HAMBURGER CITY USA

La verità la capisci allo stadio, quando ti danno la polpetta dentro ilpane. Poi vai a un buffet sardanapalico in cui scegli cosa aggiungerci: lì inizia il divertimento cibi D'autore. Lì dove la Coca si beve «nel» ghiaccio HAMBURGER CITY, USA i di kh HAMBURGER CITY, USA una vita di ketchup ENA freeway americana è una cosa molto diritta su cui ti vengono pensieri strani. Quella che porta da Salt Lake City a San Francisco si chiama l'Ottanta E' particolarmente diritta e dunque ti fa venire pensieri particolarmente strani. E' lì che mi è venuto in mente di quanto sono grassi gli americani, e di conseguenza tutta una serie di immagini su quel loro pantagruelico mangiare. Quando sono arrivato a San Francisco ne avevo messe insieme a decine. E ho pensato: se poi me le ricordo, magari le scrivo. Me le sono ricordate. Alcune, almeno. Una volta sono andato a vedere una partita di baseball. I Dodgers di Los Angeles contro non so chi. Mi ha stupefatto. Non credevo potesse esistere uno spettacolo così noioso. Davvero. C'è da dire che non avevo ancora visto un rodeo, ma insomma c'era da star male dalla noia. Allora ho chiesto un po' in giro per capire cosa mai ci trovassero loro per impazzirci dietro, e un giorno un signore mi ha detto: «Il baseball è la cosa migliore che puoi guardare se in quel momento stai mangiando». Ho poi fatto le prove davanti alla tivù e posso confermare. Non si riesce a mangiare guardando una partita di calcio, né una di basket, né un meeting di atletica, né una partita di pallanuoto: ma se c'è il baseball, sembra che l'abbiano studiato apposta. E' una questione di ritmi e di pause. Quel che fanno non è giocare: ballano al ritmo del tuo hamburger. Penso che abbiano tarato il tempo di attesa tra un'azione e l'altra sul tempo medio necessario per andare in cucina, prendere in frigo un'altra birra, e tornare sulla poltrona. Alla fine ho capito il baseball. E ho iniziato a capire perché sono così grassi gli americani. Gli americani sono così grassi che la misura small quasi non esiste. In compenso può capitarti di trovare magliette XXXL, che tradotto in chili fa una cifra bestiale. La cosa non è facile da capire perché in genere uno gli americani se li immagina orrendamente sani e esageratamente sportivi. Minimo minimo se li immagina tutti a correre in braghette e cappellino, come il Presidente. «Corriamo molto, ma non camminiamo mai», mi ha spiegato una volta la mia professoressa di inglese (XXL, così a occhio). Vero. Camminano solo per andare dalla casa al garage. Il resto è auto. E il sedile di un'auto è il posto migliore per un sedere che aspira all'extralarge. Mangiano, ma in modo strano. Ad esempio: il formaggio. Prima o poi finisci per chiedertelo: com'è che in un Paese di pascoli, vacche e cowboys, c'è praticamente un solo tipo di formaggio? Possibile che a nessuno sia mai venuto in mente lo stracchino? Non dico arrivare al sublime del Parmigiano, ma la ricotta? E il caciocavallo? Niente. Il formaggio americano è uno e uno solo: una roba che si usa a fette sottili mettendolo nell'hamburger. Quando un hamburger ha dentro quella roba diventa un cheesburger. Va giù più facilmente e c'è meno bisogno di lubrificarlo col ketchup. O con la Coca Cola. Già, la Coke. Impari molte cose, su di lei, in America. Prima: è più facile trovare la Pepsi. Seconda: evitare le varianti spiritose tipo il gusto cherry. Terza: la Diet è più buona e non ha niente a che vedere con quella che c'è qui. Ultima e fon- damentale: la Coca si beve col ghiaccio. E qui bisognerebbe fare, in Italia, dei corsi di aggiornamento per ristoratori, baristi e autogrillisti. Quando qui chiedi del ghiaccio nella Coca, la risposta inesorabile è: ma è fredda da frigo. Cosa c'entra? Sia detto una volta per tutte: il ghiaccio serve a diluire la Coca, non a raffreddarla. Per favore, non è difficile da capire. Serve a diluirla. E lasciate perdere la fighetteria della fetta di limone. Grazie. Capitolo