Il Piccolo principe nei cieli di Torino

A 50 anni dalla scomparsa esce in Italia l'opera completa del grande pilota-scrittore Prima del volo fatale Saint-Exupéiy rischiò la morte sulla Mole Il Piccolo principe nei cieli di Torino A LIA radio è atteso un discorso del maresciallo Graziarli. Il nuovo segretario dei Fasci all'estero si chiama Mario Niccolini, dottore in scienze economiche e commerciali, aiutante maggiore del reggimento Bir el Gobi. Sostituisce Carlo Giglio. Le VI tedesche continuano a cadere su Londra e sulle fabbriche inglesi. Gleen Martin, costruttore aeronautico americano, teme che nel '45 le «meteore alla dinamite» tedesche raggiungano un raggio d'azione di 5 mila miglia e possano colpire le coste americane. E'l'alba del 29 luglio 1944. Sul fronte occidentale la grande offensiva anglo-americana cerca di aprire varchi a Caen e Saint-Lò e a Ovest di Caumont. I soldaticanadesi sfondano a Verriers. Voci di corridoio danno in disgrazia il generale Montgomery che ha di fronte 2500 carri armati e 25-30 divisioni tedesche. L'aeronautica di Hitler ha messo in funzione le «trappole per gli aviatori a volo radente». «Esse consistono in abili mascheramenti che fanno vedere ai piloti alleati obiettivi di importanza, i quali risultano poi essere batterie mimetizzate». In queste insidie - dicono i bollettini tedeschi - sono caduti molti aviatori anglo-americani. E' alba del 29 luglio 1944. Il generale Clark ha compiuto un «gesto criminale» puntando le sue batterie contro la città di Pisa, la Cattedrale e la Torre. L'agenzia Stefani annuncia che reparti corazzati hanno attaccato in forze banditi annidati nelle montagne del Novarese e di Vercelli. Il governo Bonomi, dopo averci ripensato, ha deciso di non pubblicare ancora, pur avendone avuta autorizzazione dagli invasori anglosassoni, le clausole di quello che si usa definire armistizio, ma che sarebbe una resa incondizionata, la più vergognosa delle capitolazioni. Stando ad una corrispondenza ai giornali americani di Edward Kennedy, citata dal Corriere Mercantile di Genova, ciò sarebbe dovuto al fatto che si temono le ripercussioni che la pubblicazione potrebbe avere nell'Italia repubblicana. Il cielo su Torino in quel 29 luglio del 1944 è chiaro. La prefettura comunica, d'intesa con il comando germanico, che - a partire dalle 22 - inizierà il coprifuoco. Le vetture tranviarie effettueranno, così, le ultime partenze dal capolinea alle 20,30. Sono previste due corse supplementari della linea del 6, alle 20,41 e alle 21, da Porta Nuova verso corso Italia. La Sepral ha comunicato che da oggi si può ritirare, con i tagliandi 3 e 4, 5 e 6, la razione di zucchero spettante per i mesi di agosto e settembre. Alla radio, alle 8, è appena andato in onda il segnale orario, un po' più tardi ci sarà un concerto per piano del maestro Bruno Wassil, più tardi ancora i saluti degli italiani dislocati in Germania e, alle 22, l'Orchestra Cetra, diretta dal maestro Barzizza. Ci sono stati, nella giornata precedente, 8 nati, 17 morti e 14 matrimoni. Al Cinema Nazionale continuano a dare II barone di Munchhausen, al Doria Caccia riservata con Gaby Morlay e Elvira Paperco, al Lux Fantasia bianca con Olly Halzmann, e al Sociale La corona di ferro. In città, con gli annunci economici della Stampa, quel 29 luglio si cercano bambinaie, commesse, operai e manovali edib, aiutanti sarte, agenti commerciali, piazzisti, si vendono Singer e radio usate, si acquistano quadri antichi e moder- ni, vasellame, pendole, tappeti. Non c'è una nuvola da Ovest, sopra il cielo chiaro di Torino, in quel 29 luglio del 1944. In città il signor Ferrerò cerca una villa in zona collinare, lascia il telefono di corso Peschiera 7, 45.815, mentre