ponte dei sospiri

QUELLI DELLA CROCIERA. Rotta per la Grecia tra idraulici, parrucchieri, famigliole e sposini QUELLI DELLA CROCIERA. Rotta per la Grecia tra idraulici, parrucchieri, famigliole e sposini // ponte dei. sospiri GITHION (GRECIA) DAL NOSTRO INVIATO Sul taxi che mi porta dalla stazione ferroviaria di Mestre alla stazione marittima di Venezia, sotto bordo del «Costa Marina», una bella nave bianca e slanciata, per ottocento passeggeri, con una fascia gialla in cima alla murata e una grande C azzurra sui tre fumaioli, ripenso a una scena della mia infanzia, quando i piroscafi degli Anni Cinquanta attraccavano alla banchina di Riva dei 7 Martiri, che i veneziani continuavano a chiamare per abitudine Riva dell'Impero: allora i ragazzi che giocavano in strada si ammucchiavano sotto le alte murate e attendevano che i crocieristi, affacciati ai parapetti, facessero scendere una pioggia di monetine, caramelle e cioccolate. Azzuffatisi per il bottino, si restava sulla riva a guardare lo sbarco. Ai piedi della passerella, il secondo ufficiale, nella bianca divisa con i calzoni al ginocchio, salutava i passeggeri. Gli uomini portavano spesso scarpe bianche e nere o bianche e marrone, le donne indossavano abiti vaporosi. Con questo ricordo, mi mescolo alla gente in jeans, Tshirt, maxigonne, minigonne, scarpe da jogging, che si è data appuntamento per un viaggio di dieci giorni fra Grecia, Turchia ed Israele. Un vecchio motto dice che la crociera è donna: a guardare la folla variopinta è anche casual. Nessuna leggenda si salva dal turismo. Ma salita la passerella e varcato il barcarizzo, due file di compiti stewards fanno ala al nostro ingresso nel mondo della crociera. Quando lo steward ti lascia nella cabina, si materializza un filippino: «Sono José, sono tuo cameriere personale. Qualsiasi cosa tu hai bisogno, chiama me qualsiasi ora». Infatti la mancia è una convenzione indiscussa: a fine crociera riceverai tre buste intestate, per il personale di cabina, di sala e del ristorante. Che pagherai volentieri perché affidi totalmente la tua vacanza al mondo della nave. Come diceva la canzone della sigla di Love Boat? «Mare, mare, profumo di mare... Lasciamoci andare». Con le macchine a basso regime, in attesa dell'ora della partenza, nella cabina avverto l'eco di un ronzio e le pareti rivestite di legno trasmettono una sottilissima vibrazione. Infatti i piroscafi della nuova generazione sono motonavi, non turbonavi come l'«Augustus» o il «Rex», perché le turbine consumavano troppo combustibile e occupavano troppo spazio. Essendo macchine rotanti, erano completamente silenziose, mentre nei motori, per quanto sofisticati, pulsano dei pistoni, ma queste eco e vibrazione che provengono a bassissima frequenza dal cuore dello scafo sembrano protrarre una sonorità generata dalla storia della navigazione, dacché i primi Steam, mossi da ruote laterali, varcavano l'Atlantico, sottoponendo alla forza del vapore le potenti onde oceaniche. Quando la nave si muove lentamente mandando i tre rituali segnali, tutti i ponti sono affollati di anime armate di macchine fotografiche, videocamere, binocoli. Nessuno vuole perdersi la veduta di Venezia dalla marina. Non vedo i rimorchiatori che, nei miei ricordi, con il cavo teso trainavano le na vi che entravano nel porto o ne uscivano. Ma le nuove navi sono dotate di eliche trasversali a prua e a' poppa - in aggiunta alle due eliche di propulsione -, che finché si procede a bassa velocità consentono di spostare lateralmente come fosse una barca una città galleggiante che stazza 25.440 tonnellate ed è lunga 174,25 metri, con una struttura compatta a ponti chiusi, per recuperare spazi, esposta all'azione del vento, come un'enorme velatura, per quaranta metri fuori acqua. «Guarda che cosa ti ho portato!», mi dice trionfante Simonetta Prunotto, che amando il mare da buona genovese ha la fortuna di lavorare per la Costa Crociere, leader in