«Una gaffe grave dei tedeschi»

«Una gaffe grave dei tedeschi» «Una gaffe grave dei tedeschi» Martino: gli Assi ci portano disgrazie IL MINISTRO DEGLI ESTERI OCERNOBBIO UESTA storia della Germania, che punta a un'Europa a due velocità e spedisce l'Italia in serie B, ha rovinato il rientro dalle ferie al nostro ministro degli Esteri. A Villa d'Este per il seminario sugli scenari odierni e futuri, Antonio Martino viene dall'Elba. Ha ancora in testa le battute del suo amatissimo Wodehouse: le pagine del Codice dei Worster, lette e rilette, ormai si staccano dal libro. Le cita a memoria: gli danno allegria. Ma ora addio, sorriso inglese. La Germania incombe. Abbronzatura smagliante, cravatta Battistoni («Ne ho anche di Marinella e Finollo»), Martino accende una Winston e replica alla mossa tedesca. Ministro, ha già preso una decisione ufficiale? «Ho mandato a Bonn il segretario generale, Ferdinando Salleo. Sta partendo». Lei quali contatti ha avuto? «Mi è stato confermato che la proposta è del solo partito di maggioranza, la edu, e non rispecchia la pcsizione del governo: Kohl non l'approva, e neanche il ministro degli Esteri Kenkel. Domani verifico. Telefono». Suo padre è stato ministro degli Esteri a metà degli Anni 50. Come pensa si comporterebbe in questa situazione? «Sarebbe già a Bonn». E lei è ancora qui? «Se necessario, farò una visita lampo». Ha parlato con Berlusconi? «Mi ha telefonato lui stamattina per leggermi la sua reazione». Crede che la proposta della edu esprima tendenze profonde nella Germania? Una vocazione all'egemonia europea? «E' un Paese che si avvia alle elezioni. Questo è il punto. Può darsi che la edu voglia includere nel suo programma un elemento di alto profilo, o ritenuto tale: e rispolvera la vecchia storia dell'Europa a due velocità. La Germania diverrebbe leader di tutta l'Europa: un'idea inconciliabile con l'unità europea». Cesare Romiti dice: «La proposta tedesca registra un dato di fatto». Che cosa gli risponde? «Forse Romiti pensa alla Juventus, che l'anno prossimo rischia la serie B». Giorgio Napolitano considera il piano tedesco come un forte richiamo per risanare subito i nostri conti. Ha ragione? «Non direi. Fra i Paesi scelti dalla Germania nel nocciolo duro d'Europa c'è il Belgio, che ha un debito pubblico maggiore del nostro. Il discrimine allora non è la finanza pubblica. Qual è? Vogliono creare un'area d'influenza franco-tedesca? Mi preoccupo». La politica degli Assi... «Spacca l'Europa. Noi italiani dovremmo essere particolarmente sospettosi verso gli Assi: ce n'è stato uno, e non ci ha portato bene. Si chiamava Rober-to: Roma-Berlino-Tokio». Andreotti diceva che a pensar male non si sbaglia mai. E' d'accordo? «Se l'idea della cdu va avanti e arriva a un livello di ufficialità che oggi non ha, non saremmo solo noi a protestare: c'è la Gran Bretagna e c'è la Spagna. Una conseguenza è da sottolineare: il piano del partito tedesco al governo rischia di spaventare gli elettori di Svezia, Norvegia e Finlandia, che devono ancora votare il referendum sull'ammissione nell'Europa Unita. "Che ci andiamo a fare in Europa - possono dire - se già ci mettono ai margini?". Diciamola tutta: questa tedesca è una gaffe grave». L'economista Antonio Martino ha una ricetta per aggredire il debito pubblico? «Dalla fine dell'89 al '93, i governi che ci hanno preceduto hanno aumentato il debito di ben 700 mila miliardi... Io prenderei per le corna le spese che crescono in modo automatico: nella sanità, nella previdenza, nell'istruzione e così via. Non si è ben capito che la riforma delle pensioni si impone non per risparmiare alcune migliaia di miliardi, ma per continuare a pagarle. Ho calcolato che quando andrò in pensione, nel 2017, a 75 anni come professore universitario, l'aliquota che pagheranno i lavoratori sarà pari addirittura alla metà della loro retribuzione. Non è pensabile. Con l'altra metà dello stipendio i lavoratori devono pagare le tasse e devono vivere... L'ostacolo è il tempo. Bisogna agire subito». Che cosa risponde a chi sostiene che lei è addirittura «evaporato» e che non abbiamo politica estera? «C'è, c'è. Io ci sono. Stiamo dando un forte impulso per completare la revisione di certi processi voluti dal trattato di Maastricht. Come la strategia monetaria: noi riteniamo che la moneta unica va realizzata tutta in una volta, e senza destabilizzazioni». Romano Prodi scrive sulla rivista «Il Mulino» che l'Europa deve aprirsi all'Est, così come gli Usa si sono aperti al Messico: «L'Est europeo potrebbe configurarsi come il nostro Messico - dice Prodi . Un'area su cui progressivamente si sposterà una serie di produzioni a basso costo». Lo pensa anche lei? «Non arriverei a questi paragoni. Dobbiamo comunque aprirci all'Est europeo per ragioni politiche ed economiche». Il ministro degli Esteri israeliano, Shimon Peres, qui a Villa d'Este afferma che ormai «non ci sono più nemici ma problemi», che sta scoppiando la pace con i Paesi musulmani in Medio Oriente e non solo lì. Qual è la politica dell'Italia in questo settore? «L'ho visto stamattina, Peres. Tiene che io vada il 31 ottobre alla conferenza di Casablanca, dove si parlerà di mondo arabo e di mondo palestinese, di Europa e d'Israele. Lo scopo è di impedire il diffondersi del fondamentalismo islamico, che nasce da disagio economico, e di promuovere lo sviluppo. Sono d'accordo. Voglio andare a Casablanca». Lei è stato accusato di trascurare la politica di aiuti al Terzo Mondo. Che cosa risponde? «Trade, not aid è la formula: commercio, non aiuto. Lo sviluppo lo si promuove così. Abbiamo ridimensionato i programmi di cooperazione anche in seguito agli episodi incresciosi del passato». Ministro Martino, torniamo al piano tedesco: qual è stata la sua vera reazione? Non quella ufficiale, però. «Un mio amico dice spesso: "I tedeschi hanno moltissime qualità e pochi difetti. Peccato che qualche volta mettano le qualità al servizio dei difetti"». La sua personale reazione. «Una sola parola: "Minchia!" Espressione siculo-araba che esprime stupore». Claudio Al tarocca «Mio padre si sarebbe già precipitato a Bonn Una Germania leader di tutta la Comunità è inconciliabile con l'idea di unità europea» ni Da sinistra: il ministro degli Esteri Martino il ministro del Bilancio Pagliarini e Cesare Romiti amministratore delegato della Fiat