New York in metrò il «topless» è libero

Manifestazione per «smitizzare il seno» Manifestazione per «smitizzare il seno» New York, in metrò il «topless» è libero Ma in California chi allunga le mani rischia di pagare undici miliardi WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Rosita Libre de Marulanda l'ha rifatto, dice che lo rifarà ancora e assicura che il movimento cresce. Nel frattempo, Rudolf Giuliani, il sindaco, si mangia le labbra per la rabbia: Rosita e le amiche continuano a farlo e la polizia non le vuole arrestare. Lo schema è sempre lo stesso: metropolitana di Manhattan, ora di punta, quelle del Titi Liberation arrivano con un fotografo incaricato di documentare questi alti momenti di «storia della donna» e, zac, si tolgono la maglietta. L'altra sera, sulla linea F, il traffico è rimasto bloccato 20 minuti, fino a che i poliziotti non hanno convinto Rosita e un'amica a ricoprirsi. Ma gentilmente. La gente non era mica arrabbiata. Quando i treni sono ripartiti, c'era chi urlava dai finestrini: «Fantastico, bis». Non è esattamente questo il tipo di reazione che Rosita e il suo Titi Liberation (Liberazione delle Tettine) si prefiggono di suscitare, ma è pur sempre una reazione. Il Titi Liberation si batte contro la «mammofobia», per la «libera espressione della tetta», e, più profondamente, per una sua «deeroticizzazione». L'idea è che i seni femminili, a forza di essere esposti, perderanno la loro carica sessuale e raggiungeranno finalmente l'uguaglianza con i seni Sul topless l'Am rica s'infervora maschili. Del resto è proprio Stianto sancisce una sentenza ell'Alta Corte dello Stato di New York, che costituisce la base legale per l'azione politica di Rosita. «Il che - ha commentato un noto opinionista - è come sostenere che il deserto del Sahara è uguale alla foresta pluviale». John Leo, su «U.S. News & World Report» ha scritto: «E' difficile ammettere che il seno femminile non ha valore sessuale in un certo giorno e sostenere nello stesso tempo che deve essere protetto dalle leggi contro la molestia sessuale». Ma per Rena Weeks le cose vanno bene così. Due giorni fa la corte di San Francisco ha stabilito che Rena ha diritto a 7,1 milioni di dollari (più di 10 miliardi di lire) in danni perché il suo capufficio le toccava il seno, ripetutamente, spavaldamente, con grande fantasia nell'inventare nuovi approcci: una volta infilandole caramelle nel taschino della camicia, un'altra arrivando da dietro con un «fammi sentire quale dei due è più grande». Bisogna capire che qui si tocca, è il caso di dire, uno dei più grandi miti Usa, per cui ora l'America si chiede: se Rosita avesse già vinto la sua battaglia, quanti miliardi avrebbe ricevuto Rena? E, nel frattempo, come comportarsi? Semplice. Guardare ma non toccare. Paolo Passerini Sul topless l'America s'infervora

Persone citate: John Leo, Paolo Passerini, Rena Weeks, Rosita Libre De Marulanda, Rudolf Giuliani

Luoghi citati: America, California, Manhattan, New York, San Francisco, Usa, Washington