Giuliano il portavoce che parla in proprio di Pierluigi Battista

M Giuliano, il portavoce che parla in proprio IL MINISTRO EI GIUDICI CROMA HI parla? Di chi è quella voce che fa vibrare e scricchiolare le mura di Palazzo Chigi, quella tosse squassante che per un po' sembra che il governo stia per deflagrare e invece basta un po' di sciroppo per placarla e raschiarla via? Troppo facile rispondere Giuliano Ferrara. Sì, ma quale Ferrara? Il Ferrara «portavoce» del governo o quello che svolge la mansione di ministro dei Rapporti con il Parlamento, il Ferrara che rivendica alla faccia di un suo frastornatissimo collega ministro la propria identità di «persona libera» o il Ferrara-Lin Piao vissuto come il più stretto compagno d'armi del Grande Timoniere, il Ferrara ludico che ama rappresentarsi come un «eccesso vivente» o come lo scaltro consigliere segreto del Principe che candidamente si presenta davanti agli schermi di un tg dichiarando le proprie generalità, «Giuliano Ferrara», neanche fosse davanti a un plotone di carabinieri? Ferrara inafferrabile. Detta così, con quella stazza di portavoce, potrebbe quasi far sorridere. Ma che imbarazzo, per quelli della maggioranza, polemizzare con uno, dieci, cento Ferrara. Contro il Ferrara che tuona contro il pool milanese parte all'attacco Fini. Cautamente, però: dovesse mai pronunciare una parola di troppo contro un Ferrara troppo vicino al presidente del Consiglio. E Roberto Maroni in diretta tv? Una parodia di Pirandello, con un ministro che davanti alle telecamere proclama che quel Ferrara che tutti conoscono non è il vero Ferrara che conosce lui, nel senso che il Ferrara portavoce non può aver detto ciò che ha detto il Ferrara ministro che a sua volta non può essere il Ferrara che corre soltanto per se stesso... E così via, come se, anziché esibirsi in una conferenza stampa, Maroni stesse a fatica smontando una matrioska in cui non si sa mai quando arriva il Ferrarino più piccino. Poi sull'onda delle bellicose dichiarazioni mattutine di Ferrara, sopraggiunge il referendum sul Ferrara sì, Ferrara no. No, quasi tutti i pezzi grossi della maggioranza. Ni, lo stesso presidente del Con- sigb'o, con annesso brivido per chi nelle ovattatissime parole berlusconiane scorge addirittura un principio di «sconfessione» del portavoce. Per il sì un inedito schieramento: Gerardo D'ambrosio, Ersilia Salvato di Rifondazione comunista, il progressista garantista Luigi Manconi nonché la pattuglia iper-garantista della §111111 maggioranza con Tiziana Maiolo, Vittorio Dotti di Forza Italia, Marco Taradash, Vittorio Sgarbi. E altre briciole. Ferrara solo. Ma appunto, quale dei mille Ferrara? Non il portavoce ufficiale del governo, che altrimenti quest'ultimo sarebbe già bello che spacciato. Né il Ferrara che parla soltanto per sé: una voce in più nell'infinito cicaleccio della nuova, loquacissima politica della Seconda Repubblica. Apparentemente solo resta invece il Ferrara che in sé comprende tutti gli altri: il custode delle ragioni forti del ber- lusconismò, l'interprete della «purezza» d'origine che lascia ad altri il compito defatigante della mediazione e del principio di convivenza senza il quale una maggioranza così composita non potrebbe reggere, e assume per sé il compito (talvolta ingratissimo, come è accaduto ieri) del portabandiera. Il che non implica l'obbligo della faccia feroce sempre e comunque. E del resto, non fu proprio Ferrara a suggerire a Berlusconi il plateale omaggio a Giorgio Napolitano, oppure la lettera cordialissima con cui il presidente del Consiglio salutava il nuovo segretario del pds D'Alema? Faccia feroce, non sempre. Ma inclinazione al gioco pesante, alla strategia dello sfondamento, alla guerra guerreggiata contro il nemico di turno, tutto questo sì. Con una radicalità, una propensione al muro contro muro, un estremismo talvolta esplicito («sono un eccesso vivente») che si attagliano perfettamente alle attitudini psico-fisiche di Giuliano Ferrara. Portavoce. Anche se in solitudine. Pierluigi Battista qdi, se le 24 pagine di di «noteJÉ M qsta proposta (o contributo, o progetto)?». Un zione he nella Giulianoche parsigb'o, cchi nelberluscora un prdel portschieram

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