LA DIETA DI ILDEGARDA PER DIVENTARE SANTI

LA DIETA DI ILDEGARDA PER DIVENTARE SANTI LA DIETA DI ILDEGARDA PER DIVENTARE SANTI La monaca medievale raccoglie ricette per la sanità del corpo e dell'anima: dall'oro per curare i reumatismi al diamante per placare gli sbocchi di collera a lei simile fu in Italia santa Caterina da Siena. Ciò permise alla dotta Ildegarda, visionaria dotata di spirito profetico, autrice di opere come il Liber vitae meritorum e il Liber divinorum operum, poesie religiose e vite di santi, lettere a papi e imperatori come Federico Barbarossa, di scrivere anche trattati di scienze naturali e medicina, secondo la concezione medievale che non conosceva confini tra le scienze. Negli ultimi anni della sua lunga vita (morì a 81 anni) lasciò il convento per dedicarsi alla predicazione, viaggiando per diverse regioni della Germania, ed esortando l'uditorio di mercati, fiere e conventi alla riforma dei costumi di laici ed ecclesiastici e ad un maggior rispetto dei dettami della Chiesa. Tra i suoi scritti più interessanti sono proprio quelli di botanica e di medicina, le ricette per la cura e la bellezza del corpo. Alla base di questa sua scienza sta la convinzione profonda che la salute del corpo è inscindibile dalla sanità dello spirito, rivelandosi in questo fedele discepola, sia pure indirettamente, della scuola medica salernitana. Ma il suo interesse è rivolto soprattutto al rapporto tra alimentazione e salute, la qual cosa fa di lei una vera dietologa ante litteram: si veda per esempio il valore terapeutico attribuito a certa frutta, come mele e pere, giudicata altamente salubre in confronto ad altra giudicata insignificante, come le ciliegie, o addirittura dannosa, come pesche e fragole. Delle fragole Ildegarda dice che crescono troppo vicino alla terra, spesso tra foglie marce e quindi in terreni fetidi: e qui ci par di cogliere un giudizio morale nascosto e forse inconsapevole. Lo stesso pregiudizio si nasconde forse nel considerare dannosa sempre, e quindi da evitare in ogni circostanza, la carne di maiale. Eppure Ildegarda doveva sapere che per gran parte della popolazione era l'unica carne accessibile, e non troppo spesso. Traspare in questi giudizi l'anima medievale della santa badessa di Bingen, che consiglia l'uso del diamante grezzo contro la collera, la gotta e i colpi apoplettici: il diamante va messo in un recipiente di vetro riempito di acqua o vino, e il liquido va bevuto dopo 24 ore, avendo cura che il diamante sia presente nel contenitore. Esso può poi venire riutilizzato. L'oro invece va ingerito, nella misura indicata nella ricetta e ridotto in polvere, per la cura Le cure miracolose di Suor Ildegarda a cura di P.G. Vecchiolino Piemme. pp. 304, L. 38.000 di reumatismi, artriti e di tutte le malattie dello stomaco. Si intravede la fiducia nella virtù delle pietre e dei minerali propugnata dai lapidari medievali, e la convinzione che la nobiltà della materia, oro e diamante, contribuisca alla salute dell'essere più nobile della terra, l'uomo, a cui si addicono anche le carni nobili, come cervo e pavone, i frutti non contaminati dalla terra. Non dimentichiamo che Ildegarda nasce dall'aristocrazia feudale germanica e ad essa è rivolta quasi interamente la sua opera. Ma c'è in lei anche la vasta scienza delle erbe, antichissima e mai del tutto dimenticata soprattutto nella sfera contadina e popolare, e riportata oggi ad alto livello culturale: in questo Ildegarda si rivela l'erede diretta della cultura popolare femminile, già accreditata presso la scuola di Salerno e sopravvissuta sempre nei ceti più poveri come sapienza ambigua tra scienza e magia. Di qui infatti il titolo del libro Le cure miracolose di Suor Ildegarda.

Persone citate: Bingen, Federico Barbarossa

Luoghi citati: Germania, Italia, Salerno, Siena