Rissa sull'Europa a due velocità

Rissa sull'Europa a due velocità Rissa sull'Europa a due velocità Roma, con altri nove, finisce sul libro nero CLASSIFICHE PERICOLOSE Lm INTENZIONE tedesca, ™ così dice il padre dell'idea di un'Europa a due velocità, è di accelerare l'unificazione, ma la realtà è ben diversa. Sull'ipotesi di creare Paesi di serie «A> e Paesi di serie «B», tra cui l'Italia, l'Unione europea si sta polverizzando, almeno nelle dichiarazioni che vengono rilasciate a raffica dai responsabili politici dei Dodici. Arroccato sulle sue posizioni, Wolfgang Schaeuble, capogruppo del partito cristiano democratico tedesco, continua a proporre un «nocciolo duro» formato solo da Francia, Germania e Benelux: «Nessuno deve rimanere escluso - dice Schaeuble - ma se dovesse essere la nave più lenta a stabilire la velocità del convoglio l'unità europea non si raggiungerebbe mai». La pervicacia di Schaeuble non è assolutamente in sintonia con la tranquillizzante telefonata che il Cancelliere Kohl ha fatto a Berlusconi: in effetti, può trattarsi solo «di un'ipotesi di lavoro in vista della conferenza per la revisione del Trattato di Maastricht del 1996», come ha garantito il Cancelliere, ma è un'ipotesi che trova sostenitori di grosso calibro, ad esempio il ministro delle Finanze Theo Waigel e il presidente della potentissima Bundesbank, Hans Tietmeyer. Il numero uno della Banca centrale tedesca parla in particolare di un modello «a cerchi concentrici» in cui gli Stati di quello che definisce «nucleo interno di stabilità» dovranno legarsi su base più ampia e più in fretta degli altri. Il pericolo che questa scelta possa dividere l'Europa verrebbe superato lasciando aperta la porta della «serie A» ai Paesi che, in un secondo tempo, superino l'esame. Sull'altro lato della barricata, fra i campioni del partito «antidiscriminazione», c'è il ministro degli Esteri Klaus Kinkel, liberale, che rifiuta le due velocità con uno slogan: «l'Europa non è solo Berlino, Parigi o Londra, ma anche Praga, Budapest e Tallin». Al suo fianco si schiera il rappresentante tedesco nella Commissione eu¬ ropea, Martin Bangemann: «L'idea di Schaeuble - dice senza mezzi termini - è una follia che può spaccare l'Ue». E dà ragione all'Italia: «E' un membro fondatore dell'Unione e c'è chi la vorrebbe mettere in serie B. Capisco che sia inaccettabile». Gli stessi economisti tedeschi vanno con i piedi di piombo. L'Italia, soprattutto se guardata dal punto di vista del risanamento della finanza pubblica, non avrebbe in effetti i titoli per far parte del plotone di testa e, tutto sommato, la cosa non sarebbe poi così drammati¬ ca. Anzi, sostengono, un'Unione a due velocità sarebbe un bene per l'Italia stessa, che, temporaneamente fuori dalla serie «A», avrebbe il tempo di integrarsi meglio con gli altri partners. «Ma - sottolinea Joachim Vorz del centro studi berlinese Diw - il problema di un'Europa a due velocità è soprattutto politico e non bisogna dimenticare che l'Italia, oltre ad essere tra i sei Paesi fondatori della Comunità, ha sembre manifestato una forte vocazione comunitaria». Cifre alla mano ad assegnare all'Italia un posto nel girone dei «peccatori» c'è il comitato monetario dell'Unione europea, che ha appena terminato i rapporti sui conti pubblici dei dieci Stati che, al momento, non rispettano i parametri fissati nel trattato di Maastricht. Comunque la «pagella» del comitato non vuol essere una voce prò o contro le due velocità. E il presidente dell'Istituto monetario europeo, Alexandre Lamfalussy, invita la Germania a pensare al suo deficit piuttosto che a dividere l'Europa in serie «A» e «B». «Le cose si evolvono in fretta. Non penso che oggi si possa fare classifiche per il futuro. Molto dipenderà dalle situazioni di bilancio e il passivo strutturale della Germania è preoccupante, soprattutto a lungo termine». Il pattuglione contrario al «nocciolo duro» proposto da Schaeuble si ingrossa con i nomi del premier britannico Major, del ministro degli Esteri francese Juppé, del primo ministro spagnolo Gonzalez e del responsabile della Commissione europea per gli affari finanziari e moneta ri, Christophersen. Ma, secondo Lamfalussy, la diatriba non durerà a lungo. A farla afflosciare ci penserà la ripresa economica, che l'Istituto monetario europeo prevede «solida e generalizzata» per i prossimi due anni. Vanni Cornerò L'Istituto monetario a Bonn «La Germania stia attenta al suo deficit strutturale» Sopra il premier Major e, a destra, il ministro Waigel