lega cartellino rosso a Rocchetta

Via dal Carroccio anche Marilena Marin e Vittorio Aliprandi: abbiamo fatto pulizia Via dal Carroccio anche Marilena Marin e Vittorio Aliprandi: abbiamo fatto pulizia lega, cartellino rosso a Rocchetta «Troppo berlusconiano, espulso» MILANO. La sentenza, in nome del popolo leghista, sta scritta su un comunicato che inizia così: «Grande pulizia nella Lega Nord». E alle cinque del pomeriggio, dopo una veloce riunione del gran giurì dei probiviri, Franco Rocchetta, l'eretico della Liga Veneta, il sottosegretario agli Esteri, il più votato dai veneziani, finisce la sua avventura da presidente della Lega Nord. Fuori, cacciato dalla Lega. «Espulsione immediata decisa all'unanimità». Stessa sorte per Marilena Marin, moglie di Rocchetta, deputato ed europarlamentare, e per Vittorio Aliprandi, padovano, altro deputato. L'accusa, che per un leghista ha da suonare infamante, è «berlusconismo». Motivazione in dodici righe: «Gli onorevoli Marin e Rocchetta sono stati espulsi, al termine del Consiglio Federale, per aver tentato di danneggiare il Movimento impedendone lo sviluppo della linea politica, cercando di creare una scorciatoia nel Polo delle Libertà verso un partito unico di "berlusconiana origine" per ritardare il federalismo». Per Aliprandi è meno politica e più diretta: «Per non aver pagato la quota mensile che tutti i parlamentari della Lega Nord lasciano al Movimento, oltre che per essere stato in combutta con gli onorevoli Marin e Rocchetta che sostenevano la tesi berlusconiana del partito unico di destra». Umberto Bossi liquida l'espulsione del suo Presidente con appena due frasi: «Meno male, è un berlusconiano e allora che se ne vada da Berlusconi». Eppure, fosse stato Bossi il giudice unico, è probabile che Rocchetta se la sarebbe cavata anche questa volta. «Io non dimentico chi si è fatto il mazzo per la Lega», andava ripetendo ancora ieri mattina. E almeno altre tre volte Rocchet¬ ta era stato graziato: quando accusò Bossi di bonapartismo dopo la sconfitta alle amministrative di Venezia, quando dopo le ultime europee gli scaraventò addosso tutta la responsabilità del crollo, quando un mese fa gli diede del drogato e poi smentì. Ma questa volta la grazia non è arrivata. Colpa dell'ultima decisione di Rocchetta: l'annuncio, l'altra mattina a Roma, della na- scita della «Liga Nathion Veneta». Che ha sede, ed è un'aggravante, nell'ufficio di Treviso del deputato di Forza Italia Giacomo Archiutti, industriale del mobile. Come Presidente, Rocchetta era atteso ieri mattina al Consiglio Federale. Non si è visto, ma a fine mattinata si è fatto sentire con una dichiarazione da Berlino. Ed è stato il suo addio: «Il consiglio federale della Lega è una prigione nella quale ogni voce di dissenso viene soffocata. E' singolare che degli oltre 20 componenti uno solo capisca tutto di politica. Un novello Mao». E addio Rocchetta. Un addio gelido da Bossi. Malinconico da Gipo Farassino: «Franco era stato convocato, ma non è venuto. Domenica ero con Bossi a Venezia, lo avevo anche invitato e non mi ha risposto. So che era in giro a far volantinaggi». Farassino nelle ultime settimane era in odore di eresia, ma sabato sera ad Alzano Lombardo era salito sul palco ad abbracciare Bossi. «Sono sinceramente dispiaciuto per Rocchetta commenta -. Tanti anni di lavoro insieme non si dimenticano facilmente». Mezz'ora prima dell'espulsione Farassino era possibilista: «Non sappiamo se vuole formare una corrente, ma nella Lega non esistono. Espulso? Quien sabe...». Ma il consiglio federale non si è tanto affannato sulla vicenda Rocchetta. Piuttosto ha ascoltato Bossi e le sue spiegazioni sul prossimo varo del Partito Democratico: «Il Polo delle Libertà resta fino all'esaurimento della sua funzione, fino al termine della governabilità. Poi, se Berlusconi si prende Buttiglione, ci muoveremo anche noi. L'area democratica emergerà in questi mesi, e il Partito si realizzerà alla fine». [g. e] L'ex presidente contrattacca: «Il Senatur vuole soffocare ogni dissenso» Gli «espulsi» Franco Rocchetta e Marilena Marin In alto a destra: Umberto Bossi

Luoghi citati: Alzano Lombardo, Berlino, Milano, Roma, Treviso, Venezia