Fuga da forza Italia, verso An di Fabio Martini
Alle urne per il senatore Un gruppo di parlamentari azzurri del Centro-Sud pronto a cambiare casacca, è polemica Fuga da fona Italia, verso An Ma Fini «sventa» la scissione ROMA. A Forza Italia l'assemblea a porte chiuse dei parlamentari del Lazio è appena cominciata e davanti ai suoi amici Pietro Di Muccio la dice tutta: «Cari colleghi, sortite come quella di Dotti e di Ferrara contro Alleanza nazionale non sono più tollerabili...». Il vulcanico Di Muccio è il vicepresidente dei deputati «azzurri» e dietro la sua sparata c'è qualcosa in più di un umore volatile: da qualche settimana i simpatizzanti di An dentro Forza Italia sono sempre di più, al punto che dietro le quinte stava per prendere forma una clamorosa scissione nel gruppo parlamentare «azzurro», un'operazione che è stata bloccata in extremis. E lo stop - ecco la sorpresa l'ha dato Gianfranco Fini, che si è dovuto produrre in un «numero» di altissima acrobazia per bloccare un drappello di parlamentari laziali e siciliani che da Forza Italia stavano per trasferirsi ad Alleanza nazionale. «E' andata proprio così - racconta il capofila dell'ala destra di Forza Italia Enzo Savarese, ex compagno di scuola di Giuliano Ferrara e di Antonio Tajani - ma l'attrazione verso Fini sta crescendo in misura esponenziale: sono decine i nostri parlamentari che scalpitano, soprattutto se Forza Italia prenderà la forme di un partito liberal...». E dall'altra parte della «barricata» Adolfo Urso, il vice di Fini in An, sorride: «E' vero, abbiamo scoraggiato il passaggio, ma questo dimostra la nostra grande affidabilità e lealtà». Ma visto che in politica regali non se ne fanno, dietro la scissione «congelata» c'è qualcosa in più di un episodio originale, c'è la novità dell'ultima settimana: i rapporti tra Forza Italia e Alleanza Nazionale stanno rapidamente cambiando, a dispetto dell'ineffa- bile vicepresidente del Consiglio Pinuccio Tatarella che continua a dire: «Tra Fini e Berlusconi l'intesa è perfetta». Certo, Fini non si stanca di interpretare la parte dell'alleato affidabile, così affidabile da scoraggiare persino le scissioni a suo fa¬ vore. Ma c'è qualcosa di più e Teodoro Buontempo, reduce da un incontro a quattr'occhi con il suo segretario, lo spiega così: «Fini è un grande leader che si sta giocando una grande partita politica e personale e sa che per entrare definitivamente nel salotto buono deve fare ancora qualche passo avanti. E sa che prima ancora di acquistare nuovi parlamentari, deve sciogliere l'msi...». Un passaggio, quello dello smantellamento del vecchio partito erede di Salò, che Fini affronterà a partire dai prossimi giorni con qualche trepidazione, ma che dovrebbe concludersi a metà dicembre con l'ultimo congresso della storia missina. E infatti i simpatizzanti di Fini dentro Forza Italia ricominciano a spingerlo sulla strada della definitiva abiura: «Ora - dice Gianfranco Miccichè, sottosegretario ai Trasporti di Forza Italia - Fini deve decidersi a rompere definitivamente con il passato, dire una parola chiara di rottura col fascismo...». E se il leader missino deve consolidare la sua immagine rassicurante, a Forza Italia da qualche giorno hanno capito l'antifona: l'abbraccio di Fini alla lunga può essere soffocante. Al quartier generale di Berlusconi il campanello di allarme è suonato su più fronti: la «strana» alleanza An-Di Pietro; i sondaggi di popolarità (nell'ultima rilevazione Cirm Fini ha raggiunto il Cavaliere al 53%), così preoccupanti che persino Gianni Pilo, il «dottor Stranamore» di Arcore, è costretto ad ammettere: «Sì effettivamente Fini è in ascesa». Barometro in caduta anche al Centro-Sud, dove esaurito l'effetto-elezioni, Alleanza nazionale sta dilagando. Racconta Gerardo Bianco, un democristiano che conosce molto bene gli umori del Mezzogiorno: «Nelle ultime settimane c'è un vero e proprio fenomeno Alleanza nazionale, che sta distaccando Forza Italia. An è una preoccupante amalgama fatta di vecchie nostalgie monarchico-fasciste, di plebe e di assistenzialismo clientelare. Le antiche nicchie missine - il patronato, il sindacato - ora sono la rete di base del nuovo clientelismo». E così, davanti all'attivismo di Fini, dal quartier generale di Berlusconi sono partite le prime contromosse: con la nomina di Cesare Previti a coordinatore, per la prima volta Forza Italia tenta di darsi un'ossatura organizzativa. E poi c'è il il siluro di Giuliano Ferrara contro la federazione AnForza Italici, il progetto accarezzato a lungo da Fini: «Una federa zioncina di partiti di destra, compreso il partito dei giudici e dei forcaioli - sostiene il portavoce del governo - sarebbe il fallimento della straordinaria impresa di Berlusconi. Ora il vero problema della coalizione è l'apertura ai popolari...». Ma la replica del capofila della nuova «corrente» filoFini dentro Forza Italia è sferzante: «Ferrara - dice Enzo Savarese - rischia di essere sempre più un grande corpo estraneo al movimento...». Fabio Martini Il Cavaliere s'affida a Previti: subito il partito-struttura A lato, il vicepresidente degli azzurri Pietro Di Muccio. A sinistra, una manifestazione di An
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