Le mamme in trincea
le mamme in trincea LA NAIA le mamme in trincea «Quando ci assalirono sul Don» IL governo ha varato i provvedimenti normativi in materia di difesa ed ha approvato un disegno di legge che prevede una generale riforma e ristrutturazione delle forze armate con un nuovo modello di difesa. Tempo dieci anni per l'attuazione del tutto. Sembrerebbe, questa, la riforma più radicale degli ultimi tempi. L'ultimo «ordinamento», dopo quello famoso di Baistrocchi del 1934, fu quello di Soddu alla vigilia della Seconda guerra mondiale. Questo di oggi rischia di passare alla storia come «Ordinamento Previti» anche perché prevede, per la prima volta in Italia, l'arruolamento volontario femminile per ufficiali e sottufficiali in servizio effettivo. La naia diventa così anche «cosa di donne». Fino a qualche decennio fa la leva era la festa dei giovanotti e sui muri sbiaditi dei nostri paesi ancora si possono leggere le scritte che inneggiavano alla classe e alle donne non come coscritte ma come morose. E i baldi coscritti con bandiere e canti e fazzoletti al collo con la scritta W La Classe, al suono delle campane si presentavano alla Commissione di Leva Mandamentale per la visita. Quando uscivano, sulla bancarella in piazza, gli abili comperavano un berretto che li confermava abile e una bandiera tricolore di carta; e si pavoneggiavano per le vie, cantando, perché chi era abile per il re era abile anche per la regina, mentre gli scarti melanconicamente ritornavano alle loro case dove, forse, sole contente erano le loro madri. Venne la guerra, e le donne poi piansero per quegli abili che erano lontani e per i tanti che non tornavano. Non c'erano soldatesse nel nostro regio esercito; anche se quasi mobilitate si potevano considerare le ben note portatrici comiche che nel 19151917 con le gerle sulle spalle si arrampicavano fin sui confini per rifornire di munizioni e di viveri gli uomini che erano lassù in prima linea. Come quasi mobilitate si potevano dire le donne che nella Prima Guerra Mondiale vendevano amore nelle case dei soldati appena dietro la linea del fronte. Nella nostra guerra non vedemmo donne soldato. Nelle osterie della Valle d'Aosta le ragazze erano scontrose e selvatiche nei nostri confronti, forse perché dovevamo combattere contro i vicini savoiardi. Generose di gesti più o meno osceni erano invece le donne romagnole quando scendemmo l'Italia per andare a combattere sul fronte grecoalbanese. Ma quando tornam¬ mo e dal treno ci fecero scendere a Fondotoce, da lì fino a Intra le giovani italiane in divisa si intrammisero fra le nostre righe, così che alla caserma Simonetta arrivammo con loro, giovani soldatesse, che ci servirono il rancio tra i fiori mentre il colonnello comandante sbuffava tra l'arrabbia¬ to e il divertito e che poi, alla fine, fece suonare l'adunata e le cacciò via. Andando in Russia con il battaglione sciatori Monte Cervino, in quel famoso inverno del massimo freddo storico, le donne tedesche in divisa, serie e compassate, nelle stazioni congelate ci servivano un'abbondante bevanda calda che osavano chiamare tè. Avevano un grosso cinturone attorno ai fianchi. A Rikovo, dove giungemmo dopo il lungo estenuante viaggio, le ragazze russe, forse per mangiare o forse per carpire armi per i loro partigiani o per non essere deportate in Ger¬ mania, si erano organizzate in un balletto con coro, e nei pomeriggi davano spettacolo per i soldati della guarnigione. Alla notte andavamo di pattuglia, nel pomeriggio a teatro dalle ragazze. Ma in una notte di metà gennaio del 1943, quattro o cinque - prime, davanti a tutti gli uomini - vennero all'assalto del nostro caposaldo sul Don. Poi le catturammo nella mischia: «Andate a far da mangiare! Andate a curare i figli e i mariti e non a fare la guerra!» dicevano gli alpini. Certamente la guerra quelle donne la sapevano fare, eccome, ma mai vorrei vedere le nostre donne in guerra come quelle. Non perché non ne siano capaci, anzi. Ma forse oggi, a far rigare diritto qualche reparto, a capire i problemi dei ragazzi che ci sembrano ancora così «bambini», qualche donna dal polso dolce e duro, tra i soldati, non sarebbe poi tanto male. Mario Rigoni Stern
Persone citate: Baistrocchi, Mario Rigoni Stern, Previti, Soddu
Luoghi citati: Intra, Italia, Rikovo, Russia, Valle D'aosta
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