Gore ricostruiamo il futuro della Terra

4P Go Brundtland: pianificazione è il contrario di aborto. Benazir: il destino è nelle nostre mani Gore: ricostruiamo il futuro della Terra Alla Conferenza sulla popolazione protagoniste le donne IL CAIRO DAL NOSTRO INVIATO Dalla tribunetta degli oratori, Al Gore ha alzato in aria la mano, ha fatto una breve pausa d'effetto, poi ha scandito, lentamente, quasi ad accompagnare davanti agli occhi del mondo il pigro scorrere dei millenni: «Sulla Terra è dovuto passare il lungo tempo di 10.000 generazioni di uomini e di donne, per poter arrivare ai 2 miliardi di abitanti che c'erano verso la metà di questo nostro secolo. Ma poi sono bastati appena 50 anni perché quei 2 miliardi di terrestri diventassero più di 5; e sarà sufficiente un ancora minor tempo perché questi 5 miliardi di oggi diventino 10 miliardi o anche più... Quale straordinario e inquietante balzo nel cielo dell'umanità: diecimila generazioni per fare 2 miliardi di esseri viventi, ma poi il breve spazio della vita di un uomo - la nostra vita - basta a quintuplicarci a 10 miliardi». Non ci sono stati applausi, né mormorii di commento o di approvazione, nell'emiciclo che ospita qui al Cairo il Parlamento planetario chiamato a raccolta per la Conferenza sulla Popolazione e lo Sviluppo; i quindicimila delegati dei 175 Paesi che fanno oggi la storia del mondo conoscono bene quei numeri inquietanti, e le prospettive paurose che gli stanno dietro, e avevano poco da applaudire o confermare. Tocca a loro, piuttosto, trovare una linea, un accordo, per affrontare in maniera efficace questa minaccia che già oggi pesa sulle speranze di ciascuno dei 5 miliardi di noi uomini qualsiasi. Ma loro, i delegati della nostra speranza comune, sanno bene come gli orgogli nazionali, i privilegi del benessere, la pigrizia culturale abbiano poca voglia di prestare attenzione a queste grida disperate d'allarme. Prima il Vertice della Terra a Rio, nel '92, poi il Vertice dei Diritti Civili a Vienna, nel '93, ora il Vertice della Popolazione, qui al Cairo, e nel prossimo anno quello dello Sviluppo Sociale, a Copenaghen, e ancora nel '95 il Vertice della Donna, a Pechino, sono diventati gli spot drammatici di una campagna globale di «ripoliticizzazione» del nostro tempo: una campagna che, quasi con affanno, tende a recuperare il senso della società, il valore insostituibile dei rapporti tra individui e istituzioni. Nessuno di questi Vertici ha forza coercitiva; ma ognuno di questi appuntamenti che la Terra ha con la propria coscienza si fa occasione per riprendere il filo di un discorso unitario e riannodare la progettualità di un Nuovo Ordine Mondiale. Lo ha detto subito la signora Go Harlem Brundtland, ieri: «Sgombriamo il campo da ogni chiacchiera che s'è voluta fare sui giornali. O qui si decide e si attua un intervento reale, buono per tutti, oppure si va verso una bancarotta globale, dell'intero pianeta». La signora Brundtland è il premier della Norvegia (ma soprattutto è l'anima e l'ispiratrice di quel dossier dell'Onu sui rapporti Nord- Sud che ha costituito la base di tutte le politiche internazionali per lo sviluppo dei Paesi poveri); e le «chiacchiere» delle quali parlava sono le intense polemiche di questi giorni sul ruolo assegnato all'aborto dalla Conferenza del | Cairo. La Brundtland è stata franca, diretta, perfino sprezzante, verso i propagatori di quelle «chiacchiere», che poi sono il Vaticano e il fondamentalismo islamico: «Non ho ancora capito come la pianificazione familiare possa significare una promozione dell'aborto. L'aborto è l'ultima, tragica, sofferta, decisione di una donna; la pianificazione familiare, cioè la procreazione consapevole, è l'opposto di una politica dell'aborto». Applausi entusiasti. Anche Gore aveva detto cose simili: «Sgombriamo subito il tavolo da un falso tema: noi difendiamo l'aborto all'interno delle leggi che lo definiscono, ma gli Stati Uniti non cercano affatto di stabilire un nuovo diritto internazio- naie dell'aborto né credono che l'aborto debba essere incoraggiato come metodo della