Tre i Leoni alla carriera

Tre i Leoni alla carriera Tre i Leoni alla carriera A Pacino, LoacbeSuso Cecchi D'Amico VENEZIA. Al Pacino, primo attore hollywoodiano finora prescelto, Ken Loach, regista inglese, e Suso Cecchi D'Amico, la più celebre sceneggiatrice del grande cinema italiano (ha compiuto ottant'anni il 21 luglio) riceveranno quest'anno alla Mostra di Venezia i tre Leoni d'oro alla carriera proposti da Gillo Pontecorvo e approvati ieri dal consiglio direttivo della Biennale. Il direttore della Mostra aveva candidato anche Giuseppe De Santis, il regista di «Riso amaro», e Monica Vitti, ma la proposta non è stata accolta dal direttivo di Ca' Giustinian. Il vertice della Biennale ha inoltre ratificato la composizione della giuria della mostra e la scelta del regista David Lynch, quale presidente. L'unica nota polemica della giornata riguarda l'inaugurazione dell'altra sera, che ha visto assente il sindaco di Venezia professor Massimo Cacciari, il quale ha preferito una cena con amici in un ristorante del Lido al Palazzo del cinema. La speranza per una sollecita approvazione del nuovo statuto della Biennale espressa alla Mostra dal sottosegretario Gianni Letta è stata favorevolmente accolta dal personale dell'ente veneziano: «Speriamo soltanto che si riduca il numero dei consiglieri della Biennale e che ci inquadrino in un contratto più flessibile e non più legato al parastato». Nel momento in cui Venezia si appresta a celebrare tre autorevoli personaggi ieri la Mostra - al di là della straripante presenza di Jack Nicholson ha tenuto a battesimo tre autori di altrettante opere prime realizzate a basso costo: l'americano discendente da ebrei russi James Gray («Little Odes¬ sa» costato 2 milioni e mezzo di dollari provenienti dall'industria delle videocassette), il marocchino Karim Dridi («Pigalle» costato un milione di dollari) e l'italiano Enzo Monteleone («La vera vita di Antonio H» costato poco più di mezzo milione di dollari). «Una cifra modesta - sottolinea il regista-sceneggiatore padovano per il fatto che parecchie partecipazioni sono state autenticamente amichevoli e gratuite». A ventiquattr'ore dalla presentazione de «Il postino» il commento più atteso era comunque quello dello scrittore cileno Antonio Sakarmeta che giovedì sera ha visto per la prima volta il film che si ispira al suo romanzo, intitolato «Ardiente paciencia». «Ho amato moltissimo - confessa - la prima mezz'ora della pellicola che mi ha sinceramente commosso. L'implicazione politica, invece, mi ha lasciato perplesso, perché noi che conosciamo l'America Latina la politica la sentiamo in maniera differente. Il rapporto Troisi-Noiret è la cosa più bella del film e non poteva essere altrimenti dopo che ho conosciuto, qui a Venezia, l'attore francese». Ernesto Baldo

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