UN MACELLAIO MANAGER: COSI' CAMBIA IL GUERRIERO
UN MACELLAIO MANAGER: COSI' CAMBIA IL GUERRIERO UN MACELLAIO MANAGER: COSI' CAMBIA IL GUERRIERO casi clinici che ha curato, descrive come sono cambiati il mestiere e l'avventura umana di chi ha volontariamente scelto di portare su di sé il supremo tabù, quello della morte, infetta e subita. Non è solo un problema di strategia e di coraggio. Il guerriero si muove su oscuri sentieri di confine, nessuno più di lui ha esplorato la rivelazione del tragico; come spiega il bushido, se ha superato la prova ha annullato l'angoscia del vivere oltre che la paura del morire. Ma ha bisogno di una cambiale ideologica che distingua il suo «lavoro» da quello del semplice omicida. E in questo il guerriero di fine millennio appare indifeso: ormai la bella morte nell'epoca della guerra nucleare non è più possibile. «L'onore» è scomparso nelle trincee della prima guerra mondiale, triturato come la carne di milioni di fantaccini. E anche l'ultimo alibi è caduto estremi. Adesso che la battaglia, ipersofisticata, tecnologica si è trasformata in uno scontro di energie assolute, orfana di uomini e di eroi, resta spazio solo al manager in divisa, capace di pianificare operazioni di salvezza umanitaria. O allo spietato macellaio delle guerre civili, come il serbo Mladic, circonfuso da una shakespeariana atmosfera di tragedia e terrore. A raccontare questa morte e resurrezione del guerriero arriva il libro di uno psichiatra, Claude Barrois, che ha suscitano polemiche in Francia e che ora un piccolo editore propone opportunamente al lettore italiano. Barrois, che ha diretto per molti anni il servizio di igiene mentale dell'Armée, ha visto sfilare davanti a sé mezzo secolo di storia, dalla «sporca» guerra di Algeria alla «giusta» guerra del Golfo. Attraverso una serie di figure classiche, dall'oplita greco al cavaliere medioevale e alcuni con la guerra del Golfo. Doveva essere la celebrazione del conflitto chirurgico, dell'opzione zero morti: al servizio di una giusta causa la tecnologia elimina il ruolo dell'uomo anche in termini di perdite. Poi sono arrivate le immagini allucinanti della autostrada della morte e dei palazzi sbriciolati, per errore, dalle bombe intelligenti. In nome di che cosa, allora, si può andare in battaglia? Una risposta arriva dalla mitica Legione francese: assumere su di sé il peso dell'eccesso senza inutili alibi, crearsi un valore assoluto, la fedeltà al gruppo, ai compagni, che non è transitorio perché non dipende dalle ideologie. E forse non è solo un paradosso la proposta lanciata dall'ultimo «mastino della guerra», Bob Denard, mercenario specializzato nel portare a termine gli affari sporchi che disturbano le Cancellerie: arruolare tra ì caschi blu dell'Onu proprio i mer¬
Persone citate: Barrois, Bob Denard, Claude Barrois, Mladic
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