla fine la mozione passa. «Veleni» che s'intrecciano alla copiosa aneddotica che su Zavoli circola nei corridoi del palazzo di via Chiatamone. Dal contratto che gli garantiva 87 milioni al mese al soggiorno nella suite «Caruso» dell'Hotel Vesuvio (qella scelta da Clinton per il G7), dalla nota spese definita «faraonica» ai ritardi cronici nella chiusura del gior- naie provocati anche dalla necessità di spedire via fax i titoli al direttore impegnato altrove. Ma l'abbandono di Zavoli è frutto soltanto dell'attacco sferrato da una pattuglia di scontenti? Che a «Il Mattino» dovesse cambiare aria lo aveva chiesto con forza meno di un mese fa il sottosegretario al Tesoro, l'on. Antonio Rastrelli di Alleanza nazionale, rivendicando la tradizione di un giornale «filogovernativo». Pochi giorni or sono, Berlusconi e Tatarella, a Bari per la Feria del Levante, incontrano Romanazzi e Gorjux per «un colloquio tra vecchi amici». Poi il confronto tra azienda e Cdr sul calo delle vendite, una riunione tra il comitato di redazione e lo stesso Zavoli che propone un rilancio della cronaca e annuncia un nuovo organigramma. Fino all'assemblea che, con una mozione a sorpresa, ha costretto il direttore alle dimissioni. Mariella Cirillo Calo delle vendite e troppe spese fra le accuse Sergio Zavoli, ha guidato il Mattino di Napoli per tredici mesi

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