Europa tra le compagnie di navigazione. Mi mette in mano un vecchio e introvabile Fotolibro Longanesi, che documenta nelle fotografie ingiallite dal tempo la stagione ruggente delle Regine dei Mari, quella dei transatlantici degli Anni Trenta, alberghi di lusso appoggiati sulle onde. Guardo riapparire di pagina in pagina le luci felliniane del «Rex» all'ormeggio nel porto di Genova, il salone delle feste di Palazzo Colonna riprodotto perfettamente sul «Conte di Savoia», salotti in stile Coppedé, illuminati da treppiedi Quo Vadis, indossatrici di moda in languide pose, lift davanti a un ascensore art-nouveau, il vacuo ma sopraffino adunarsi, tra smoking e abiti lunghi, d'una società dorata, che sarebbe stata travolta dalla guerra. Quanti ospiti illustri. Douglas Fairbanks, «ladro di Bagdad», appeso in orizzontale alle spalliere nel gabinetto per cure fisiche del «Conte Grande». Arturo Toscanini, in giacca e papillon, pantaloni a righe, gli occhi saettanti come sul podio, a parte i capelli smossi dalla brezza. Con il garofano bianco all'occhiello dello smoking, Cary Grant concede ai fotografi lo sguardo seducente di Caccia al ladro, accanto a Mrs. Van- derbilt sul «Conte di Savoia». Sullo stesso piroscafo il Duca di Windsor, ex re Edoardo Vili, un'onda lucente nei capelli biondi, con la signora Simpson un po' impettita, al tavolo del comandante. Re Faisal dell'Iraq, secco come un chiodo, in maniche di camicia per giocare coi cerchietti di gomma, sul ponte dell'«Esperia». E Odoardo Spadaro che si faceva portare «un bacione a Firenze», per la seconda classe del «Conte di Biancamano». «Io ho fatto in tempo a vedere qualcosa di quell'epoca, gli ultimi bagliori», mi dice il comandante del «Costa Marina» Giuliano Bossi. E' uno spezzino quarantanovenne, con trentun anni di navigazione, un volto bruno da hidalgo spagnolo. Porta la divisa con naturale eleganza ma chissà perché mi sembra che starebbe benissimo a cavallo. Parla con disinvoltura sei lingue, apprese da autodidatta, ripetendo tenacemente le stesse parole e mandando a memoria centinaia di proverbi. Per sei volte ha condotto la crociera Costa che faceva il giro del mondo in 115 giorni. Il suo primo imbarco a diciotto anni fu sul «Leonardo Da Vinci», dove i cento passeggeri circa di prima classe avevano a disposizione metà della nave. «Tutte le sere erano obbligatorie giacca e cravatta, naturalmente veniva preferito lo smoking». Un mondo scomparso, dice il comandante, adesso siamo nell'epoca delle crociere «marketing oriented». Non capisco se egli lo dica con convinzione, rimpianto o ironia, nascosto com'è lo sguardo dietro lo specchio scuro dei Ray-Ban. Ma dopo il primo giorno di navigazione, anche sul «Costa Marina» è in programma una serata di gala. Sulla passeggiata coperta che porta alla sala da ballo si è formata una lunghis¬ sima coda: a coppie o a gruppetti, le signore sfoggiando le migliori toilettes, i crocieristi attendono lo «shake hand», il benvenuto del comandante con stretta di mano. Impeccabile e allenatissimo, Bossi stringe 850 mani, mentre i due agenti israeliani del Security Service, uno rosso, l'altro nero, atletici e inseparabili, sorvegliano discretamente. Sulle note di On September e Les feuilles mortes, il comandante apre le danze invitando una fazendera brasiliana, che ha fatto quattro volte il giro del mondo con lui. Si faceva notare per i fantasmagorici chimoni e lo sfavillio dei gioielli. Adesso è avvolta in un abito lungo di voille rosa. «Non è vero che è identica - dice il comandante al momento della presentazione a Gina Lollobrigida?». Lei si schermisce, arricciando il naso lollobrigidesco. Quando si allontana, Bossi confida: «Ha 68 anni. L'avreste mai detto?». Non ci sono solo ereditiere sudamericane, sul «Costa Marina». La maggioranza dei passeggeri sembra composta da turisti medi: famigliole, coppiette, piccole compagnie di amici, sposi in viaggio di nozze, molti giovani del