Ecologia, amica dell'economia

Nuove possibilità di crescita Nuove possibilità di crescita Ecologia, amica dell'economia Pubblichiamo la prefazione al saggio di Maurizio Pallante (segretario nazionale del Comitato per l'uso razionale dell'energia) Le tecnologie di armonia edito da Bollati Boringhieri. BER definizione un commentatore politico deve valutare l'attività di un governo e, per farlo, dovrebbe evitare il più possibile le divagazioni metafisiche e ideologiche, attenendosi ai fatti concreti. Tra questi tengono banco l'andamento dell'economia e le balzane oscillazioni della Borsa. Una economia stazionaria è considerata un grave insuccesso. Il buon governo dovrebbe farla crescere al ritmo di almeno il 5 per cento annuo, o almeno così mi pare di aver capito, dal momento che non sono un esperto in questa materia. Da anni mi chiedo tuttavia se un piccolo Paese come l'Italia, o anche un piccolo pianeta come la Terra, possono sostenere un ritmo di crescita economica indefinita, e mi chiedo anche se la percentuale ha un significato puramente convenzionale e di corrispettivo finanziario senza essere direttamente legata ai consumi, oppure se effettivamente essa implica un aumento medio comparabile nell'uso delle risorse naturali e di corrispondente immissione nell'ambiente di sostanze inquinanti. Condannati a progredire In ogni caso, come ben dice Pallante, siamo condannati alla crescita e ciò impone un'attenta analisi sulle conseguenze che ne derivano, anche a brevi scadenze, sulla qualità della vita e sulla stessa sopravvivenza della nostra società. Il problema è di capire se sia possibile conciliare le esigenze economiche con quelle ambientali: se si possa continuare ad accrescere il benessere materiale degli uomini che vivono nei Paesi industrializzati e se, almeno in parte, possano esserne estesi i benefici alle popolazioni che vivono nei Paesi del sottosviluppo, senza innescare processi irreversibili di degrado ambientale nel pianeta Terra. D'altra parte, per arrestare il degrado già in atto non sarebbe certo sufficiente, e alla lunga nemmeno utile, limitare la crescita economica ponendo vincoli restrittivi alle attività produttive. Ciò che occorre è un forte impegno nella progettazione, nello sviluppo e nell'adozione di tecnologie che siano in grado di ridurre l'impatto ambientale delle attività economiche, riducendo sia il consumo di risorse, sia l'inquinamento a parità di produzione. Proporsi semplicemente di ridurre la quantità di ciò che si produce, anziché modificare la qualità dei prodotti e i modi in cui si produce, è contemporaneamente velleitario e inutile. La tematica ecologica, pur essendo iniziata da oltre un ventennio, non pare aver esorcizzato lo spettro di uno sviluppo incontrollato e dettato da spinte economiche brutali, oltreché miopi, in parte per colpa degli stessi ambientalisti i quali, sia pur con qualche lodevole eccezione, non hanno saputo cogliere alcuni aspetti essenziali del problema. Tra questi la sua enorme complessità e l'inutilità, o anche la pericolosità, di certi interventi settoriali, ma anche la contrapposizione, a mio parere artificiale, tra economia e politica ambientale. Sono contrario a interventi punitivi e a ulteriori gravami fiscali o, peggio ancora, burocratici sul mondo produttivo. Potremmo citare a iosa esempi di provvedimenti che, pur partiti con le migliori e nobili intenzioni, hanno sortito poi il peggio. Di fronte a una indu¬ stria tesa verso l'innovazione occorre invece rispondere con idee nuove e con proposte di collaborazione. La sfida che Pallante lancia con il suo libro è proprio questa. I vincoli ecologici non costituiscono di per sé un limite alla crescita economica e produttiva, ma una occasione per reimpostare in modo nuovo e tecnologicamente più avanzato il rapporto tra gli uomini e la natura. Anzi, nell'attuale crisi economica, che si sta caratterizzando come la peggiore del dopoguerra e di cui non si vede ancora una via d'uscita, lo sviluppo delle tecnologie che riducono l'impatto ambientale della produzione offrirebbe non solo importanti opportunità di lavoro in attività socialmente ed ecologicamente utili, ma consentirebbe di ripagare i costi d'investimento che richiede con una riduzione dei costi di gestione che consente. Aumentando l'efficienza dei processi di trasformazione delle risorse diminuiscono infatti i consumi a parità di servizi finali, mentre la diminuzione dell'inquinamento riduce i costi delle cosiddette diseconomie esterne, ovverosia le spese che si devono sostenere per riparare i danni arrecati agli ambienti da quelle tecnologie finalizzate alla massimizzazione del profitto che Pallante definisce «di potenza». Una politica ambientale deve essere economicamente sana e innovatrice. I provvedimenti che incoraggiano l'uso razionale dell'energia sono i soli che permettono di limitare, o anche di ridurre, i consumi di petrolio e quindi il nostro disavanzo commerciale. In questo modo si possono inoltre recuperare i fondi per pagare gli investimenti e le retribuzioni di chi lavora nei settori industriali in cui si producono le tecnologie che consentono di usare razionalmente l'energia, senza ricorrere ai finanziamenti statali, che sortiscono gli effetti perversi di disincentivare l'innovazione e di favorire la corruzione. Alle potenzialità e alle tecnologie del risparmio energetico è dedicato un intero capitolo di questo libro; in cui sono sintetizzate le proposte elaborate dal Comitato per l'uso razionale dell'energia. Il problema dei rifiuti L'Italia importa circa 100 milioni di tonnellate di petrolio all'anno, ma ne produce più di 20 milioni in rifiuti urbani, il cui smaltimento secondo i metodi tradizionali è costosissimo, altamente inquinante, tradizionalmente legato a gravi episodi di corruzione politica. Il contenuto energetico e in materiali pregiati di questi rifiuti è rilevante e va invece recuperato secondo metodi che siano economicamente profittevoli, in cui venga coinvolta l'industria e l'imprenditoria privata secondo formule innovative di rapporto con il settore pubblico. Anche in questo caso la riduzione dell'impatto ambientale è direttamente proporzionale al risparmio economico che si ottiene e le ragioni dell'ecologia, se vengono supportate da una adeguata strumentazione tecnologica, procedono di pari passo con quelle dell'economia. A partire dall'uso razionale delle risorse, in primo luogo quelle energetiche, è possibile e necessario avviare una nuova fase di sviluppo, fondata non più sul parametro quantitativo del Prodotto interno lordo, ma sul miglioramento dei fattori qualitativi della vita umana e della qualità ambientale. Tullio Regge

Persone citate: Bollati Boringhieri, Maurizio Pallante, Pallante, Tullio Regge

Luoghi citati: Italia