La lira sbanda Dini niente allarmi

L'Fmi avverte: la recessione è finita, inflazione a rischio, il governo deve essere credibile L'Fmi avverte: la recessione è finita, inflazione a rischio, il governo deve essere credibile La lira sbanda. Dini: niente allarmi //Fondo rialza ilpil dell'Italia MILANO. «Non ci sono motivi di allarme sui mercati. Le tensioni sui cambi riflettono una situazione internazionale. L'economia italiana merita, e può funzionare anche con una lira più forte». E ancora: «Non ci devono essere allarmismi sulla finanziaria, che sarà seria, e non certo debole nella direzione del risanamento. Per la prima volta la spesa corrente crescerà nettamente meno del prodotto interno lordo. L'allarme di Martino sul debito si riferiva a eredità passate». Niente paura dunque: parola di Lamberto Dini. E' metà pomeriggio, e nel corso della conferenza stampa a Palazzo Chigi, il ministro del Tesoro interviene per cercar di placare gli allarmismi che, dal mattino, percorrono i mercati, portando al ribasso Borsa e lira. Piazza Affari ha avuto un'altra brutta giornata, che si è chiusa con un calo dell'1,52% dell'indice Comit e dello 0,94% del Mibtel, e un giro d'affari che ha superato a stento i 500 miliardi. Quanto alla lira, presa tra i due fuochi - un dollaro che scivola indietro e un marco che si rafforza risente del supermarco, nei confronti del quale perde circa sette punti. Affievolendosi col passare delle ore. E questo, nonostante il portavoce del governo, Giuliano Ferrara, poco prima delle tredici avesse dichiarato a sua volta: «In merito ai rumori di Borsa di chiara marca speculativa, il governo precisa che le dichiarazioni del ministro degli Esteri, Antonio Martino, fatte ieri sera a Modena, sono state mal interpretate». Non c'è dubbio che le affermazioni di Martino abbiano avuto un certo peso nell'aggravare il malumore degli operatori, e la già scarsa propensione agli acquisti. Anche se la crisi di fiducia dei mercati va piuttosto collegata ad un clima più generale di grande incertezza sulla tenuta della maggioranze e sulla efficacia della manovra finanziaria. Un aiuto ieri è arrivato dal Fondo monetario che, secondo un rapporto diffuso dall'Ap-Dow Jones, ha deciso di rialzare i tassi di crescita del prodotto lordo italiano. Secondo l'Fmi nei prossimi due anni sarà più forte del previsto: passare dall'1,1 all'1,5% a fine anno e nel '95 andrà ancora meglio (crescerà dal 2,5 al 2,8%). Il messaggio forte che arriva dagli esperti del Fondo è esplicito: la recessione è finita, cogliete al volo la ripresa. E l'Italia? Deve far quadrare i conti, stare attenta al rischio-inflazione, puntare al consolidamento fiscale. Insomma: fa parte di quel blocco di Paesi (con Svezia e Finlandia) dove «i governi devono guadagnarsi credibilità». Ma torniamo ai mercati. Ieri, un altro elemento di depressione è venuto dalle Borse europee, tutte più o meno fiacche. Ma che l'atteggiamento generale degli investitori esteri nei confronti dell'Italia, e anche quello degli investitori nostrani, non sia oggi positivo, lo si capisce dalle vistose assenze in piazza Affari, e dall'andamento della lira e dei titoli di Stato. A metà seduta, il secondario telematico registrava un deprezzamento di una lira per i Btp decennali, di una lira e mezzo per i trentennali, e un calo di 60-70 centesimi nei Btp a cinque anni. Quanto al listino, aveva dimostrato fin dalle prime battute una netta tendenza al ribasso. Né era riuscito a spezzare il trend negativo un accenno di ripresa verso le dodici e mezzo, che aveva ridotto le perdite per alcuni titoli. Nonostante le dichiarazioni di Ferrara, subito dopo la Borsa era di nuovo scivolata nella apatia, lasciando prevalere nettamente le vendite. A fine seduta Fiat lasciava sul parterre un po' più dell' 1 %, Generali lo 0,65%, Stet l'I,9%, Credit e Fondiaria oltre il 2,5%. In controtendenza, ma di pochissimo, Montedison, Italcementi, Comit. Per la lira, il calendario della giornata la vede in apertura a 1012,18 contro marco. A metà seduta la nostra valuta scivola a 1016,50, mentre il dollaro è scambiato a 1571 lire contro le 1571,5 dell'apertura. Più avanti c'è un peggioramento: la lira contro marco segna 1018. Poi si risolleva. Ma per poco. Sul finale un consistente ordine di vendita la fa di nuovo arretrare a quota 1018, livello sul quale chiude. A rafforzare il marco contribuiscono anche le prospettive di ripresa dell'economia tedesca, che tra l'altro allontanano, in Germa nia, le ipotesi di nuovi ribassi dei tassi. [v. s.) ^Tosgi

Persone citate: Antonio Martino, Dini, Giuliano Ferrara, Lamberto Dini

Luoghi citati: Ferrara, Finlandia, Italia, Milano, Modena, Svezia