«Quel capolavoro? Solo un falso»

Londra, studioso attacca la National Gallery che intorno al dipinto ha allestito una grande mostra Londra, studioso attacca la National Gallery che intorno al dipinto ha allestito una grande mostra «Quel capolavoro? Solo ua falso» Soft'accusa dipinto attribuito a Michelangelo LONDRA NOSTRO SERVIZIO E' una Sepoltura dalla storia levantina, a cui è capitato di passare dalla bancarella di un ambulante romano ai riflettori della National Gallery londinese. Stando a quel che sappiamo, il pannello ad olio, ha preso un bel po' di pesci in faccia attorno al 1845, quando serviva ad esporre tinche e rane lungo una stradicciola di borgata. Oggi i pesci in faccia rischia di prenderli il museo britannico, che attribuisce l'opera al giovane Michelangelo e ci imbastisce su una grande mostra che aprirà al pubblico tra un mese. Uno studioso accusa i curatori di aver preso un granchio colossale. «Quel dipinto non è sicuramente dell'autore della Sistina sentenzia Michael Daley, direttore inglese di Art Watch International e artista -. La sua attribuzione è molto controversa, e non da ieri. Io mi trovo d'accordo con il famoso critico e collezionista Robinson, che alla fine del secolo scorso lo dichiarava opera di Baccio Bandinelli, il maligno rivale e imitatore di Buonarroti. Mi fa arrabbiare che la National Gallery si incaponisca a volerlo presentare per forza come un Michelangelo, anziché dire, in tutta onestà: non sappiamo di chi sia». Asserragliati nel quartier generale di Trafalgar Square, i dirigenti del museo dissimulano l'imbarazzo, ma non c'è dubbio che questa grana stia tramutando la vigilia dell'apertura di «Making and meaning: the young Michelangelo» in un'aspra guerra di posizione. Nicholas Penny, curatore dell'arte rinascimentale, nega lo scandalo: «Dormo sonni tranquilli. Per noi quel dipinto è inequivocabilmente del Buonarroti». Tuttavia la galleria non conferma né smentisce un particolare misterioso: la presunta esistenza dei sigilli dello Stato Pontificio sul retro della Sepoltura, che sarebbero stati apposti per impedire che venisse trafugata dopo che il famoso pittore Cornelius la attribuì a Michelangelo. Fu Robert MacPherson, l'artista inglese che poi vendette il dipinto alla National Gallery, ad esportare furtivamente il dipinto da Roma. Narrano le memorie di un suo collabotarore che l'uomo comperò in blocco il chiosco del pescivendolo che usava il pannello come tavolaccio, «unse» i doganieri e lo caricò su un piroscafo per l'Inghilterra. Oggi il museo comincia a sostenere che in realtà MacPherson comperò La Sepoltura da un mercante d'arte. «Ma finora ha sempre avvalorato la storia della bancarella», protesta Daley. Di certo i sigilli, se ci fossero davvero, diventerebbero motivo di grave imbarazzo con il Vaticano. Le due note d'inventario della collezione Farnese, da cui il dipinto proviene, recitano: «di Michelangelo» e «si dice per mano di Michelangelo». Dopodiché, il pannello è tutto un dilemma: «Nessuno ha mai documentato, tantomeno Vasari, che un pannello di quelle dimensioni, 1,6 metri per 1,5, sia mai stato commissionato a Michelangelo - in- calza Daley -. La National Gallery ha retrocesso la sua datazione al 1500, per farla combaciare con la registrazione di un pagamento effettuatogli dai frati di Sant'Agostino a Roma. Ma Michelangelo non fornì nessun dipinto e restituì tutto il denaro, in parte direttamente a un certo Maestro Andrea che invece consegnò l'opera». La datazione è cruciale a stabilire se La Sepoltura sia veramente di Michelangelo: «Una volta la National Gallery stessa ammetteva che non poteva essere stata dipinta prima del 1506 dice Daley -. La moda dei vestiti messi addosso alle figure fu introdotta soltanto dopo, alla corte di Isabella d'Este e nelle bende del Cristo e nella giustapposizione dei piedi della figura di sinistra con quelli di Gesù si nota l'influsso del Laocoonte, che era stato scoperto a Roma proprio in quell'anno. Ho riscontrato prestiti molto più tardi, dopo il 1523, nelle maniche e nei seni, dallo Sposalizio della Vergine di Rosso Fiorentino e da Andrea Del Sarto. Non esiste nessun documento che provi che Michelangelo abbia iniziato alcun dipinto in questi anni. Inoltre non gli importava nulla di raffigurare rocce e il piano delle figure. Considerava la pittura a olio "roba da donne". A mio parere, questa è mano del Bandinelli, che nel 1525 mise mano a un grande pannello col Cristo morto per la chiesa di Cestello. Quest'opera è un meticcio artistico». Maria Chiara Bonazzi «E' opera di un rivale del Buonarroti» Ed è giallo sui sigilli del Vaticano che sarebbero apposti sul retro della tela A sinistra il quadro contestato. A destra, un dipinto esposto alla mostra di Londra dedicata a Michelangelo (in basso)

Luoghi citati: Inghilterra, Londra, Roma