Gentile e gli esagerati
«Il mio giudizio sul filosofo» «Il mio giudizio sul filosofo» Gentile e gli esagerati llH, le regole! Mentre I tutti invocano regole II nuove, sarebbe bene ri non dimenticare alcune AAJ buone vecchie regole di costume, che vigevano in tempi non troppo remoti. Tra queste, quella secondo cui le lettere private non debbono essere date ai giornali o addirittura alle agenzie di stampa senza l'autorizzazione dell'autore. A me è già capitato più volte. Questa è, per ora, l'ultima. Un giovane studioso, inviandomi una sua bibliografia crociana, mi scrive che vuol pubblicare un libro su Gentile, con le risposte che riceverà a tre domande che mi sottopone. Gli rispondo sconsigliandolo dal pubblicare un libro su un tema tornato di attualità con una raccolta di brevi interviste, che non servirà a nulla e lascerà il tempo che trova. Tuttavia, per essere cortese con lui, butto giù brevi riflessioni sulle sue domande, che hanno evidentemente il carattere di una privata confidenza. Col nome un po' sibillino di «Intervista epistolare», queste mie rapidissime osservazioni appaiono sull'ultimo numero di L'Italia settimanale, del 7 settembre 1994, sotto un titolo ad effetto: «Bobbio: "Lo ammetto! Con Gentile ho esagerato"», in una ■mezza pagina che segue ad un articolo di Franco Cardini, intitolato Cattolici e impegno. Né il destinatario della lettera, né il direttore della rivista hanno sentito il bisogno di chiedermi l'autorizzazione. Mi limito a dire: peccato! Avrei chiarito meglio il mio pensiero. Soprattutto avrei detto che non ho aspettato il 1994 e i prodromi della nuova Repubblica per fare i miei conti con Gentile. Il giudizio sferzante cui alludo in una delle risposte è contenuto in un saggio del 1954, in cui avevo scritto che non potevo più leggere le opere del filosofo dello «Stato etico», «senza provare dispetto e vergogna», e non potevo più giudicarlo, pur dopo averlo ammirato, se non come «un retore e un corruttore». Ma già nel 1958 parlavo di lui sine ira et studio, cosi: «Dello Stato fascista egli si fece, come è noto, teorico e sostenitore, sino ad affermare Giovanni Genti e che lo Stato totalitario era il vero Stato liberale. E quando questo crollò, pagò con una morte crudele la sua ostinata e disperata coerenza». Una decina d'anni dopo nel Profilo ideologico del Novecento lo descrivevo in questi termini: «Gentile era un uomo intellettualmente vigoroso e moralmente generoso, fatto d'impeti e di slanci ideali, ottimista sino all'ingenuità, con una vocazione profonda all'apostolato filosofico, intesa la filosofìa come fede nel vento dello Spirito che soffia in ogni cuore, una specie di religione laica che suscitò proseliti entusiasti». Questi altri giudizi riassunsi in un articolo del 1974, pubblicato nei volumi in onore di Gustavo Bontadini, cattolico e gentiliano. Riassumendo le vicende dei miei rapporti con il filosofo dell'attualismo, mi richiamavo a Gobetti che aveva scritto: «Non da oggi noi pensiamo che Gentile appartenga all'altra Italia. All'ora della distinzione tra serietà e retorica, ha voluto esser fedele a sé stesso». Dissi anche che la parola «corruttore» la sentivo ormai come troppo dura, e si doveva intendere non in senso morale ma solo in senso filosofico. A giustificazione di quella durezza aggiunsi anche: «Abbiamo sempre atteso con una certa trepidazione, e con fiducia, un gesto che ci mostrasse la sua rottura con l'altra Italia e lo restituisse all'Italia civile. Questo gesto non solo non venne, ma vennero il Discorso agli Italiani del 24 giugno 1943, e alla fine dello stesso anno l'adesione alla Repubblica di Salò». Tutto questo avevo scritto vent'anni fa! Sull'inattualità di Gentile filosofo, invece, non ho cambiato idea, come risulta dalla recensione da me scritta per L'Indice del libro postumo su Gentile di Augusto Del Noce, e del resto dalle ultime righe della terza risposta. Quando sento dire che Gentile è uno dei più grandi filosofi di questo secolo, penso fra me e me che gli «esagerati» sono coloro che sostengono questa tesi. Non per difetto, questa volta, ma per eccesso. Norberto Bobbio Giovanni Gentile
Persone citate: Augusto Del Noce, Bobbio, Franco Cardini, Giovanni Genti, Giovanni Gentile, Gobetti, Gustavo Bontadini, Norberto Bobbio
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