«Ferrara? Ah sì, quello in tv»

«Ferrara? Ah sì, quello in tv» «Ferrara? Ah sì, quello in tv» Battute ironiche di Borrelli La parola d'ordine: prudenza MILANO. «Non c'è nulla di strano che tecnici di un settore dibattano della materia di quel settore». Circondato da taccuini e telecamere Piercamillo Davigo si difende: dalle accuse di chi dice che i magistrati stanno debordando, sono contro la Costituzione, escono dal ruolo. Giornata di polemiche, a Palazzo di Giustizia. Da Roma rimbalzano le dichiarazioni. Del ministro Giuliano Ferrara, il portavoce del governo, che è contro, fortissimamente contro l'iniziativa dei magistrati del pool milanese. «E' che i miei colleghi le cose se le vanno a cercare», dice Gerardo D'Ambrosio, il procuratore aggiunto che continua a dichiararsi contrario al progetto chiudi-Tangentopoli. Nel metodo e nella sostanza. Curioso destino quello di D'Ambrosio. Adesso rischia di passare per uno che va d'accordo con l'italoforzista Giuliano Ferrara. E a chi glielo fa notare risponde: «Nella vita può accadere di tutto, anche questo. Ognuno fa il suo mestiere, Ferrara fa il parlamentare». «Non fatemi dire altro che ho già detto tutto», conclude D'Ambrosio. E mantiene la parola. Silenzio-stampa assoluto mentre il suo ufficio rimane vuoto per tutto il pomeriggio. Tocca al pm Davigo fare una difesa a 360 gradi della proposta elaborata con Di Pietro, Colombo, Greco e alcuni «luminari» del diritto e dell'avvocatura. Dice: «Ah, non ci sarebbe stata polemica se il progetto fosse stato solo dei legali? Ciò dimostra lo spessore delle polemiche». Poi, tutto d'un fiato, butta lì: «I magistrati segnalano solo quello che deve essere fatto. Io non sono mica andato in Parlamento a premere un bottone». Qualcuno gli ricorda che dopo il decreto Biondi, quando il pool annunciò le dimissioni, la parola d'ordine fu una sola: i magistrati applicano le leggi e basta. E adesso? «Là c'era un problema di coscienza. Ora abbiamo elaborato solo una proposta». Sono le 11 e 50 quando le agenzie battono la presa di po- Pier Camillo D go sizione (negativissima) del ministro Ferrara. E allora tutti di corsa dal procuratore capo. Dalla soglia della sua stanza Borrelli cerca di liquidare tutti con una battuta: «Ah, sì, Ferrara. L'ho visto qualche volta in televisione». A chi gli chiede se non vuole replicare ad una fonte autorevole come Ferrara, Borrelli prima risponde: «Che sia autorevole lo dice lei». Poi dice di non aver altro da aggiungere. Alle 17 e 20 è ancora lui ad avvisare che il progetto è oramai pronto per essere dato alla stampa. Ironizza ancora sulle parole di Ferrara, e dice: «La proposta scadente è venuta fuori che è una cosettina...». Poi fa il segno con la mano che si tratta di cosa prelibata. Alle 18 il piatto è servito. Gli avvocati e i magistrati del pool si preparano alla sfilata davanti alle telecamere, con il loro parto (18 punti) tra le mani. Ma nell'aria c'è ancora l'eco delle polemiche che arrivano da Roma: la Lega dice «sì», Berlusconi «ni» e Alleanza Nazionale ancora «sì», fortissimamente «sì». «Alleanza nazionale è con noi? Vuol dire che sono i più intelligenti, quelli che hanno capito tutto della nostra proposta», taglia corto Francesco Greco, l'altro magistrato del pool da due giorni in conclave. Non c'è verso di strappargli un commento sugli strali che arrivano da Roma. «Ferrara? Che gli devo dire, mi sta pure simpatico», butta lì Greco. «La nostra non voleva essere una prevaricazione, una forzatura. E' un contributo di buona volontà per un obiettivo di primaria importanza: l'uscita da Tangentopoli», cerca di buttare acqua sul fuoco l'avvocato Oreste Dominioni, docente universitario e legale anche di alcuni imputati del gruppo Fininvest. Stessa musica da Gherardo Colombo: «E' eccessivo chiamarla proposta: si tratta di idee, di un discorso che maturava da tempo. Pensiamo possa servire per superare l'attuale momento». Fabio Poletti Pier Camillo Davigo

Luoghi citati: Ferrara, Milano, Roma, Tangentopoli