Bussola nel cervello segreto dei salmoni

SCOPERTA SCOPERTA Bussola nel cervello segreto dei salmoni CI vuole una bella abilità a riorganizzare il proprio cervello al momento giusto, quando si tratta di affrontare un'impresa difficile. Sembra incredibile, ma c'è un pesce capace di farlo. E' il salmone. L'hanno scoperto Sven Ebbesson e la sua équipe dell'Università d'Alaska a Fairbanks, studiando il salmone argenteo (Oncorhynchus kisutch) una delle specie più comuni nel Pacifico. La vita del salmone è complicata. Incomincia, alla nascita, nel letto ghiaioso e nell'acqua limpida di un torrente di montagna. Qui la madre ha deposto da diecimila a trentamila ovetti minuscoli che il padre ha subito fecondato. Lui sguscia da uno di quegli ovetti. E' un grazioso avannotto vestito della livrea giovanile caratterizzata da un succedersi di bande trasversali e di macchie scure. Per quattro settimane c'è un biberon naturale che lo alimenta. E' il sacco vitellino ricco di sostanze nutritive che gli pende dalla pancia. A poco a poco il sacco si svuota. E allora bisogna incominciare a darsi da fare. Così il piccolo impara a catturare pesciolini più minuti di lui, come barbatelli o scazzoni e se li mangia. Mangiando cresce e il tempo passa. Quando raggiunge circa diciotto mesi, all'interno del suo cervello avviene il mutamento di scena che è stato ora scoperto, mentre all'esterno, prima o poi (addirittura cinque anni dopo se è nato molto a Nord, dove fa più freddo), si nota un cambiamento di vestito. Gli spunta addosso una vivace livrea argentea. Ed è giunto, per questo salmoncino che misura generalmente dai dieci ai venti centimetri, il momento della calata in mare. Si lascia andare, si abbandona passivamente alla corrente che lo trasporta sempre più giù. Raggiunge così l'immensa conca marina e qui ha inizio la grande abbuffata. Nuotando in superficie lungo le coste trova spratti e anguille di sabbia e malloti in quantità. E mangia a crepapelle. Quando ha spopolato le acque costiere, può darsi si immerga più a fondo per cercare altre prede. E' chiaro che con questo regime cresce in peso e volume a vista d'occhio. Dopo un anno di vita marina è già lungo più di mezzo metro, dopo tre anni raggiunge il metro e può superare i 13 chili. Si risveglia il suo istinto errante. Salmoni atlantici marcati davanti alle coste europee sono stati pescati nelle acque della Groenlandia. Ma il bello deve ancora venire. Ormai il nostro protagonista ha acquistato peso, vigore ed energia per affrontare il cimento più importante della sua vita: il viaggio nuziale. L'orologio biologico gli dice che è ora di partire. L'odore di casa, che gli si è impresso nel cervello quando gli si era straordinariamente sviluppato il bulbo olfattivo, lo guida come una bussola infallibile verso il fiume che ha percorso in senso inverso nella fase giovanile. Questa volta però l'impresa è più difficile. Bisogna risalire controcorrente. Ma il salmone non si scoraggia. Si dà lo slancio con la coda muscolosa e supera d'un balzo rapide e cateratte. Avanza così a una velocità media di dodici chilometri orari. Di mangiare non se ne parla nemmeno. Non ne avrebbe il tempo. Attinge alla riserva di grasso che ha accumulato durante il soggiorno in mare. E così, dopo un viaggio estenuante che può durare 15 o 16 mesi, arriva al ruscello dove ha visto la luce. E' ormai sessualmente maturo. E la sagra nuziale può avere inizio. Se è femmina, dimenticata la stanchezza, si mette immediatamente a scavare con grandi colpi di coda il fondo ghiaioso. Il «nido» è una buca profonda dai dieci ai venti centimetri, lunga anche un metro. Se è maschio, gli ci vuole una certa messa in scena per conquistare le grazie fenuninili. E allora, dopo aver battuto in duello i rivali che gli contendevano la prescelta, le si avvicina spavaldo e le fa capire le sue intenzioni «serie» dandole ripetuti colpi di testa nei fianchi. E' un linguaggio eloquente. La femmina l'afferra al volo. Sicché di lì a poco i due si avvicinano al nido e vi lasciano cadere dentro uova e spermatozoi. Ma il legame di coppia non è duraturo. Alla deposizione successiva - per tante migliaia di uova, di deposizioni ce ne vogliono parecchie - il maschio non è più quello di prima, è cambiato. Sperma ce ne vuole parecchio per fecondarle tutte e quello di un solo maschio non basta certo. Bisogna poi tener conto della forte mortalità infantile. Il biologo canadese Foerster ha calcolato che da due milioni di uova prodotte da 500 femmine, regolarmente fecondate, schiudono 950 mila avannotti. Ma di questi soltanto 19 mila riescono a raggiungere il mare. Alla decimazione naturale dei giovanissimi si aggiunge la decimazione degli adulti operata dall'uomo. Troppe dighe idroelettriche sbarrano la strada al salmone nel suo viaggio verso il torrente natio. Troppe industrie scaricano rifiuti inquinanti nei fiumi. Troppi pescatori fanno incetta delle sue prede preferite. Risultato. I salmoni selvatici sono in allarmante declino. E allora? Si corre ai ripari. Si creano gli allevamenti artificiali. Ma, secondo Peter Maitlasnd dell'Università di Edimburgo, ci stiamo dando la zappa sui piedi. Facciamo la selezione alla rovescia. Allevati senza lo stimolo della lotta per la sopravvivenza, i salmoni di allevamento diventano sempre più ottusi e poco combattivi. La specie così a poco a poco degenera. Questa è la preoccupazione degli scienziati. Ma la gente non è così lungimirante. L'importante è che non le manchi in tavola quella rosea gustosissima carne di salmone. Isabella Lattes Co'rf mann

Persone citate: Fairbanks, Foerster, Isabella Lattes, Sven Ebbesson

Luoghi citati: Alaska, Groenlandia