«Amore più forte dei boss»

10 «RIPARAZIONE» PER ORDINE DI COSA NOSTRA Palermo, la figlia del ras sul matrimonio annullato dalla Sacra Rota «Amore più forte dei boss» La sposa: nessuno ci impose le nozze CPALERMO ARINA, bruna, spigliata, dimostra meno dei 34 anni che l'anagrafe le impone, laureata in pedagogia, ha lavorato per un'agenzia nazionale di pubblicità. Non vuole più saperne di storie di mafia e di matrimoni annullati per mafia. Filomena Scaglione, figlia del boss Totò (detto il pugile) smentisce che il padre abbia mai costretto il suo ex marito, Carmelo Meola, 37 anni, a sposarla perché era rimasta incinta e tiene a sottolineare che si trova «mille anni luce lontana dai pregiudizi e dai modi di fare di una cultura mafiosa». Il giorno dopo che i legali del suo ex consuocero hanno depositato una sentenza di annullamento del suo matrimonio emessa dal Tribunale ecclesiastico regionale perché il rito sarebbe stato celebrato sotto la minaccia di violenza morale, Filomena insorge: «Mi sono sposata per scelta e non per un'imposizione. Mio padre non c'entra nulla. Ho scoperto successivamente che era stato il padre di Carmelo a volere il matrimonio. Questa storia per me era dimenticata, adesso che i giornali l'hanno tirata fuori la mia vita e quella delle mie due figlie è rovinata. Vorrei che questa storia fosse dimenticata. Vorrei riprendere a vivere serenamente». E il suo avvocato, Salvo Alon- gi, legge alcuni passi della sentenza del tribunale ecclesiastico: Luigi Meola «per vincere la resistenza del figlio, che non voleva sposare Filomena la quale era incinta, avrebbe minacciato qualora avesse tentato di allontanarsi e privato del suo affetto e di ogni suo aiuto economico». Racconta ancora Filomena: «Tutto cominciò con un bacio dato sulla spiaggia, nell'estate del 1976. Io avevo 15 anni, Carmelo 18. Immediatamente un ragazzino andò a raccontare in giro di questo bacio. Il padre di Carmelo, dopo qualche giorno,andò ad offrire il fidanzamento a mio padre che chiese quindici giorni di tempo per riflettere. E mi disse: "Filomena, stai attenta, questa è una cosa seria, perché fidanzarsi non è acquistare un paio di scarpe. Devi essere davvero convinta". Ed io lo ero. La situazione precipitò quando rimasi incinta. E allora decidemmo di fuggire, per un giorno, all'hotel Zabara». Era la classica «fuitina». Poi i due ragazzi andarono a vivere nella casa di Meola, per poco, giusto il tempo di trovarsi una casa tutta per loro. Ma Carmelo, che ora lavora come architetto nell'azienda di costruzioni di suo padre, non ci stava. Pensava sempre a sciogliere quel matrimonio. E non appena è stato possibile, dopo che il suocero scomparve nel nulla, vitti- ma della lupara bianca, avviò le procedure presso il tribunale ecclesiastico che riconobbe la violenza morale subita dal ragazzo e annullò il matrimonio. «Dopo la fuga, io lasciai una lettera ambigua, senza specificarne il motivo - prosegue Filomena Scaglione -. Quando mio padre la lesse cominciò a piangere. E mi fece sapere che non voleva più vedermi. Tornammo subito a casa dei miei suoceri e lì restammo fino alle nozze. Quando mi riavvicinai a lui, dopo circa otto mesi, poco tempo prima del matrimonio, temevo di trovarlo arrabbiatissimo. E invece mi accolse con molto affetto ed è stato commovente». «Non so ciò che ha fatto mio padre - aggiunge - per me è stato un padre. E solo ieri, dalla televisione, ho scoperto una cosa per me sconvolgente: mio padre sarebbe morto strangolato ed immerso in un acido. Non capisco proprio come questa storia sia finita sui giornali. Tra il mio ex suocero e mio padre i rapporti erano puramente formali, avevano due caratteri completamente diversi, non si vedevano mai. Altro che minacce, mio padre è rimasto del tutto fuori dalla nostra vicenda». Ma nella nota inviata alla Procura della Repubblica dai legali di Luigi Meola, arrestato con l'accusa di mafia, e depositata nella cancelleria del Tribunale della Libertà, l'avvocato Sergio Fernandez, che ha curato l'annullamento del matrimonio per conto di Carmelo Meola, ha scritto: «Meola ebbe una simpatia con la figlia del noto mafioso Salvatore Scaglione. Quest'ultimo pretese il fidanzamento, e quando venne a sapere che la figlia era in stato interessante, pretese il matrimonio riparatore con gravi minacce rivolte all'intera famiglia del Meola». «I legali del signor Luigi forse hanno calcato un po' la mano lascia intendere l'avvocato Alongi -, ma la verità è un'altra, quella scritta nella sentenza. Fu il signor Meola, persona religiosissima e contraria all'aborto, che costrinse il figlio a sposare la ragazza perché incinta». Ma forse fu influenzato anche dalla nota personalità di Scaglione, ma questo la sentenza non lo dice. Angelo Meli Filomena Scaglione, 34 anni, figlia del boss «Totò il pugile», smentisce l'ex marito sulla sentenza di matrimonio annullata dalla Sacra Rota: ci siamo sposati per scelta, non per imposizione della mafia

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