Ma dove sono le dive? di Simonetta Robiony

Ma dove sono le dive? Ma dove sono le dive? Regna il maschio: alle top model il monopolio della bellezza VENEZIA. Lido senza dive quest'anno, Lido di cinema maschile dove la star è obbligatoriamente un maschio americano, e anche un maschio non più giovane, di fama consolidata, a rischio zero per chi investe i suoi soldi su di lui. Ma Lido del maschio star anche perché, quest'anno come non mai, l'attrice donna, quando c'è, rifiuta di indossare qualunque segno visibile di divismo, anzi, si camuffa in abiti anonimi, si nasconde dietro occhiali da sole, si lega i capelli con l'elastico, si toglie ogni traccia del trucco che sullo schermo l'aiuta a diventare speciale. Diffìcile sulla spiaggia dell'Excelsior, sedute a mangiare davanti a un mare in questi giorni di un inusuale azzurro, riconoscere senza fatica Urna Thurman o Margherita Buy, entrambe chiamate a far parte della giuria, e quindi assidue frequentatrici del ristorante più costoso del festival. Ancora più difficile riconoscere Rosie Perez e Miranda Richarson, portoricana l'una, inglese l'altra, protagoniste assolute la prima di «Somebody to love» la seconda di «Tom and Viv» e quindi in qualche modo «dive» obbligate di questa giornata: la Perez se ne va avanti e indietro per il Lido in bicicletta, la Richardson, appena può, si toglie i sandali, peraltro senza ombra di tacco, e se ne sta a piedi all'aria. Perché l'attrice di cinema oggi è così, poca seduzione vissuta e molta seduzione recitata. Bravura più che bellezza, quindi. Per le bellezza c'è l'universo delle top model. Bassa, bruna, soda, mascella forte da Africa centrale e due seni rotondi che sembrano due meloni, Rosie Perez, è donna di estrema vivacità, schiettezza, forza naturale. Come la ragazza Mercedes del suo film che fa la taxi dancer in un localaccio di Los Angeles, anche lei ha dovuto farsi avanti a calci e spintoni in una Hollywood che non prevede ruoli per chi non è bianco e neppure nero, ma ha la pelle di quel colore misto tipico dei latino americani. Cresciuta a Brooklyn in una famiglia Portoricana da sei generazioni orgogliosa delle sue origini e del suo cibo, buttata per caso nel mondo della danza mentre ancora studiava al college biologia, s'è dovuta levare di dosso molte mani di uomini che la scambiavano per una sciacquetta e ha dovuto imparare a dire di no a molte offerte di lavoro formu¬ late in cambio di una scopata occasionale. «Il mondo dei discografici è quanto di peggio ci sia per una ragazza che vuole avere successo. Uno è arrivato a pagarmi il biglietto per New York, a offrirmi un mucchio di dollari, a propormi un lavoro bellissimo, solo per potermi portare a letto qualche sera con la scusa che tanto ormai eravamo amici». Scoperta da Spike Lee per «Fa' la cosa giusta», da allora Rosie Perez ha alternato l'attività di ballerina e coreografa con quella di attrice di cinema ottenendo perfino una candidatura all'Oscar per «Fearless» di Peter Weir. Alle sue radici e alla sua casa però non ha mai voluto rinunciare: ed è per questo che Alexadre Rockwell, regista dell'assai premiato e poco visto «In the soup» nonché marito di Jennifer Beals, l'ha voluta come musa ispiratrice di questo suo film dedicato a «La strada» di Federico Fellini. Pure Miranda Richardson, meravigliosa protagonista di «Ballando con uno sconosciuto», ma anche di «La moglie del soldato» era destinata a interpretare il ruolo della moglie del famoso poeta Thomas Stearnes Eliot prima ancora che si decidesse di fare il film «Tom and Viv», perché ne aveva portato il personaggio alla radio, in una memorabile versione tratta dall'opera teatrale che sta alla base del soggetto. Espressione mobilissima e partecipe ma un forte senso di fastidio la ritualità delle interviste, Miranda Richardson spiega di non far differenza tra un ruolo e un altro, di non temere la banalizzazione di un personaggio né la grandiosità di un altro, perché U suo tentativo di interprete è sempre quello di raccontare caratteri a più dimensioni. Anche quando non ce l'hanno. Per la sua duttilità l'hanno già convocata per portare al cinema la storia di un altro matrimonio famoso: quello tra il narratore Antoine de SaintExupery e sua moglie Consuelo, un amore disturbato in quel caso dall'ossessione che lo scrittore aveva per il volo. «E' vero. Qui, a turbare l'unione, c'era la malattia mentale di lei e la genialità poetica di lui, un bell'incastro, il meglio che si possa avere. Ma io sono soprattutto un'attrice teatrale: passare da un tono all'altro per me è esercizio quotidiano». Simonetta Robiony

Luoghi citati: Lido, Los Angeles, New York, Venezia