CI SCRIVE DAL GIAPPONE L'AMICA DEI FALSI AMICI

22 22 21 21 21 20 20 19 19 19 19 18 17 17 17 17 17 12 LA POSTA IN GIOCO CI SCRIVE DAL GIAPPONE L'AMICA DEI FALSI AMICI città: Enzo Catania (giornalista), Perry Como (cantante), Tranquillo Cremona (pittore), Giuliano Ferrara (ministro), Mario Lodi (pedagogo), Paolo Milano (critico letterario), Gustavo Modena (attore), Carlo Palermo (magistrato), Cesare Rimini (avvocato), Enrico Maria Salerno (attore), Virgilio Savona (cantante), Romolo Siena (regista), Nino Taranto (comico), Enzo Trapani (regista), Edgar Varese (compositore), Guido Verona (scrittore). L'elenco è ovviamente incompleto. L'AMICA DEI FALSI AMICI. Un annetto fa, la signora Graziana Canova Tura mi mandava un elenco di falsi amici italo-nipponici. Erano parole giapponesi che avevano senso anche in italiano. Quella lista riguardava soprattutto le parole che iniziano per A. Mi aveva promesso una lista di parole che iniziano per B, ma è stata in altre faccende affacendata (senza cambiare emisfero: è l'autrice del libro II Giappone in cucina, Mon¬ EPICURO Lettera sulla felicità 63 Stampa alternativa tarerieraBURI. Cuna L'ogscienca scia a «punizione divina» (terzo significato: «plettro»). Barika non è crudamente materialistico: significa «elegia»: chissà se una tenera poesiola dedicata al Bel Paese - intesa come nostra patria e non come formaggio - viene chiamata Bankitalia. Il poema bucolico si dice invece bokka (Giorgio-Bokka equivarrà a qualcosa come «georgico-bucolico?»). Banko (con o lunga) è l'oltraggio e la crudeltà, mentre amore e morte si incontrano nel nome della rosa, che in Giappone si dice «bara». CAMBIO DI PARAGRAFO. Questo articolo è scritto a paragrafi separati, e paragrafo separato, in giapponese, si dice bekko. Se la o finale è lunga bekko significa «carapace di tartaruga». Ben è una parola con molti significati: «petalo», «dialetto», «valvola» e «servizi, strutture». Ben ben significa invece: «pigramente». TOLLETTE/1. Per chiedere il permesso di appartarci non ci si discosta di troppo dall'italiano: dadori). Oggi mantiene quella promessa, con una manciata di nuovi falsi amici, fra cui spicca il caso di Bari. BARI. La signora Canova Tura mi racconta che in giapponese «bari» è un suffisso, che significa: «nello stile di quella data persona». E' per questo che mi sono messo alla ricerca di cognomicittà: in giapponese, Taranto-Bari non sarà una tratta stradale, ma una parola sola che significa «nello stile di Nino Taranto». VeronaBari non sarà una partita in schedina, ma vorrà dire: «nello stile di Guido Verona (detto Guido da Verona)», Ferrara-Bari non sarà un biglietto ferroviario, ma la maniera per intendersi quando si parla di un irruente e - come dire - corposo modo di fare. Ma come si dirà «nello stile di Nicola di Bari?» «Dibaribari?». BACI. Scritto bachi, ma pronunciato baci, in giapponese significa due cose, entrambe poco amorose: «mazza per tamburo» e infatti il gabinetto in giapponese si chiama benjo, come lo direbbe in italiano Oliver Hardy. TOILETTE/2. Il rossetto, e anche il colore rosso, si dice beni. RAGAZZI. Un ragazzo inglese è a boy. Un ragazzo giapponese è, con una metatesi, boya - ciò che in italiano fa pensare ad altro. Se il boya è diligente si declinerà il verbo botto («essere assorto nello studio»), e se studia lingue antiche si dirà che è botto nel Bongo (= «sanscrito»). BUCHI VARI. Sia buki che buso significano «armi», qualcosa di «pericoloso» (= busso). Buka è un subordinato nella gerarchia mili¬

Luoghi citati: Bari, Giappone, Taranto, Verona