Hirschmann l'autosovversivo di Mirella Serri

i «dialoghi biografici» d'un ottuagenario che ha fatto tutte le guerre antifasciste i «dialoghi biografici» d'un ottuagenario che ha fatto tutte le guerre antifasciste Hirschmann, l'autosowersivo L'economista con le bombe in tasca I-TI ECONOMISTA con le / bombe in tasca. Tutto nasce in tempi lontani da una camicia azzurra le un fazzoletto rosso. Er intenso il colore della divisa della Gioventù socialista per il s .licerne Albert Hirschmann, quasi quanto le sue speranze di un'avventurosa giovinezza all'insegna delle bandiere rosse e dei canti rivoluzionari. Però con la divisa socialista per l'adolescente berlinese maturavano anche i primi guai. E c'era la riprovazione del padre chirurgo e dalla madre studiosa di arte, di origini ebraiche ma non praticanti, contrari alla sua militanza. Il giovane cospiratore La sua esistenza si configurava in maniera diversa da quella dei coetanei: gli incontri con bibite e pasticcini e le serate mondane erano sostituiti da lunghe marce in campagna, sveglie all'alba, colazioni al sacco. I primi amori, piuttosto che con le signorine di buona famiglia, erano con le compagne operaie. In alcuni casi la camicia si macchiava di terra e si colorava di qualche spruzzata di sangue a seguito delle baruffe con i giovani nazisti. Un'era destinata ad esaurirsi rapidamente: dopo il primo anno di università Hirschmann sarà costretto a rifugiarsi a Parigi. Per un breve periodo a Berlino il giovane cospiratore, la sorella Ursula e i loro amici socialisti erano stati ospitati in una piccola stanza di albergo dove alloggiava il filosofo Eugenio Colorni, futuro marito di Ursula, ucciso dai fascisti nel 1944. In fuga da Berlino l'economista Hirschmann è prima volontario nella guerra di Spagna e poi scappa negli Stati Uniti, dove si arruola e ritorna in Europa al seguito dell'esercito americano. Rientra in America e inizia la sua splendida carriera che lo porta ad essere tra gli ideatori del piano Marshall, in prima linea nei progetti di riforma economica in Cile e Colombia. Il suo ideale professionale e scientifico si modella negli anni e non è estraneo al suo attivismo e alla sua militanza. Oggi è proprio lui, quasi ottuagenario, che nel lungo dialogo autobiografico con Carmine Donzelli, Marta Petrusewicz e Claudia Rusconi Passaggi di frontiera. Conversazione con un autosovversivo (uscirà a giorni da Donzelli Editore), ama definirsi un «autosovversivo», un dinamitardo delle idee che le bombe le fa scoppiare a casa propria rimettendo continuamente in discussione le proprie teorie. L'autosovversione non trascura di applicarla neppure adesso, mentre continua a lavorare, nonostante l'età, nelle sobrie ma confortevoli stanze dell'Institute for Advanced Studies di Princeton. Ma quanti cambiamenti e quante traversate di confine e di frontiera, a partire dal soggiorno parigino negli Anni Trenta, quando lo studioso svolse incarichi di fondamentale importanza nella cospirazione antifascista con i suoi viaggi in Italia e in Inghilterra. Amico e collaboratore di figure centrali dell'antifascismo italiano, come Emilio Sereni e Angelo Tasca, in Inghilterra in¬ contra Piero Sraffa dopolaver avuto una borsa di studio alla London School of Economics. Quando scoppia la guerra civile è in Spagna pronto per andare al fronte. L'addestramento militare è pesante ma anche il condizionamento ideologico si fa sentire: Hirschmann, che si considera socialista, non può accettare il controllo dei comunisti. Tra i tanti misfatti a cui assiste c'è l'uccisione per mano di emissari di un suo caro amico, figlio di un avversario del comunismo staliniano. Sempre a Parigi - oltre ad intellettuali francesi come Raymond Aron e Robert Marjolin - è in contatto con Nicola Chiaromonte e Mario Levi (il fratello di Natalia Ginzburg). Della capitale francese l'economista non apprezza l'aria di intrigo che vi si respira, e l'obbligo tra i rifugiati politici di schierarsi prò o contro i comunisti con la longa manus dello stalinismo che cerca di controllare i fuorusci- Per sette mesi Hirschmann è poi nell'esercito francese dove è arruolato con una falsa carta d'identità. Ma quando, dopo lo scoppio della guerra, l'avanzata tedesca si fa pressante lo studioso è a Marsiglia e lavora a fianco di Varian Fry con il compito di far uscire dalla Francia i rifugiati antinazisti e antifascisti. Con la divisa americana Tra i fuggiaschi che passano di lì per tentare di imbarcarsi per l'America ci sono Hannah Arendt e suo marito e Heinrich Mann. Ma ben presto la polizia è alle calcagna di Hirschmann e la concessione di una borsa di studio della Fondazione Rockefeller è decisiva ai fini del¬ l'ottenimento del visto per l'America. Due anni dopo l'arrivo, nel gennaio 1941, a Berkeley si prospetta una nuova avventura. Hirschmann, che nel frattempo si è sposato, indossa la divisa americana per non finire, in quanto tedesco, in campo di concentramento o comunque per non essere privato della libertà. Dapprima è in Nord Africa e poi in Italia, nell'Office of Strategie Service (Oss), incaricato di mantenere i contatti con i partigiani. La foto ricordo di quegli anni dopo la Liberazione sembra quasi di repertorio: il sergente Hirschmann a bordo di una jeep militare distribuisce stecche di sigarette e pacchetti di Carnei a scugnizzi e ragazze sorridenti. Anche se in Italia c'è l'amata sorella Ursula, l'economista decide di varcare ancora una volta la frontiera: l'America lo aspetta, con i progetti per la ri¬ costruzione dell'Europa. E subito dopo la sua avventura di studioso e di consigliere economico prosegue in America Latina. L'attivismo anche nel dopoguerra continuerà a essere una componente dell'opera e della vita dello scienziato. Tutti i suoi progetti, a partire dagli Anni Cinquanta, hanno come caratteristica di essere non solo pensati sulla carta ma anche seguiti dall'esecuzione e dall'azione. Attacco a Kennedy Senza farsi intimorire da una situazione troppo complessa: così, considerando ottimistica e semplicistica la politica di John Fitzgerald Kennedy in America Latina, Hirschmann scrive un pesante attacco. E ne ottiene un invito a collaborare che però rifiuta. Avverso ai princìpi generali e alle astrazioni, il «sovversivo» compie passaggi di frontiera anche all'interno di vari campi del sapere, senza rispettare confini disciplinari né regole precostituite. Il nemico principale del «dinamitardo» - confessa Hirschmann ai suoi intervistatori - è «l'ortodossia» su cui piovono le bombe del «genio guastatori». Proprio per intaccare la volontà di «ripetere - afferma sempre la stessa ricetta, la stessa terapia per risolvere diversi tipi di malattia, non ammettere la complessità, volerla ridurre a tutti i costi mentre le cose reali sono sempre un po' più complicate». Mirella Serri Così un socialista in fuga dalla Berlino nazista inventò il Piano Marshall mcpèdstsac John Fitzgerald Kennedy. A sinistra, Albert Hirschmann