E Sodano disse: Santità, stia a casa

E Sodano disse: Santità/ stia a casa E Sodano disse: Santità/ stia a casa // Nunzio aveva avvertito: si prepara una strage IL VERTICE DELLA RINUNCIA LCASTEL GANDOLFO A rinuncia è stata difficile, e fino all'ultimo Papa Wojtyla ha sperato. Ma quando, martedì pomeriggio, ha riunito intorno al tavolo del suo studio nella Villa di Castelgandolfo «l'unità di crisi» per il viaggio a Sarajevo, si è accorto di un sensibile mutamento di umore; anche quelli che dopo l'incontro del 29 agosto avevano detto sì con entusiasmo - almeno formalmente - al blitz nella capitale bosniaca, si erano col passare dei giorni rassegnati all'ipotesi di un rinvio. Una conversione sofferta, maturata gradualmente, man mano che dall'altra sponda dell'Adriatico si moltiplicavano i segnali negativi, e sull'altro piatto della bilancia restava solo il desiderio della città, un'attesa quasi irrazionale, come se la venuta del Pontefice avesse potuto cambiare la situazione radicalmente. Una linea di perplessità, in Curia, c'è sempre stata; tanto che si sussurra di qualche osservazione non troppo benevola, quando l'anno scorso, in Spagna, la Sala Stampa annunciò pùbblicamente il desiderio del Papa. E questa linea, basata sulla solida, secolare esperienza della diplomazia, non ha mai smesso di portare all'entusiasmo pontificio la fredda realtà di una situazione aggrovigliatissima. Ma nelL riunione di martedì è toccato al cardinale Angelo Sodano fare il punto «strategico» della situazione. Sarajevo, .ia ricordato il porporato, non era un viaggio isolato; doveva essere un punto di un viaggio di pace nelle tre capitali della ex Jugoslavia. Ad aprile - è stato ricordato nella riunione la Santa Sede ha chiesto la fine dell'embargo contro la Serbia, ma questa apertura diplomatica, così come l'intenso lavorio della Comunità di S. Egidio presso il patriarca ortodosso Pavle, non sono serviti ad aprire al Pontefice le porte di Belgrado. In Croazia, sia pure solo per 24 ore, Giovanni Paolo II ci andrà sabato prossimo. Sarajevo, dopo il no di Belgrado, doveva essere il punto «ecumenico» del viaggio, che altrimenti non avrebbe avuto senso. Ma gli ortodossi bosniaci hanno detto di no, e intanto venivano alla luce elementi preoccupanti; non tanto e non solo per la sicurezza, quanto per il significato politico della visita. E di questo si è parlato martedì pomeriggio a Castelgandolfo. Oltre al Pontefice e al Segretario di Stato, alla riunione ristretta erano presenti il Sostituto, Mons. Giovanni Battista Re, l'organizzatore dei viaggi papali, Padre Tucci, Mons. Claudio Celli Sottosegretario per i rapporti con gli Stati. La lettera dell'Onu è stata importante, ma non decisiva, ha commentato uno dei partecipanti alla riunione; erano a disposizione anche altre fonti di informazione. Quali? E' probabile che anche i servizi dei Paesi più direttamente interessati nel quadro jugoslavo abbiano dato il loro contributo. Ed ecco il quadro che è stato presentato al Papa, per la sua decisione conclusiva. La sicurezza, in primo luogo. Il nunzio, Mons. Monterisi, avevava ricavato l'impressione, dal colloquio con Karadzic, che l'opposizione del leader dei serbobosniaci fosse motivata, oltre che dai suoi legami con la Chiesa ortodossa, «durissima» con Roma, anche dalla paura di non riuscire a controllare tutte le sue forze. Nella riunione è stato fatto capire al Papa che difficilmente la visita avrebbe potuto svolgersi senza qualche vittima. Ma altrettanto importante, anche se meno appariscente, è stato il motivo politico; e su questo punto anche i più entusiasti fautori del «gesto profetico» hanno dovuto consentire. Così come si erano sviluppate le trattative, la visita del Pontefice sarebbe stata interpretata - e certamente strumentalizzata - in funzione anti-serba. E non era questo l'obiettivo del Pontefice; denunciare, certamente, l'aggressione dei serbo-bosniaci, dare conforto spirituale ai cattolici e a tutti gli abitanti di Sarajevo, ma soprattutto lanciare un messaggio di riconciliazione, per quanto difficile. E il Papa, a malincuore, ha deciso. [m. tos.] Il cardinale Angelo Sodano segretario di Stato ha coordinato la riunione di Castel Gandolfo

Persone citate: Angelo Sodano, Claudio Celli, Giovanni Battista, Giovanni Paolo Ii, Karadzic, Monterisi, Papa Wojtyla, Sodano, Tucci