Ernest sotto il macho un puffo di Fabio Galvano

il caso. Gruppo di studiosi «corregge» Hemingway: femminista e ambientalista il caso. Gruppo di studiosi «corregge» Hemingway: femminista e ambientalista Ernest, sotto il macho un puffo Sesso, alcol e caccia erano una maschera LONDRA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Il vecchio e il mare? No: potrebbe piuttosto essere intitolata «il vecchio e il politically correct» la nuova chiave di lettura del personaggio Hemingway. A 33 anni dalla morte si assiste a una gara, e non soltanto negli Stati Uniti, per ripresentare il «macho della letteratura» come un delicato romantico. L'uomo che girava il mondo col fucile in una mano e la bottiglia di rum nell'altra, alla ricerca di avventure, animali feroci, risse e donne, riaffiora dalla nuova lettura dei suoi romanzi e di numerosi documenti finora rimasti sotto chiave come un'anima gentile, addirittura con un atteggiamento più che progressista nei confronti delle donne. «Quello che credevamo di conoscere non era lui», ammette trionfalmente Linda Wagner-Martin, professoressa all'università della North Carolina e presidentessa della Ernest Hemingway Society. Un selvaggio fatto di maschilismo monolitico? Macché: i tori in Spagna, le belve in Kenya, il maquis in Francia, gli squali affrontati con la mitragliatrice a Cuba, la caccia agli U-boot tedeschi in Atlantico non riflettevano coraggio o stoicismo portati a un livello ossessivo. No: il vero Hemingway, sostiene la nuova ondata critica, era un incompreso. «Il macho era un trucco per difendersi dal mondo», afferma uno studioso hemingwaiano, Robert Gajdusek: «La sua gentilezza e sensibilità erano piuttosto straordinarie». «Non abbiamo mai conosciuto il vero lui - fa eco uno dei suoi numerosi biografi, Michael Reynolds - perché il mito oscurava l'uomo». Ma è proprio quel mito a provocare la riscoperta in chiave «politicamente corretta» dell'uomo morto suicida con il corpo e la mente straziati dagli stravizi e dall'alcol, un rottame non solo umano ma anche - dicevano già i suoi critici - letterario. Insomma, se Hemingway non fosse stato Hemingway nessuno, forse, si sarebbe curato di «riscoprirlo»; di riesumarlo da decenni di destituzione critica e disprezzo femminista. Non passa anno senza che esca una nuova biografia o senza una manciata di convegni internazionali - persino due in Cina, l'anno scorso - aumentati da una fiorente Hemingway Society che pubblica addirittura una periodica Hemingway Review. E' stata proprio in una di queste occasioni, un convegno in luglio a Parigi, che la riscoperta è stata definitivamente sancita, dando il via alla rilettura che rimbalza ora fra Europa e Stati Uniti. Lo ha consentito una quantità di mio-, vi documenti lettere, diari, manoscritti inediti - messi a disposizione degli studiosi dalla John Kennedy Library di Boston. Sono i documenti, appunto, da cui emerge un uomo complesso, sensibile e morale dietro l'immagine attenta¬ mente coltivata dello scrittoreguerriero. «Per quarant'anni dice Gajdusek - l'ho trattato nelle mie lezioni alla San Francisco State University con troppa sufficienza, come scrittore e come uomo. Ora devo espiare quel peccato: la sua esistenza era molto più complessa di quanto credessimo». Il più recente contributo alla rilettura viene da un libro - He¬ mingway Genders, pubblicato dall'università di Yale - in cui due accademici americani, Robert Scholes e Nancy Comley, riesaminano quel controverso aspetto della sua narrativa che era la presentazione dei personaggi femminili. Essi giungono alla conclusione che, anziché essere «deboli e superficiali» - come ha sovente affermato la critica femminista - essi hanno «at- tributi di genere comunemente codificati come maschili». Anche le sue donne, insomma, hanno i pantaloni. Hemingway, essi affermano, era «coscientemente preoccupato da problemi legati a genere, ambiguità dei sessi, alternative erotiche e la complessità della sessualità umana». Non che fosse gay; semplicemente affrontava questi temi con grande interesse, la sua comprensione tenuta sotto chiave perché non compromettesse l'immagine. Non tutti, però, sono d'accordo. «Animo sensibile? Arrivava come un bufalo, gridando e dando spintoni», ricorda lo scrittore Budd Schulberg: «Ernest era un prepotente». Con le sue quattro mogli, si osserva, Hemingway ha avuto relazioni violente, e non c'è nulla che possa cambiare questa realtà. Certo, replica Linda Wagner-Martin: il problema può risalire al difficile rapporto con la madre Rose; ma dopo tutto è vissuto con quattro sorelle e quattro mogli e capiva e amava le donne. «Quello che cercava era una donna forte. Era un romantico all'estremo». Non c'è niente da fare: a Key West possono ricreare nei bar e nei negozi un clima hemingwaiano legato all'immagine macho, ma oggi è di moda la nuova lettura. L'archeologia letteraria va a ripescare il secondo dei suoi tre figli, Patrick, che ammette la propria confusione di fronte ai volti diversi di Papa Ernie, ma che dichiara di averlo adorato come padre: «Quello che i biografi sovente vogliono trascurare è quanto fosse bene intenzionato. Alla mia fanciullezza ha dato una qualità magica». «L'Hemingway più vero e più importante - gli fa eco il biografo Jeffrey Meyers - era l'uomo riflessivo, che scriveva i libri e nascondeva sotto la maschera dell'uomo d'azione la sua sensibilità innata». Così, si dice oggi, la leggenda ha distrutto il vero artista. Fabio Galvano «Era soltanto un incompreso he si difendeva dal mondo». Ma non tutti sono d'accordo: «Storie: era un prepotente» , Ernest Heminvisto da LevSotto: il figlio Patrick nel '45 «us«u Qui accanto: Ernest Hemingway visto da Levine. Sotto: il figlio Patrick nel '45