Allarme rosso per l'alga killer

Imperia, i biologi: contagiati i fondali dalla Catalogna alla Riviera di Ponente Imperia, i biologi: contagiati i fondali dalla Catalogna alla Riviera di Ponente Allarme rosso per Palga killer «Invasi 24 milioni di metri quadrati di mare» IMPERIA DAL NOSTRO INVIATO Ventiquattro milioni di metri quadrati contaminati, una velocità di propagazione di migliaia di ettari l'anno, una tossicità accertata per alcuni tipi di pesce, nessuna efficace arma non solo per sconfiggerla ma semplicemente per arginarla. Dati preoccupanti, esperti allarmati al convegno internazionale, organizzato dalla società Castalia (Gruppo Iri), svoltosi ieri a Imperia. C'erano i più insigni studiosi italiani, francesi e spagnoli, sulla Caulerpa Taxifolia, soprannominata alga killer, il vegetale di origine tropicale finito chissà come nel Mediterraneo 10 anni fa (c'è chi sospetta per un errore del Museo Oceanografico di Monaco) e oggi esteso dalla Spagna alla Sicilia. Le relazioni dei biologi delle tre Nazioni non lasciano margini a dubbi: la Caulerpa sta avanzando in modo impressionante, indifferentemente nei bassi e caldi fondali oppure nei freddi abissi: esemplari dell'alga sono stati trovati dai sub persino a 80 metri di profondità. Dalle cifre emerge una realtà drammatica: la Caulerpa ha ormai saldamente messo le radici a Cala Dor di Maiorca, Saint-Cyprien, a Hyères, Tolone, Le Lavandou nel Var, Villefranche, Mentone, in tutto l'Imperiese, a Livorno, nell'Isola d'Elba e Messina. E nulla lascia pensare che l'avanzata possa essere fermata. «Le capacità di sopravvivenza dell'alga - spiega il dottor Giu¬ seppe Tripaldi responsabile per l'Italia del programma Caulerpa - sono impressionanti. E' stato accertato che l'alga in piena oscurità e col novanta per cento di umidità relativa, è capace di resistere anche dieci giorni fuori dall'acqua. Adagiata nuovamente su un fondale, riprende a vivere e a moltiplicarsi». «E' proprio questo - aggiunge il professor Meinesz dell'Università di Nizza, il primo studioso al mondo a lanciare l'allarme per la Caulerpa nel 1984, caduto però nel vuoto - il veicolo principale di propagazione: le ancore degli yacht alle quali si attaccano le spore, quando sono ritirate vengono messe nei pozzetti che sono bui e umidissimi: un ambiente ideale per la conservazione dell'alga che, una volta in acqua, in zone magari lontanissime fra di loro, riprende inesorabilmente a moltiplicarsi». Sotto accusa, anche le reti dei pescatori. A nulla finora sono valsi i tentativi di bloccare l'alga che, in- vasiva come un tumore, non lascia spazio vitale alle altre piante, in maniera particolare alla Poseidonia essenziale per la riproduzione e il nutrimento di moltissime specie di pesci. Per fermarla c'è chi ha pensato a getti d'acqua bollente, chi a teloni neri da stendere sulle zone contaminate, chi addirittura all'elio liquido, la sostanza più fredda dell'universo. «Roba da fantascienza, assolutamente inapplicabile - dicono gli studiosi. Per ora, insomma, l'alga continuerà ad avanzare. Si attendono nuovi finanziamenti dalla Cee per approfondire gli studi. E' incerto, però, se arriveranno. Tenere sotto osservazione l'alga è, al momento, l'unico modo per trovare la soluzione al problema. Ma esiste davvero una soluzione? Giulio Geluardi

Persone citate: Cala Dor, Cyprien, Giulio Geluardi, Meinesz, Tripaldi