«Così mi hanno rovinato »

«Per 9 milioni ne ho pagati 100» «Così mi hanno rovinato » «Per 9 milioni ne ho pagati 100» SNAPOLI E lo conoscevo da molto tempo? Certo: una persona gentilissima, disposta ad ascoltare i miei problemi e a dare una mano. Ma poi...». Ma poi, quel brav'uomo sempre pronto ad aiutare un amico in difficoltà si è rivelato un personaggio spietato, senza cuore. Un usuraio, che ha costretto la' sua vittima a svenarsi per restituire i soldi avuti in prestito: nove milioni, che in sei mesi sono diventati cento. Questa storia, però, non si conclude in modo drammatico, con l'estremo gesto di un uomo che per disperazione arriva a togliersi la vita. Ha un lieto fine perché il debitore, un commerciante d'auto usate di Terzigno, un paesone ai piedi del Vesuvio, trova il coraggio di rivolgersi alla polizia. Lo strozzino, Gennaro Caso, 52 anni, è stato arrestato con il figlio Giuseppe, di 25. Durante una perquisizione nell'appartamento dei due, il vicequestore Silvestro Cambrì a ha trovato assegni postdatati, contanti e cambiali firmate da altri creditori per un centinaio di milioni. Ora che si è liberato dall'incubo, il commerciante racconta la sua storia a patto che il nome non finisca sul giornale: «Non tanto per la gente del paese, che sicuramente sa già tutto, quanto per alcune persone del Nord con le quali ho rapporti d'affari». «Tutto cominciò sei mesi fa - dice -. Mi trovai all'improvviso con l'acqua alla gola perché la questura mi aveva fatto chiudere il ma- gazzino: sosteneva che non ero in regola con la licenza. Un equivoco di carattere burocratico, che sarebbe stato chiarito in poche settimane. Nel frattempo, però, non potevo vendere nemmeno un'auto, mentre dovevo far fronte ad una serie di scadenze. Fu allora che mi ricordai di Gennaro Caso. Commerciava in bombole del gas, e per arrotondare vendeva anche lui qualche macchina usata. Già in passato mi aveva aiutato, prestandomi un paio di milioni. Pensi che quando glieli restituii non volle nemmeno una lira di interessi. «Dunque, mi rivolsi ancora una volta a Gennaro Caso. Andai a casa sua e gli chiesi dieci milioni. Lui e suo figlio, gentilissimi, si mostrarono quasi mortificati: risposero che sì, potevano aiutarmi, ma che questa volta avrei dovuto restituire la somma con un po' di in¬ teressi. Ci accordammo così: io avrei firmato un assegno postdatato per l'importo di undici milioni, loro me ne avrebbero dati immediatamente nove in contanti. Accettai perché non avevo alternative. E poi pensai che nonostante tutto si trattava di gente perbene. «Passarono i giorni. Gli affari continuavano ad andar male, e quando Gennaro Caso si presentò per riscuotere lo pregai di darmi ancora un po' di tempo. Fu allora che mostrò il suo vero volto, quello di un volgare strozzino. Disse proprio così: non dimenticarti che ho un tuo assegno scoperto, mi basta metterlo all'incasso per rovinarti. «Furono mesi terribili. Non dormivo, non mangiavo più. Ho moglie e tre figli, a loro non ho mai detto niente per non angosciarli. Intanto il debito cresceva a dismisura. I nove milioni iniziali erano diventati dieci, venti, trenta, quaranta... Quelli continuavano a torturarmi: se non hai i soldi, dicevano, vogliamo le macchine che hai nel garage. Diventai il loro schiavo: le auto che acquistavo al Nord non potevo venderle ai clienti, ma dovevo darle ai Caso per tamponare i debiti. Così ho perso merce per cento milioni. Ma un giorno mi sono guardato allo specchio e mi son detto: questa non è vita, vado alla polizia. No, non ho mai pensato di farla finita con un colpo di pistola: amo troppo la vita e la mia famiglia». Fulvio Milone L'atto d'accusa di un imprenditore taglieggiato «Quando non potevo saldare i debiti mi dissero: abbiamo l'assegno scoperto e ti distruggiamo» «Non mi sono ucciso perché amo la vita» Un prestasoldi denunciato si difende «Suicidi? No, io tratto bene i miei clienti Sono come un pastore non posso perdere le pecore» A Napoli l'usura è molto diffusa

Persone citate: Fulvio Milone, Gennaro Caso, Silvestro Cambrì

Luoghi citati: Napoli, Terzigno