Una bomba ecologica alla Falchera di Giuliano Dolfini

Scoperta una discarica di liquami industriali e amianto, grave rischio di inquinamento Scoperta una discarica di liquami industriali e amianto, grave rischio di inquinamento Una bomba ecologica alla Falcherà Duecento fusti e dieci cisterne ricolmi di veleni Alla Falcherà, dove la strada Barberina devia sulla sinistra di via Cuorgnè e s'immette in campagna, verso la cascina Antioca e la tangenziale di Caselle, i vigili urbani del Nucleo ecologico hanno scoperto una «bomba chimica», una nuova discarica abusiva di rifiuti tossici. Nascosti in un boschetto di acacie e carpini, ormai coperti da una folta e incolta vegetazione tra rovi e cespugli, quasi una «terra di nessuno», sono stati individuati circa 200 fusti, in gran parte ancora pieni di sostanze chimiche e residui di lavorazioni. E percorrendo i sentieri si è giunti anche alla scoperta di una decina di cisterne, alcune completamente interrate altre mimetizzate tra le erbacce e le piante nelle quali si sospetta che ci siano ancora migliaia di litri di liquidi tossici e di morchie. I vigili del Nucleo ecologico hanno già presentato una denuncia contro ignoti per «abbandono di rifiuti industriali e chimici e per inquinamento del suolo». II via alle indagini che hanno consentito il ritrovamento del deposito abusivo è stato dato da un vigile. Nella zona correvano voci di un'azienda che aveva abbandonato materiale nei capannoni. Le informazioni raccolte sono state comunicate al dottor Giovanni Salvatico, comandante del Nucleo ecologico. Ieri mattina il sopralluogo. I fusti di lamiera, in tutto 200? ognuno del peso di circa 200 chili, sono apparsi corrosi e in gran parte forati; al loro interno residui di grassi e acidi, scarti di lavorazioni industriali, dai quali sono stati prelevati campioni per le analisi in laboratorio. «Sono stati abbandonati da almeno un decennio - ha precisato il dottor Salvatico -. In parte sono stati distrutti dalla ruggine, ma certo le sostanze contenute hanno favorito la loro corrosione. I "veleni" devono essere penetrati nel terreno. E poco distante corre un canale». Il rischio di inquinamento è gravissimo. Ha precisato: «Quest'area appartiene alla ditta Silgra (Società italiana lavorazione grassi) il cui fallimento avvenuto nell'81 s'è concluso in tribunale soltanto nel '92». Si sospetta che i fusti possano essere stati abbandonati nella zona da questa società. Ma il sopralluogo ha riservato altre sorprese. All'interno della ex Silgra (i capannoni sono stati affittati come deposito di materiale edile da parte della società «Crea», di via Taggia 12, titolare Antonio De Angelis), sono state scoperte vasche e cisterne interrate. I vigili ritengono che in questi contenitori ci siano altri liquidi e morchie, residui industriali. Filippo Rubino, autista della Crea, era sul posto accanto ad alcuni operai che stavano lavorando con la fiamma ossidrica su lamiere. «Da due anni quest'area è utilizzata come magazzino di materiale edile ha detto -, qui abbiamo soltanto ponteggi e gru, il resto appartiene a chi ci ha preceduti». Per completare il quadro della discarica abusiva, sono stati trovati anche mucchi di lastre di «Eternit» (costruite con fibre di amianto), ormai sbriciolate dalle intemperie e quindi molto pericolose, oltre a fusti di oli rovesciati e serbatoi coperti da assi e chiusini. Ora i vigili del Nucleo ecolo- gico hanno messo tutto sotto sequestro, fusti, vasche e cisterne sotterranee. Campioni dei residui contenuti saranno inviati al laboratorio di Sanità pubblica di Grugliasco. I tecnici dovranno individuare i «veleni» della Falcherà. Giuliano Dolfini •;""\ fi 1 Queste alcune delle vasche esterne che contengono residui di lavorazioni industriali Da sinistra un vigile durante il sopralluogo si cala in un cunicolo sotterraneo dove si trovano le cisterne All'esterno invece i fusti ormai corrosi nascosti tra piante e rovi

Persone citate: Antonio De Angelis, Crea, Filippo Rubino, Giovanni Salvatico, Salvatico

Luoghi citati: Grugliasco