Centro-Sud. Di tutti i ceti: il dentista, il farmacista, il commerciante, l'artigiano, la casalinga, l'imprenditore, il bancario, lo statale, con una leggera prevalenza di idraulici e parrucchieri, favoriti dalle campagne promozionali di rubinetterie e profumerie. Pensare che vent'anni fa in crociera non andava più nessuno, mentre adesso ci sono nel mondo quasi sei milioni di crocieristi. La Costa ha commissionato all'Eurisco un sondaggio: qual è la vostra vacanza ideale per dieci giorni? Il settanta per cento dei favori sono andati alla crociera, perché essa è «lussuosa e romantica». Ma anche perché, con l'aumento della capienza, i costi si sono ridotti fino a duecentomila al giorno. Ognuno vive a suo modo sul «Costa Marina». Quelli che alle sette fanno jogging sul ponte sports, duecentoventi metri di moquette verde ogni giro. Quelli che arrivano al buffet per il breakfast con il pacco di libri presi in prestito alla Library della nave. Quelli che giocano a bridge nella Card-Room. Quelli che aspettano di scatenarsi in discoteca. Quelli che puntano alla roulette o alle slot-machines. Quelli che a venticinque anni «che notti abbiamo passato» e e ci tornano a cinquantacinque per un revival con le mogli. Dietro la reciproca indipendenza è legittimo sospettare una regia, la mano morta dell'Hotel Director, responsabile con i suoi collaboratori della discrezione e accuratezza del servizio, degli approvvigionamenti, dei divertimenti, della festa dei singles e persino dell'assegnazione dei posti a tavola, frangente delicatissimo da cui può dipendere la felicità o l'infelicità d'un crocierista. Ma resta qualcosa che non dipende né dalle tecnologie né dal marketing. Dopo il gala, mentre la gran parte dei passeggeri continuava a festeggiare nella sala da ballo, nel teatro, in discoteca, alcuni passeggiavano in coperta, nel vento caldo della notte. Per chi non è abituato a vivere su una nave, la notte in coperta è il momento della verità, come raccontava Dickens, descrivendo la traversata sul «Britannia». La nave diventa una massa che si confonde con l'oscurità del mare, l'acqua vista dall'alto dei parapetti sembra precipitare a ritroso nel buio, le cose intorno mutano aspetto e possono apparirci familiari o straniere senza una ragione. Il mare è più vicino e misterioso. Il giorno dopo il «Costa Marina» cala l'ancora nella rada di Githion, porticciolo del Peloponneso, dopo aver bordeggiato a un centinaio di metri dalle rive. Le lance di bordo sbarcano i passeggeri per la prima escursione e il comandante Bossi mi porta in una piccola trattoria sulla banchina, per una frittura di calamari. La nave, nella rada, ci guarda come un'inquadratura di Love Boat. «Lo sa che quella canzone l'ha scritta una nostra hostess delle crociere caraibiche?». Davvero? Ma senta, comandante, questa storia delle occasioni facili, delle avventure fulminee, degli amori prepotenti, è vera o non è vera? Succede o non succede? Si rimette i Ray-Ban. «Succede. Succede». E comincia a raccontare. Alberto Papuzzi // sogno di una vita, essere accolti da José: «Sono il tuo cameriere, qualsiasi cosa tu abbia bisogno, chiama me». Resta un mito: gli eroici tempi del Rex quando si navigava con Wally Simpson, Cary Grant, Arturo Toscanini «E' una vacanza lussuosa e romantica»: il viaggio in nave al primo posto nei desideri degli italiani a vita, da José: ameriere, a gno, na porMa le otate a prua e a' lle due eli che finché locità conateralmenbarca una che stazza d è lunga a struttura usi, per reosta all'ae un'enorspno lo «benvenudante cono. Imptissimo,850 maagenti israeliService, uno ratletici e insgliano discretate di On Septeles mortes, il le danze invitdera brasilian Wally Simpson, moglie del duca di Windsor, gran frequentatrice del «Conte di Savoia» e (all'estrema sinistra) re Faisal dell'Iraq che amava l'«Esperia» Arturo Toscanini e (a sinistra) Douglas, Fairbanks il «ladro di Bagdad» Sotto: il «romantico Rex»