«Silurato senza perché» di Mirella Serri

polemica. Il direttore cacciato dai Beni Culturali contrattacca e si sfoga polemica. Il direttore cacciato dai Beni Culturali contrattacca e si sfoga «Silurato senza perché» La caduta dell'«eterno» Sisinni ROMA durissimo Francesco Sisinni, all'indomani del suo defenestramentp da direttore generale dei Beni culturali dell'omonimo ministero guidato da Domenico Fisichella, uomo di Alleanza nazionale. «E' stata una pugnalata alle spalle. Nessun preavviso, nessun colloquio chiarificatore. E io occupo quel ruolo da ben dieci anni, più altri otto alla direzione generale per i Beni librari. Una spiegazione con il ministro mi era quantomeno dovuta. Invece ho appreso la notizia dall'Ansa». Ma Sisinni non è solo addolorato del tiro mancino che lo trasferisce sulla ben meno prestigiosa poltrona di direttore generale per i Beni archivistici. E' intenzionato a menar le mani, in senso metaforico, s'intende. «E' stata una gravissima violazione delle regole della democrazia - dice -, perché i trasferimenti dei direttori generali si fanno dopo aver sentito i diretti interessati e il presidente del Consiglio. Quindi farò ricorso contro la decisione». Ma con il ministro Fisichella, fino all'altro ieri, lei andava d'amore e d'accordo oppure i segnali di quanto ora è successo c'erano già? «Non ci siamo mai intesi, su niente. E questo fin dal primo istante del suo arrivo al ministero. Nell'ultimo periodo spesso mi restituiva addirittura non firmati gli atti che avevo predisposto». I motivi del conflitto? E' possibile che Sisinni, potente ministro-ombra creato da Giovanni Spadolini, molto vicino per anni a Nino Gullotti e a Giulio Andreotti, sia apparso troppo invadente e potente a Fisichella, cosi come era successo ad altri ministri, come la socialdemocratica Vincenza Bono Parrino, con cui aveva avuto epici scontri. Tanto era presente e decisivo il direttore generale Sisinni, che nel ministero da sempre circolava la battuta: «Qui non si muove foglia che Sisinni non voglia». E' un parere che trapela anche dalla dichiarazione di Vittorio Sgarbi, critico d'arte e presidente della commissione Cultura della Camera: «Sisinni era un despota. Se fosse stato Bottai avrei capito, ma era Sisinni. L'ho già detto più volte: era un incompetente e la sua incompetenza era pericolosa». Ma il professore controbatte: «Io avrei avuto un ruolo eccessivo? Ma se proprio Fisichella è stato quello che mi ha voluto affidare anche una delega - che io non volevo accettare - per l'annullamento delle delibere regionali e comunali. Un modo di scaricare tutto sulle mie spalle. La verità è che il ministro non ha mai voluto assumersi grosse responsabilità nella tutela paesaggistica e ambientale». Un'altra possibile interpretazione del «trasferimento» è forse nella vicenda giudiziaria che ha coinvolto Sisinni nell'inchiesta sui costi del restauro del Castello del principe di San Nicola Arcella. Ma è storia che ormai risale a parecchi mesi or sono. Tornano in primo piano, allora, le rivalità, le incompatibilità di carattere: «L'inchiesta sul Castello, per cui mi sento del tutto in regola, non è certo la spiegazione. Perché, altrimenti, il ministro mi avrebbe affidato un nuovo incarico? Io ho altre spiegazioni del mio allontanamento. Fisichella si sentiva messo in ombra dal mio prestigio anche internazionale: sono stato proprio di recente invitato alle due più importanti mostre della stagione a Parigi e a Londra. Provate ad indovinare perché mi sostituisce con un illustre sconosciuto (ndr: Mario Serio, dal 1982 direttore generale dell'Archivio Centrale dello Stato). E' certo comunque che il ministro non condivide la mia intransigenza nella difesa rigorosa del patrimonio culturale». Quanto a difesa, per la verità, Fisichella non scherza: il suo capo della segreteria è un generale a riposo, mentre un capitano dell'esercito è tra i segretari del ministero. Ma forse non si tratta della stessa difesa. Il ministro, comunque, non si scompone troppo delle accuse: «Ho incontrato il presidente del Consiglio il 7 settembre alle 20,45 e siamo rimasti a colloquio fino alle 22. L'ho informato della mia intenzione e ne ho avuto l'approvazione verbale. Il giorno successivo ho messo nero su bianco le decisioni chiedendo l'assenso previsto dall'articolo di legge. Quindi, dal punto di vista formale, tutto in regola. Quanto a Sisinni, invoca norme e prerogative che non esistono e non lo riguardano. Se ha degli argomenti per accusarmi di lassismo in merito alla tutela dei beni culturali li produca dal magistrato. Io ho semplicemente proceduto a un movimenti di dirigenti secondo le mie competenze». E gli inviti alle prestigiose mostre? Le invidie? Il ministro se la ride: «A quella mostra di Londra ero stato invitato io. Non potendovi andare, per altri impegni, mi sono sentito chiedere per iscritto da Sisinni se poteva prendere il mio posto». Mirella Serri // ministro: «Invoca prerogative e norme che non esistono» «Fisichella si sentiva messo in ombra dal mio prestigio» // ministe norme Francesco Sisinni, direttore generale allontanato dal ministero dei Beni Culturali Il ministro Fisichella: «Tutto in regola»

Luoghi citati: Londra, Parigi, Roma, San Nicola Arcella