hamburger. Hamburger, cheesburger, Macburger, Goldburger... Vicino a Custer (South Dakota) ho trovato anche il Brontoburger: lo vendevano a un parco divertimenti dedicato agli Antenati, i Flinstones, quelli dei cartoon, Wilma dammi la clava. Tutto in plastica, ma tutto tipo età della pietra Hanna e Barbera. E, per 4 dollari e 99, un Brontoburger. La vera natura dell'hamburger la capisci allo stadio, dove ti vendono la polpetta dentro pane e poi tu accedi a un buffet sardanapalico in cui scegli cosa aggiungere in mezzo al pane. E lì inizia il vero divertimento. Lì capisci che la polpetta, la carne,! è un puro pretesto, un supporto mentale, è come la linea melodica di Rossini: quel che conta non sta lì ma nell'accessorio, nell'abbellimento, nella fiorettatura. Quel che un tifoso dei Lakers riesce a far stare tra due fette di pane (e con una polpetta di carne tra i piedi) è sorprendente. Hanno anche una certa arte nel far stare in bilico le cose, a domare le salse, a impilare anelli di cipolla, a calibrare le fughe del bacon. Dei maestri, nel genere. Quando hai finito, prendi la «cosa» («hamburger» è diventato ormai un termine riduttivo), la posi su un vassoietto di carta con i colori della squadra del cuore, la seppellisci di patatine e torni al posto, di fianco alla moglie che sta finendo una pinta cu milkshake, al figlio uno, che si sta imprigionando in un colossale zucchero filato tricolore, al figlio due, che sta spalmandosi in faccia una pannocchia bisunta, e al figlio tre, l'anoressico, che sta mangiando popeorn caramellati viola. A pesarli tutti insieme si arriva più o meno al peso di una Panda. Aima prima osservazione superficiale, tutto ciò potrebbe suggerire lo spettro di immani disastri gastroenterici, una sorta di allegro e rabelaisiano suicidio di massa. Ma anche qui bisogna distinguere. Perché gli americani hanno un sistema di valori piuttosto elementare, in testa al quale, manco fossero ancora al tempo dei pionieri, sta il puro e semplice «salvarsi la vita»: sono dei fissati della sicurezza. E' un popolo che a un certo punto ha deciso di smettere di fumare, e l'ha fatto. E quando hanno deciso di andare ai trenta all'ora in città, coi loro motori mai sotto i tremila di cilindrata, l'hanno fatto. Gente che ci tiene alla pellaccia. Così, a compensare l'abuso alimentare, hanno messo su una serie di trucchi e normative che risulta evidente appena entri in un supermercato. Una sola scritta, onnipresente, ti assale: no cholesterol. Ancora un po' e la trovi anche sul dentifricio (sai mai che ne ingoi un po'). Sono riusciti a togliere il colesterolo anche dalla pancetta. Con un trucco che applicano su vasta scala: il sapore è di pancetta, il colore è quello della pancetta, la forma è quella della pancetta: però se guardi bene non è pancetta. E' soia. Truccata come un motorino di un quattordicenne di Modena. Analogamente trovi il burro che sa di burro, ha il colore del burro, ma è olio (vegetale, naturalmente). Fanno anche la confezione spray, del burro, dico, burro spray, giuro, mitico. Con una certa fierezza, tutti i prodotti confezionati sfoggiano uno specchietto delle sostanze contenute in cui brilla una sfilza di zero. Colesterolo zero, grassi zero, questo zero, quello zero virgola uno (ci sarà sicuro la versione diet in cui sarà zero bello tondo). Poi, assurdamente, trovi una valanga di coloranti (quelli tanto temuti dalle nostre parti) e un vasto assortimento di sostanze chimiche che provvedono a dare un gusto a quel niente confezionato. Coi coloranti si divertono un mondo: ti tiri in gola quella roba che ha le tinte della Cappella Sistina dopo il restauro dei giapponesi. Quanto ai gusti, è una propria e vera arte: anche l'acqua, la vendono al gusto che preferisci. Basta chiedere. Al mirtillo? Al mirtillo. In compenso non trovi quella normale, che non esiste: ne fanno una, di acqua minerale, che a forza di togliere sali di qua e sostanza nocive di là, arriva al grado zero del gusto; come bere