UN DECALOGO PER FREUD

UN DECALOGO PER FREUD UN DECALOGO PER FREUD Robert Holt studia da cinquantanni il padre della psicoanalisi Come prenderlo sul serio e quando perdonarlo per i suoi errori Freud: lo [jsicoanalista Holt ne traccia un bilancio ili un saggio Bollali Boringfrieri dalla capacità di persuasione di Freud. Era un formidabile oratore ed uno straordinario scrittore. 9) Non prendere per vera ogni frase di Freud. Non è detto che perché lui era un genio e tu sei una persona qualunque, abbia sempre ragione lui, e tu sei quello che non capisce. Può darsi che lui abbia davvero trascurato di spiegare bene il suo pensiero. 10) Non rinunciare a Freud rischiando di sottovalutarlo. Tutti gli psicologi possono imparare moltissimo da lui, se lo leggeranno con attenzione, senza prenderlo sempre sul serio. Questo è il Decalogo che Robert R. Holt suggerisce ai lettori di Freud, in un testo pubblicato dalla Bollati Boringhieri, Ripensare Freud, che raccoglie tutte le sue riflessioni e gli scritti psicoanalitici, relativi al periodo in cui è stato professore alla New York University, dal 1953 al 1989. Ma l'intera vita di Holt come ricercatore scientifico è ruotata attorno a Freud e le sue riflessioni, per quanto non accessibili a tutti per la vastità e la profondità dei suoi studi, sono certamente da raccomandare a psicoanalisti e psicologi, e so¬ suoi tentativi di ricondurre il pensiero di Freud ad una teoria dotata di una sua coerenza interna, passibile di verifiche. Le molte delusioni che hanno accompagnato il suo lavoro non hanno diminuito il suo impegno. Anzi, è egli stesso che denuncia l'utopia delle sue ricerche, ma insieme il desiderio di continuare a farle. In realtà il pregio maggiore dell'opera di Holt è proprio nel suo continuo scavare. Per il resto si può denunciare una certa ingenuità: come quando, alla fine di un lungo esame sull'uso di certi termini da parte di Freud, e sulla etimologia tedesca, si arrende all'evidenza di aver cercato spiegazioni complicate dietro parole che un tedesco avrebbe immediatamente ridimensionato. Del resto l'aveva già detto Bettelheim: i lettori tedeschi non hanno l'impressione che le teorie di Freud siano formulate in un linguaggio tecnico o specialìstico, come hanno fatto pensare invece le traduzioni in inglese. Ma queste convinzioni partono da un errore lontano: perlomeno da quando il discepolo inglese di Freud, Jones, si era assunto il compito di rendere la versione delle opere di Freud in inglese, «notevolmente più affidabile» di quella che il Maestro aveva scritto nella sua lingua madre! Che altro manca ad Holt? Forse la cultura europea e tedesca in particolare, respirata fin dalla culla. Dopo tutto Freud era sì un neurologo e un positivista, ma anche uno studioso di filosofia, amante di Goethe. prattutto agli studenti dei corsi di laurea in psicologia. Naturalmente non deve trarre in inganno la giocosità del suo Decalogo. Sotto quell'esposizione ludica, tipica degli studiosi americani, si nascondono rigorose ricerche. In realtà Holt ha fatto di Freud il suo eroe culturale, ma la parte più interessante è l'approccio metodologico che Holt ha applicato alla psicoanalisi, cercando di tradurne le concezioni secondo un modello ipotetico-deduttivo, con verifiche sperimentali e psicometriche (la prima specializzazione di questo studioso). Holt è infatti il continuatore di David Rapaport, che intendeva eliminare gli errori e le contraddizioni delle concezioni freudiane, ricavandone un modello disponibile alla verifica empirica. La ricerca di Holt era partita da quell'oscuro oggetto da desiderio che è stata, in buona parte della teoria psicoanalitica, la metapsicologia. Freud si interrogava dubbioso sin dal 1898, sui significati ultimi di questo termine, chiedendo anche il parere del suo amico Fliess: «... ti domando seriamente se posso usare il termine "metapsicologia" per la mia psicologia che porta al di là della coscienza». E non aveva sciolto i suoi dubbi neppure trent'anni più tardi. Anzi, nella sua Autobiografia considerava quello della metapsicologia un «progetto incompiuto», ed affermava di aver fatto bene a rinunciarvi. Holt ha dedicato tutta la sua vita di ricercatore ad applicare metodologie scientifiche alle varie concezioni di Freud, dal concetto di realtà, allo sviluppo del processo primario e secondario, agli assunti biologici di Freud e al loro influsso sulle sue teorie. Degno di nota è anche l'entusiasmo che Holt ha riposto nei