«Ho gridato quei nomi per tutta la notte»

«Ho gridato quei nomi per tutta la notte» «Ho gridato quei nomi per tutta la notte» «Quando ho capito che erano morte, volevo uccidermi» IL DRAMMA AAOSTA NDATE al diavolo, andate tutti al diavolo». E' col mondo che ce l'ha, il dottor Antonio Colotto, psichiatra. Col mondo, ma soprattutto con se stesso. Sua è stata l'idea di quella maledetta passeggiata fra i boschi in cerca di funghi, in una giornata che sembrava promettere solo guai, malgrado una schiarita a mezzodì. Quando lassù, su quel colle che pensava di conoscere a palmo a palmo, le nubi hanno inghiottito sua figlia Aline e l'amichetta Laura, ha pensato di morire perché si è accorto di non poter far niente, di non saper neppure dove fosse. Tutta la notte ad arrancare sul fianco aspro del monte, cadendo quasi a ogni passo, con la pioggia che sferza il volto e il freddo che paralizza. Forse il dottor Colotto neppure si accorge del nuovo giorno. Poco alla volta, cambiando chissà quante volte direzione, è sceso a valle, per miracolo ha evitato lo strapiombo dal quale son precipitate le bimbe senza che lui neppure le vedesse. Fra le dieci case di Chessin cerca qualcuno, e ripete: «Avete visto due bimbe? Qualcuno ha visto Aline? E' alta così, è bionda». Poi lo chiamano da una finestra, la signora Magda Rissone ha vinto la paura per quell'uomo stracciato e barcollante. «Sono cadute le bambine. Qualcuno ha visto le bambine? Aline è bionda, è alta così, Laura ha i capelli più scuri», ripete ossessivamente quell'uomo malconcio. Magda Rissone lo rifocilla come può: «Mi dia dell'acqua fresca, la prego». «Ma che cosa è successo?». Non è facile rispondere razionalmente, anzi, fin troppo difficile. Il dottore ripete: «Son cadute le bimbe, e non le vedo più... Ho gridato tutta la notte... Non le vedrò più, lo sento». Poi aggiunge: «Scendevamo il canalone, non si vedeva quasi nulla. A un certo punto, vicino a una piccola cascata, Laura è scivolata. Non l'ho più vista. Allora ho pensato, dato che da lì non si poteva scendere, di fare il giro lungo e passare da sotto. E' stato a quel punto che Aline mi dice: "Vado a chiamare aiuto". Avevamo visto delle luci, in basso. Io intanto son sceso per fare il giro. Ma non son riuscito a trovare Laura. Così son ritornato su, son tornato indietro e allora non ho più ritrovato neppure mia figlia». E' da pochi minuti nella casa di Chessin quando arrivano la moglie, Mariangela Miroli, e i genitori di Laura, i vicini di casa, amici da tanto tempo. Non riesce a guardarli, non riesce che a ripetere: «E' scivolata, è scivolata...». La moglie lo abbraccia, ma lui prosegue, come se non si fosse accorto degli altri: «Non dovevo andare, non dovevo andare». La moglie Mariangela gli e accanto, quando le chie¬ deranno qualcosa risponderà, forte: «Scrivete solo che non abbiamo niente da dire». E' lì, in piedi, e sorregge il marito. Gli dice: «Siamo rimasti noi soli, è vero, ma dobbiamo bastarci l'uno all'altro, e ci aiuteremo». «E' una donna che non vuole le condoglianze, come se la pietà degli altri le facesse male», osserva Magda Rissone. E il dottore, come fosse solo, col suo dolore, continua a ripetere: «Non dovevo andare...». [v. tess.] Sopra. Antonio Colotto, il medico che aveva portato la figlia e un'altra ragazzina a cercare funghi. A sinistra i carabinieri che hanno partecipato al recupero dei corpi

Persone citate: Antonio Colotto, Colotto, Magda Rissone, Mariangela Miroli