5 mila parolieri per luca

Barbarossa e le proposte per il brano strumentale dell'ultimo lp Barbarossa e le proposte per il brano strumentale dell'ultimo lp 5 mila parolieri per luca / temi: amore, società e disagio ROMA. «In relazione all'invito formulato dal cantante Luca Barbarossa, pubblicato sul libretto del compact disc "Le cose da salvare", per scrivere un testo sulla musica di "Cercautore", io sottoscritto... invio un possibile testo, e colgo l'occasione per congratularmi per la simpatica iniziativa». Ne sono arrivate cinquemila, di lettere così, sospese fra sintassi saiganane e speranze di gloria, fra circonlocuzioni spagnolesche e afflati lirici. La «simpatica iniziativa» - una canzone soltanto strumentale sull'ultimo album, e il testo scrivilo tu, pubblico beneamato - ha scatenato l'Italia profonda: un Paese non più di santi e navigatori, ma di poeti sì. 0, almeno, di parolieri. Ora, Luca Barbarossa - il cantautore romano che per una volta ha rinunciato a metà del proprio lavoro e s'è affidato alla creatività popolare - annaspa sommerso da odi, versi sciolti, deliri creativi: «Sto ancora cercando di raccapezzarmi - confessa -. Non m'aspettavo una risposta simile: c'è un'enorme voglia di partecipazione, di essere protagonisti. Un po' come il karaoke, credo. E i testi, tanti testi, esprimono un senso di inquietudine, di disagio per il periodo che stiamo vivendo». Sarà. Certo, la retorica abbonda, a conferma d'un insopprimibile carattere nazionale: «Odio guerra e sangue... è un mondo che non ha pietà / questa «civiltà» (le virgolette sono dell'autore, Ndr) ci fà (l'accento è dell'autore, Ndr) paura», annuncia Andrea, un aspiranteMogol (nel senso dei BattistiMogol, non delle Giovani Marmotte) ribelle al sistema e all'ortografia. Gli fanno eco dall'Alpi alla Sicilia decine di casarecci Bobdylan. «Se un granello di sabbia / da solo non vuol dire nulla / con molti si forma una spiaggia», metaforeggia Emiliano. Poi rivela: «Se un sogno da solo è utopia / tanti sogni diventano realtà». E ci invita a «cantare insieme, sognare insieme». Proviamo anche questa... Ma c'è chi ha una diversa risposta ai mali del mondo: «Oooh, corri ancora... Non fermarti... che la paura e il dolore non muore sai / Corri ancora... non voltarti.... segui sempre la tua strada laggiuuuu». L'italiano medio - almeno, quello che scrive testi per canzoni - è di quelli che, per dirla alla Jannacci, «una bella corsa e passa tutto, anche il cancro». Tant'è che Paolo s'interroga: «Non c'è nessuno mai / che frena, si chiede / ma lo sai dove vai?». Al cospetto dei grandi misteri dell'esistenza, qualcuno si sente come «un'onda controvento / nell'immenso mare». Però siamo italiani e l'amore ci può salvare: «Paure non ho più I se qui ci sei tu / con me». Voilà. Non mancano gli esploratori del sociale: «Credi davvero di essere trasgressiva / perché hai mangiato un cornetto alle cinque di mattina?», domanda un paroliere in erba a una tizia che lo ha scaricato. L'immagine del cornetto alle cinque di mattina deve però apparirgli leggerina: ed ecco allora la cruda descrizione di «un sabato in discoteca con mini-gonne a giro-collo / e body a balconcino / e con la testa piena d'alcol e piena di casino», che fa rima con balconcino e ben fotografa un dramma umano. A proposito di trasgressione, apprendiamo che «non sono trasgressivi quelli con i jeans strappati / ma sono molto più repressi quelli con i jeans strappati dentro». Ermetismo puro. Sorride, il buon Luca Barbarossa: si rende conto che molti dei suoi «parolieri della domenica» hanno varcato con noncurante baldanza la fragile frontiera del ridicolo. Epperò li difende a spada tratta: «E' bello scoprire un'Italia ancora capace di scrivere una canzone, di sbrigliare la fantasia. Un'Italia che non è soltanto quel Paese cupo, piagnone, rissoso e quattrinaio che leggiamo sui giornali o vediamo in tivù». E racconta del ragazzo di Napoli che gli ha spedito la bellezza di quindici testi e una lettera d'accompagnamento, il vero capolavoro: «Caro Luca, Stevie Wonder e Paul McCartney non fanno che telefonarmi, vogliono ad ogni costo le mie canzoni. Io gli ho detto che le ho già promesse a te. Ho fatto bene, no?». Chi sono, gli aspiranti parolieri d'Italia? «Mi sembra che ci sia un po' di tutto - risponde Barbarossa -. Donne e uomini, giovani e adulti, operai, impiegati e studenti. Ci sono quelli che vorrebbero entrare nel giro della canzonetta; ma anche i dilettanti puri, che magari lavorano in banca e la sera scrivono». Né manca il «sottufficiale dell'Esercito Italiano» che propone «Insieme-Forever - La partita del Cuore» dedicata «alle innumerevoli partite che la squadra cantanti, di cui Luca Barbarossa è un baluardo, ha svolto in favore di cause nobilissime, raccogliendo onori meritatissimi e denaro necessario per aiutare ragazzi più sfortunati di noi». In preda alla Musa, il sergente (o sarà maresciallo?) trova epici accenti: «Eccoci tutti qua / un'altra volta insieme / per raccontarci nuove verità / storie di uomini come tanti ma forti / soldati di speranza ormai... E allora via così / per le nostre strade / per un mondo migliore / dai amico che ce la fai / stringi i denti e vai». Come volevasi dimostrare: una corsa, e passa tutto. Specchio dell'Italia-Italia, tra le cinquemila proposte di canzone non possono mancare le fughe nella trascendenza: «Provo a immaginare ancora un posto dentro di me / per poter pensare e viaggiare in un mondo di colori, d'amore / Questo giorno buio non m'aiuta per niente / mi sovrasta il cuore e fa male / e io che continuo a suonare, a cantare, ma perché». Non ridete: a Sanremo avete ascoltato di peggio. Gabriele Ferraris Molta retorica nei testi suggeriti C'è chi imita Mogol e Dylan e chi invita al tradizionale «canta che ti passa» Il cantautore Luca Barbarossa (foto grande) dice: «Non m'aspettavo una risposta simile: c'è un'enorme voglia di essere protagonisti». Qui accanto Mogol

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