l'acqua distillata che metti nel ferro da stiro. Già che poi uno si fa di Coca (Cola)... Nelle loro intenzioni, credo che tutto questo dovrebbe portare a una benedetta società di grassi bestiali che hanno una salute di ferro. Sul grasso, posso confermare. Sul sano, non so. Quel che so è quel che si impara, da tutto ciò: mangiare è una forma di divertimento. Se mangiando non ti diverti, cosa 10 fai a fare? Famosi per aver inventato il fast food, gli americani andrebbero piuttosto ammirati per aver scelto la strada del fun food. C'è qualcosa di infantile, ovviamente, in tutto ciò: ma chiaramente è il pregio della faccenda, non il difetto. Nell'americano medio rivive il bambino europeo medio che mangia lo stracchino attaccato al coltello come se fosse un cremino, e si piega alla minestrina solo quando è fatta con le lettere, per cui puoi scrivere cacca sul bordo del piatto. Sembra una cretinata, ma non lo è poi così tanto. Per quanto buono, un brasato è noiosissimo da mangiare: volete mettere un bell'hamburger con cui impiastricciarsi le mani mentre si pucciano patatine in una tavolozza di salse e si beve Coca da una cannuccia a sette snodi che se vuoi suona pure? Noi qui con le forchettine da pesce, e loro lì con gli hot-dog fritti e infilzati su uno stecchino, che li mangi come uno stick. Ogni tanto, sperduto tra nugoli di McDonalds, Wendy's, Taco Bells e Kentucky Fried Chicken, capita di trovare un ristorante all'europea, che fa piatti con nomi francesi, mette due bicchieri, e forse hanno perfino la Perrier. Ci passi davanti e dalle vetrine intravedi un'umanità tristissima, con le calze intonate ai pantaloni (i maschi) e le scarpe col tacco (le femmine). Parlano a bassa voce, e prima di bere si puliscono la bocca con l'angolo del tovagliolo. Fanno un po' pena, come i pesci negli acquari. Loro, con 11 loro menù, la candela in mezzo al tavolo e il cameriere che gli versa il vino. Sembrano naufraghi mesti, su un isolotto di Fiandra. Tutt'intorno, un oceano di ketchup. Alessandro Baricco Gioia nella foresta di Wendy's, McDonalds, TacoBells e Kentucky Fried Chicken Tristezza nel ristorantino francese dove ci si pulisce la bocca prima di bere La verità la capisci allo stadio, quando ti danno la polpetta dentro ilpane. Poi vai a un buffet sardanapalico in cui scegli cosa aggiungerci: lì inizia il divertimento Non esistono taglie per magri: solo extralarge e Leon treX Il baseball è sopportabile solo se lo si guarda mangiando s, ls n rger... Vicino a CuDakota) ho trovato ntoburger: lo venparco divertimenti i Antenati, i Flini dei cartoon, Willa clava. Tutto in tutto tipo età della a e Barbera. E, per 9, un Brontoburger. ura dell'hamburger llo stadio, dove ti polpetta dentro tu accedi a un napalico in cui aggiungere in ne. E lì inizia il mento. Lì capilpetta, la carne,! retesto, un suple, è come la lia di uel non nelella cidio di massa. Ma anche qui bisogna distinguere. Perché gli americani hanno un sistema di valori piuttosto elementare, in testa al quale, manco fossero no cholesterol. Ancora un po e la trovi anche sul dentifricio (sai mai che ne ingoi un po'). Sono riusciti a togliere il colesterolo anche dalla pancetta. Con contenute in cui brza di zero. Colesgrassi zero, questozero virgola uno (cla versione diet in bello tondo). Poi, ate, trovi una valaranti (quelli tanto nostre parti) e un vmento di sostanze cprovvedono a darequel niente confecoloranti si divertodo: ti tiri in golache ha le tinte dSistina dopo il giapponesi. Quaè una propria anche l'acqua, lgusto che prefechiedere. Al mirttillopenquechene di araledi Trfrla Sopra: una stazione di benzina Anni 50 con ristoro di hamburger e Coca A lato: «Pizza nera» in una foto di Roberto Koch A sinistra: Alessandro Baricco Sopra e sotto il titolo: hamburgers

Persone citate: Alessandro Baricco, Barbera, Custer, Fiandra, Hamburger, Roberto Koch, Rossini

Luoghi citati: America, Italia, Los Angeles, Modena, Salt Lake City, San Francisco, South Dakota