pianificazione familiare». Dietro queste parole passava una larga concessione degli Stati Uniti alle pressioni che il Papa aveva fatto quest'estate a Clinton e a quelle che il Vaticano ha fatto in tutti questi giorni qui al Cairo. Ma in realtà, come ci diceva poi anche la signora Brundtland, il fumo del Vaticano e dei fondamentalisti islamici, la «chiacchiera», il «falso tema», appaiono la copertura di un'insoddisfazione del mondo delle religioni per scelte che sono certamente laiche, lontane dai rigori e dalle limitazioni della dottrina: la pianificazione familiare, per esempio, l'educazione sessuale, le politiche contraccettive, nei documenti del Cairo sono legate alla soggettività individuale della donna, e non alla donna madresposa all'interno della famiglia. Ci diceva anche l'altra grande star di questa Conferenza, Nafis Sadik, presidentessa del vertice: «Forse sta arrivando davvero alla fine l'invisibilità della donna come individuo, come persona, opposta al ruolo che ha invece sempre avuto di moglie e di madre». Quello che sta al centro vero dello scontro ideologico è il nuovo potere che si consegna alla donna, il riconoscimento che la soluzione dei gravi problemi di degrado della Terra passano attraverso le sue scelte individuali, la sua autonomia di decisione. Mubarak, eletto presidente di questo Vertice, ha cercato di trovare uno spazio di mediazione con le tensioni del fondamentalismo, ricordando i valori ideali dell'Egitto come terra d'incontro tra culture, come geografia concreta d'una fusione tra tradizione e modernità, «tra scienza e religione». Ma la premier pachistana Benazir Buttho ha rilanciato il protagonismo femminile della Conferenza: pur rivendicando la propria fede e difendendo una concezione moderata dell'Islam, ha però ricordato che «Dio ci ha fatto, e ci vuole, tutti uguali, uomini e donne». La Buttho ha poi voluto raccontarsi come Luther King: «Io sogno. Sogno di un Pakistan, di un'Asia, di un mondo intero, dove ogni gravidanza sia stata pianificata, ogni donna sia protetta, ogni bimbo sia amato e accudito. E' dovere dei leaders politici non cedere alle pressioni di minoranze vocione e scomposte, ma guidare i popoli sulla strada dello sviluppo». L'hanno applaudita tutti, anche Mubarak. Poi la Buttho ha chiuso: «E' proprio il mancato sviluppo, il malessere sociale, a spiegare piuttosto l'aggressività del fondamentalismo da noi. Il nostro destino non sta nelle stelle, sta nelle nostre mani». E le ha alzate in aria, erano piccole mani di donna. Poi se n'è andata, fiera, dritta, orgogliosa di un mondo che chiamava a cambiare. Mimmo Candito Il vice di Clinton «Tra 20 anni rischiamo di ritrovarci in 10 miliardi» CONTRACCEZIONE CATTOLICI assimilata a un'«opera di morte» quando utilizza mezzi meccanici o chimici, è rifiutata in ogni forma «non naturale». Un principio affermato da Paolo VI nell'enciclica Humanae Vitae e ribadito più volte da Giovanni Paolo II PROTESTANTI accettata dalla grande maggioranza delle Chiese riformate, molte delle quali partecipano al movimento di pianificazione familiare EBREI ad eccezione degli ultra-ortodossi, i rabbini non hanno mai lanciato interdetti, a parte il dovere di ogni ebreo di assicurarsi una discendenza, conformemente ai dettami biblici ISLAM la contraccezione non è ostile alla legge islamica, secondo la tradizione in vigore dai tempi di Maometto. Ma gli integralisti invocano alcuni detti del profeta (hadith) sul dovere di procreare per rifiutare il controllo delle nascite BUDDISMO accettata per la pianificazione familiare, ma i buddisti preferiscono i mezzi preventivi (pillola, preservativo) a quelli più drastici (sterilizzazione, pillola del giorno dopo) Cinque religioni a confronto su sesso e procreazione ABORTO CATTOLICI formalmente bandito in nome del rispetto della vita umana fin dal concepimento. Collaborare a un aborto è peccato sanzionato con la scomunica PROTESTANTI sono divisi. Le Chiese luterane e riformate sono favorevoli in caso di pericoli per la donna. Gli evangelici sono sempre contrari H1|B 4P 0 FEDE E CONTROLLO DELLE NASCITE 0& H