« Costretti a uccidere i genitori»

« AFRICA L'Unicef: 150 mila orfani, molti obbligati all'omicidio dai loro aguzzini « Costretti a uccidere i genitori» Ruanda, nuove denunce sul calvario dei bambini ROMA. Bambini ridotti a esseri vegetali, abituati per settimane a vivere arrampicati agli alberi come scimmie. E costretti a uccidere i loro genitori, secondo le spaventose regole della pulizia etnica applicate dalle etnie ruandesi: uccidi se non vuoi morire. Oppure costretti ad assistere al massacro di amici e congiunti, perché lo scopo dei loro aguzzini è quello di lasciare il segno: traumatizzare i figli della tribù nemica. «Un effetto raggiunto in molti casi: non mangiano, non dormono, si limitano a guardare nel vuoto», dice Guido Bertolaso, vice direttore generale dell'Unicef e fresco reduce dall'inferno del Ruanda. Per Bertolaso, relatore di una conferenza stampa dell'Unicef, mai l'infanzia è stata coinvolta così profondamente in un crimine. Lo testimonia no le cifre della tragedia. 15U ! mila bambini abbandonati o resi orfani dalla guerra, compresi quelli nei campi profughi al di là dei confini. Tra i i due e i cinque su mille scom! paiono quotidianamente. Alla ■ mercè delle 50 mila mine dil sperse nel Paese (ogni giorno ! in media due bambini vengo j no uccisi o mutilati dagli ordi ' gni). E di una situazione sani¬ taria gravissima con colera, dissenteria e morbillo epidemico che continuano a fare strage a Goma e Bukavu, i due principali campi profughi in Zaire. Eppure, sostiene Bertolaso, bisogna reagire, tutto è ridotto a terra bruciata ma grazie alle organizzazioni umanitarie governative e non, in Ruanda non si muore di fame. Mancano anche i giocattoli, tanto che non e raro vedere i bambini di Kigali divertirsi con un teschio. Ma nei campi profughi si progetta la prossima apertura delle scuole; già suno disponibili novemila kitse noia, scatole contenenti tutto l'occorrente per riprendere le lezioni Manca, però, il personale insegnante che deve essere specializzato, non possono essere sprovveduti ad occuparsi di bambini trauma rizzati. Altri progressi si registrano nel programma di ricongiungimento dei bambini alle famiglie. Grazie anche a una multinazionale che ha fornito il materiale per procedere alla identificazione di tutti i bambini rifugiati a Goma. Poi, per diffondere propaganda a favore della pace, il ritorno a scuola per esempio, viene utilizzata una stazione radio. Nella speranza di contrastare i messaggi via etere di altro tenore diffusi dalle varie etnie. Bertolaso non si è limitato a parlare di ciò che ha visto e delle soluzioni per uscire dalla tragedia, ha lanciato anche delle accuse. Contro le stesse Nazioni Unite per il ritardo con il quale sono intervenute: «Sento un forte senso di colpa per l'incapacità che l'organizzazione della quale faccio parte ha palesato nella crisi del Ruanda Speriamo che all'indomani della tragedia il mondo abbia imparato la lezione». E poi, con un occhio al Cairo dove si sta svolgendo la conferenza sulla questione demografica, una tragica constatazione: «Sembra proprio - accusa Bertolaso - che fino ad oggi il genocidio sia stato considerato la politica di controllo demografico più efficace: fino a poco tempo fa in Ruanda si registrava un altissimo tasso di natalità, fino a sette figli per ogni donna, oggi il problema è risolto». Ritardi e incertezze nell'impegno internazionale, una volta tanto non riguardano l'Italia. Tramite il comitato italiano per l'Unicef già è stato inviato 1 miliardo e 800 milioni di lire (a proposito: versamenti sul ce. postale 745.000, intestato Unicef Italia, causale «per i bambini del Ruanda»). E anche il governo non è stato assente: due miliardi e mezzo e aiuti tecnici. [s. s.l jjl Bambini rimasti orfani o separati dai genitori nei combattimenti e nelle marce di trasferimento affollano il campo profughi di Kigali. nello Zaire [FOTO SEUTERj

Persone citate: Bambini, Bertolaso, Goma, Guido Bertolaso