Leonka: «Non ci arrendiamo»

Leonko: «Non ci arrendiamo Gli autonomi: la polizia sparava, ecco le foto. Il questore: un film dimostra che ci hanno aggrediti Leonko: «Non ci arrendiamo » Gli agenti: tutto pronto per lo sgombero GUERRA DI IMMAGINI AMILANO RRIVANO, arrivano». E invece no, va a vuoto (per adesso) l'allarme lanciato via telefonino (ore 19) dai giovani del centro sociale Leoncavallo. Da giovedì sono asserragliati nell'ex stamperia di via Watteau, alle spalle hanno gli scontri di sabato e adesso sanno che è solo questione di tempo. «Un giorno in più o un giorno in meno per noi non cambia, tanto quello sgombero lo effettueremo», promette il questore di Milano, Marcello Carmineo. E allora c'è solo da aspettare, con i nervi che vanno alle stelle, con la polizia all'angolo, con il telefonino del Leoncavallo che chiama a raccolta. Come domenica, l'allarme scatta alle 19. A quell'ora c'è il cambio della guardia per poliziotti e carabinieri. Sono in centocinquanta con manganelli, caschi e lacrimogeni, in servizio 24 ore al giorno all'angolo della strada. Al cambio raddoppiano, quelli che vengono e quelli che vanno. In attesa della guerra guerreggiata - perché nessuno, né polizia né giovani, si fa illusione che non sia così - è battaglia di comunicati, fax, dichiarazioni, polemiche, inviti (alla calma), proclami (all'adunata). Ed è guerra di fotografie. Fabrizio Nava ha 28 anni, l'orecchino, la maglia rossa, la passione per la fotografia e un fegato grande così. E' suo lo scatto che mostra un poliziotto in borghese, durante il corteo di sabato, prendere la mira con una pistola, senza però sparare. «Quella foto è mossa perché quando ho visto la pistola in camera che puntava contro di me mi sono spaventato», dice lui. E aggiunge subito: «Mi sono anche incazzato perché non è venuta bene». Altri scatti, altre foto, altri frammenti di immagini di quel corteo degenerato in scontri, auto date alle fiamme, vetrine infrante, 5 miliardi di danni calcolati dal Comune. C'è l'immagine del poliziotto che (ri) lancia il sasso, ci sono le cariche, le manganellate. Le foto vengono riprese in diretta da tutte le tv. Il «Tg 5» delle 13 aggiunge di suo che nel corso degli scontri gli «autonomi» si sono impossessati di 10 pistole. Non è vero. Il questore smentisce, ma tutto fa brodo con l'aria che tira, «e noi da qui non ce ne andiamo», «voi siete solo un problema di ordine pubblico», e il tempo che passa aspettando l'inevitabile. Inevitabile? Il questore di Milano Marcello Carmineo mostra le sue foto, il filmino girato dall'elicottero con la cronaca attimo per attimo degli scontri di sabato. Dice che ci sono 1500 foto in cui si vede bene cosa fanno i manifestanti, volto celato, sasso o bastone in mano. Promette denunce, arresti, ma per ora il bilancio giudiziario è fermo su Giovanni Capuozzo, 23 anni, l'unico ad essere finito a San Vittore. Il suo avvocato, Mirko Mazzali, dice che il giovane è stato picchiato anche in questura. E da lì arriva la risposta: «Sarebbe stato stupido e sconsidera- to». Ancora il Questore Carmineo, filmino in azione, spiega che gli scontri sono iniziati per l'aggressione a freddo ad un esiguo reparto di polizia. Commenta: «Sono certo che non tutti i 10 mila partecipanti al corteo volessero creare disordini, ma sicuramente c'erano gruppi organizzati che li volevano». «Se non avessi avuto il casco mi avrebbero spaccato la testa in due», racconta il capo della squadra mobile D'Amato, colpito da uno dei tanti sassi lanciati dai manifestanti. Poi il questore non smentisce che uno dei suoi uomini abbia impugnato la pistola. Ma spiega che «l'ha fatto solo per difendere altri quattro agenti feriti a terra. Sot¬ toporremo al vaglio dell'autorità giudiziaria il suo comportamento, ma siamo certi che sarà d'accordo con la nostra valutazione». E dal questore arrivano pure le scuse ai due giornalisti (del «Corriere» e dell'«Unità») malmenati dai poliziotti, e un invito ai cronisti a vestirsi in modo meno «casual» durante le manifestazioni di piazza. Le ultime parole di Marcello Carmineo sono solo una certezza: «Non si devono creare martiri, ma noi quello sgombero lo effettueremo». Alla stamperia di via Watteau aspettano. Lo stabile, che è di proprietà di un immobiliare di Carlo Cabassi - la stessa impresa proprietaria dell'altra area occupata per 18 anni, quella di via Leoncavallo - è presidiato giorno e notte. Dentro ci sono gli occupanti, fuori la polizia. Immobili, pronti al via. Dal centro sociale fanno sapere che venerdì e sabato, al palazzetto di Sesto San Gio¬ vanni, ci saranno dei concerti. Dicono che verrà a cantare anche Gianna Nannini, ma nessuno giura che da oggi a sabato non succeda quello che tutti prevedono. Il segretario del pds Massimo D'Alema condanna la violenza, definisce «sconcertante» il comportamento del sindaco di Milano Formentini e spara a zero sul governo Berlusconi. Dice: «Questa maggioranza da troppe settimane annuncia i disordini, magari per mascherare le proprie difficoltà». Ribatte punto su punto il vicepresidente della Camera Ignazio La Russa, di Alleanza Nazionale. Per lui «da parte della sinistra c'è nostalgia verso l'autunno caldo del '69. Questi fatti avvengono mentre la sinistra ha deciso di aprire un confronto duro con il governo, parlando di scioperi generali». Commenti ieri sera anche dal palco del Maurizio Costanzo Show. Per il presidente della commisione Antimafia Tiziana Parenti «è stato un errore non trovare una soluzione prima, e permettere che il Leoncavallo si trasformasse nella scintilla che ha dato fuoco ad una esasperazione diffusa». «Questo è un problema di ordine democratico, non solo di ordine pubblico», replica il ministro della Giustizia Biondi. E il dibattito infiamma anche il Consiglio comunale di Milano. La Lega Nord bolla come «teppisti» i giovani del centro sociale, mentre il sindaco Marco Formentini ripete il suo ritornello: «Si sgombera, va fatto, non ci sono dubbi. E se vuole, il regista Gabriele Salvatores gli regali una parte della sua casa». Infine il cardinale: Martini, parlando ad Assisi, ha detto che «queste forme di violenza non possono essere giustificabili. Sono contro qualunque forma di violenza. Certamente, la violenza può avere delle ragioni ma non è giustificabile né si possono accettare simili episodi. Se lo si facesse si potrebbe giungere a conseguenze gravi come nel passato». Fabio Potetti Sopra: alcune immagini dei filmato sugli scontri di sabato scorso diffuso ieri della Questura milanese A sinistra: la foto di un poliziotto in borghese che prende di mira il fotografo Fabrizio Nava In basso: la famosa immagine di un autonomo con la pistola spianata a Milano nel '77

Luoghi citati: Assisi, Milano, Sesto