una «distinta, abilissima lavori femminili, cultura magistrale offresi vice-madre, dama compagnia od altra decorosa occupazione». «Il fascista repubblicano De Filippi Vittorio, squadrista della brigata nera "Ather Capelli", commissario del Fascio repubblicano di Moncalieri, è caduto vittima di un'imboscata tesagli dai sicari venduti al nemico. L'atto infame è tanto più deprecabile e vile in quanto il De Filippi era molto benvoluto dalla popolazione per l'animo generoso e per la sua attività largamente benefica verso tutti». Sotto la Mole la vita muove le sue tante pedine. Da Ovest c'è un brontolìo sordo in quel cielo azzurro. Come un ingranaggio che improvvisamente si inceppi. Bisognerebbe avere un orecchio esercitato ai motori d'aereo, per sentirlo. Bisognerebbe avere gli occhi puntati in alto, verso le Alpi. Se così fosse si potrebbe distinguere un aereo da ricognizione, un P38, disarmato. In quell'aereo, solo, c'è Antoine de SaintExupéry. Sta tornando da Grenoble. Vola molto basso. Gli si è rotto un motore. E quel 29 è ii giorno del suo 44° compleanno. E' vecchio come pilota, ma l'autore de II piccolo principe, Volo di notte, Pilota di guerra (tutta la sua opera viene ora pubblicata nei classici Bompiani) è riuscito a ottenere il permesso di volare con la squadra 2-33, ricognitori, che appoggeranno gli sbarchi in Provenza. «La notte saliva, simile ad un fumo scuro, e colmava già le valli», «per il pilota quella notte era senza sponde», «i secondi sgocciolano via, sgocciolano veramente come sangue. Dura ancora il volo? Ogni secondo porta con sé una possibilità». Sono parole che Saint-Exupéry ha già scritto, sensazioni già provate, mentre il motore che gu sfrigolava a fianco ora tace. Si è buttato giù dalle Alpi, cercherà di tornare alla base, di planare a Borgo in Corsica. Sa di correre dei rischi con le batterie antiaeree tedesche, ma anche se potesse, Saint-Exupéry non ama più volare alto, teme, in una cabina non pressurizzata, la «panne» d'ossigeno, il morso alla gola, la sua non verde età come pilota. Attraversa lentamente Torino. Sotto di lui c'è chi esce dal lavoro, chi telefona al signor Ferrerò per proporgli una casa in collina, chi va a vedere II barone di Munchhausen al Nazionale, chi valuta la proposta della «distinta, abilissima lavori femminili», chi si è messo in coda per lo zucchero, chi è preoccupato dai cannoni del generale Clark e chi li attende con speranza. Saint-Exupéry ha già volato su Rodez e Albi, su Avignone. Il volo su Grenoble doveva essere «una passeggiata». Ora quel motore complica il ritorno. «Diede un colpetto al quadro della distribuzione elettrica, toccò, a uno a uno, gli interruttori, s'appoggiò meglio allo schienale, e cercò la miglior posizione per sentir bene il dondolio del metallo che una mobile notte recava sulle spalle». Torino scivola via lentamente sotto la carlinga di Saint-Exupéry, scompaiono le Alpi, la Mole, la vena argentata del Po, si affievoliscono le note di Barzizza, le immagini del barone di Munchhausen. C'è un dolce alla base che non riuscirà a mangiare. Saint-Exupéry passa su Genova e le trappole per gli aviatori a volo radente lo puntano mancandolo. Il suo amico Gavoill quella notte lo troverà a letto vestito, in stato confusionale, incapace di spiegare e spiegarsi quella rotta su Torino. Saint-Exupéry gli confida che senza volare non potrebbe vivere. E' il suo penultimo volo. Dall'ultimo, quello iniziato il 31 luglio sul P38, numero 223, alle 8,45 del mattino non rientrerà più. Nico Orango A 50 anni dalla scomparsa esce in Italia l'opera completa del grande pilota-scrittore L'abbraccio di Antoine de Saint-Exupéry prima della partenza: «Non posso vivere senza volare». Sopra, il maestro Barzizza