Washington, scatta la sindrome-Lincoln

Impopolarità, scandali e anatemi di telepredicatori fanno del Presidente un bersaglio Impopolarità, scandali e anatemi di telepredicatori fanno del Presidente un bersaglio Washington, scatta la sindrome-Lincoln Clinton si scopre nel mirino WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE L'impopolarità può uccidere. E' questo che preoccupa seriamente il Secret Service dopo lo schianto del Cessna 150 sul prato Sud della Casa Bianca. Il fatto che Frank Corder fosse probabilmente uno squilibrato, con alle spalle - a quanto pare - storie di droga, non consente di classificare l'incidente come un caso del tutto particolare e, quindi, innocuo. Gli squilibrati sono suggestionabili e, soprattutto, sono tanti. Cosa ha spinto Frank Corder a fare quella virata netta di 180° verso la Casa Bianca 14 secondi prima di andare a rovinare contro un muro esterno dell'edificio? La domanda ha pertinenza, sia che il pilota in quel momento avesse capito che stava per precipitare sia nel caso la sua sia stata una manovra suicida. Corder voleva fare del male a Clinton? Perché? In questo preciso momento, Clinton è probabilmente il presidente degli Stati Uniti più impopolare dalla fine della Seconda guerra mondiale. E' vero che ha di fronte a sé due anni per tentare di riprendersi, ma, se si votasse oggi, meno di un americano su tre sarebbe disposto a concedergli un secondo mandato. Ma non è solo questo. Richard Nixon era odiato, ma era anche considerato uno statista di livello. Gerald Ford veniva giudicato tonto ma complessivamente una brava persona. Per Clinton c'è, al di là del giudizio sui risultati politici della sua presidenza, un problema di mancanza di dignità. Le vignette lo ritraggono preferibilmente in mutande, oppure con un reggipetto rivelatore che gli salta fuori da una tasca. La maggioranza netta degli americani pensa che Clinton sia un bugiardo. E poi c'è tutto il fitto lavoro che, attraverso radio e televisioni, i nemici di Clinton portano avanti per denigrarlo. I vari Rush Limbaugh e Gerry Falwell, i predicatori ultraconservatori della Virginia, spiegano tutti i giorni agli americani che Clinton è probabilmente stato coinvolto nel traffico della droga, che ha addirittura fatto commettere degli omicidi. Insomma, una specie di diavolo, un diavolo sporcaccione e bugiardo. Può questo tipo di campagne aver acceso la volatile mente di uno squilibrato come Corder? Quanti altri potrebbero seguirlo? Sì, è vero, Clinton non dormiva alla Casa Bianca, ma alla Blair House. Corder lo sapeva? D'altra parte i giornali avevano informato che il Presidente sarebbe rientrato nei suoi quartieri proprio domenica sera. Clinton, attraverso la sua portavoce, ha fatto sapere di «avere piena fiducia nel modo in cui il Secret Service svolge il suo compito», ma la storia americana è purtroppo piena di fiducie «tradite» in questo campo. Solo nel periodo seguito alla Seconda guerra mondiale si ricordano troppi casi. C'è stato l'assassinio dei due fratelli Kennedy. Il 30 marzo del 1981 Ronald Reagan ricevette una pallottola nel petto da John Hickley. In altri casi andò meglio, ma fu gran parte merito della fortuna. Il 1° novembre del '50, due nazionalisti portoricani fecero irruzione alla Blair House per uccidere Harry Truman. Ci fu una spa- ratoria in cui morirono un attentatore e un agente. Gerald Ford subì due attentati: nel primo caso un agente si impadronì della pistola di Lynette Alice Fromme prima che il grilletto fosse premuto (si scoprì poi che l'arma era scarica). Ma nel secondo caso, il proiettile esploso da Sara Jane Moore a San Francisco mancò il Presidente di un metro e mezzo. Oltre che molto impopolare, Clinton, amando mischiarsi alla gente, è anche difficile da proteggere. Lo strano incidente di domenica notte, qualunque ne sia il senso, ha sollevato il sipario su uno scenario di terrore. Paolo Passarmi H Attentati contro quasi tutti gli inquilini della Casa Bianca H Dopo il '45 oltre a Jfk è toccato a Truman, Ford e Reagan Qui a fianco il prato della Casa Bianca nella notte della paura e a sinistra il volo del Cessna del ragazzo tedesco Mathias Rust sulla Piazza Rossa di Mosca

Luoghi citati: Mosca, San Francisco, Stati Uniti, Virginia, Washington