PER FORTUNA POSSO FARE IL RIBELLE di Indro Montanelli
Sos immigrati, pattuglie navali antisbarco MONTANELLI E IL PDS PER FORTUNA POSSO FARE IL RIBELLE r C ARO direttore, le polemiche divampate per la mia presenza alla festa dell'Unità, e per le cose che in quella sede ho detto, rendono utile, se non necessaria, qualche mia ulteriore precisazione: anche se potrei forse limitarmi a suggerire, a chi mi critica, la lettura dell'articolo di Sergio Romano che tu hai pubblicato. Non so fino a qual punto Romano abbia approvato la mia decisione di andare a Modena: ma so anche che ha penetrato con grande finezza - e con grande amicizia le ragioni da cui sono stato spinto a farlo. Solo gli sciocchi, o i faziosi, possono supporre che io mi sia d'improvviso convertito al pds, buttando alle ortiche la tonaca liberaldemocratica. Davanti alla folla di Modena ho ribadito le mie convinzioni d'un tempo, che sono anche le mie convinzioni d'oggi. Queste mie professioni di fede sono state accolte da applausi scroscianti, e chi vuol accreditare la leggenda d'un Montanelli traditore del suo passato ne ha dedotto che io sono diventato pidiessino. Chissà perché mai non se ne doveva invece dedurre che i pidiessini sono almeno un po' diventati liberaldemocratici: il che non dovrebbe far dispiacere a nessuno, e a me non lo fa di certo. Sergio Romano ha osservato che io sono, per temperamento, un oppositore. Lo sarei, ha scritto, quand'anche «il buon Dio regalasse all'Italia un governo presieduto da Cavour, con Quintino Sella alle Finanze, Luigi Einaudi al Tesoro, Giovanni Giolitti agli Interni, Carlo Sforza agli Esteri e Alcide De Gasperi al ministero dei Indro Montanelli CONTINUA A PAGINA 6 SESTA COLONNA r
Persone citate: Alcide De Gasperi, Carlo Sforza, Cavour, Giovanni Giolitti, Luigi Einaudi, Montanelli, Quintino Sella, Sergio Romano
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