«Non decidete per le donne»

«Non decidete per le donne» «Non decidete per le donne» Nafis Sadik: la politica demografica tocca a noi LA SEGRETARIA DELLA NEW YORK OTTORESSA Sadik, perché la Conferenza del Cairo, di cui lei è segretario generale, sarà diversa dai precedenti vertici dell'Orni sul problema della popolazione, a Bucarest nel '74 e a Città del Messico nell'84? «La conseguenza di quelle riunioni fu una politica di stabilizzazione della popolazione che puntava a risultati di livello locale. Quel che non si riuscì a fare fu creare un ambiente che mettesse quelle popolazioni in grado di prendere le decisioni giuste. Oggi la portata della politica demografica si allarga dai limitati argomenti della pianificazione familiare e della fertilità ad altre questioni, come lo sviluppo delle condizioni di sostentamento e la necessità di mettere gli individui - in particolare le donne - in grado di prendere le decisioni. La chiave di volta del programma del Cairo è il rafforzamento della condizione femminile. Siccome sono le donne a subire la gravidanza e a mettere al mondo i bambini, sono loro che devono occuparsi della politica demografica». Come è stata accolta dai Paesi membri dell'Orni questa idea di far decidere le donne? «Nelle riunioni preliminari della Conferenza Internazionale per la popolazione e lo sviluppo, negli ultimi due anni e mezzo, tutti i governi hanno sostenuto la necessità di mettere le donne al centro del processo di decisione. Il 90% dei governi era d'accordo sul testo così come lo abbiamo elaborato, eccezion fatta per alcune piccole parentesi. E' solo sull'aborto che i punti di vista erano diversi. Alcuni sostenevano persino che il documento non dovesse in nessun modo sostenere la legalità dell'aborto. Il nostro programma dice soltanto che le necessità delle donne devono essere discusse tra donne, senza prescrizioni imposte dall'alto. Oggi, non tutte le donne hanno la possibilità di scegliere il proprio ruolo. Il loro ruolo è già assegnato, ed è quello di essere - in un certo senso - fornitrici di servizi. Il voler dar forza al ruolo riproduttivo come l'unico possibile in questa epoca è un'ipotesi sconvolgente». Contro alcune di queste posizioni c'è stata l'opposizione del Vaticano e di qualche leader islamico. Considerate queste critiche, che cosa uscirà dalla Conferen- za del Cairo? «La religione cattolica non accetta i moderni metodi di contraccezione. In altre religioni, non c'è nessun precetto al proposito. Alcuni leader musulmani dicono che la pianificazione familiare è contro l'Islam. Ma la maggior parte delle dichiarazioni dei leader islamici è a favore della pianificazione familiare. Lo scenario della Confe¬ renza, nella migliore delle ipotesi, sarà quello di una totale approvazione del piano d'azione, con la sola eccezione di cui dicevamo. Questo dovrebbe includere l'accettazione da parte di tutti i governi della definizione di "salute sessuale e della riproduzione" così come è emersa dall'Organizzazione mondiale per la Sanità. L'aborto in caso di pericolo dovrebbe diventare una possibilità garantita dalla sanità pubblica. Noi vorremmo anche una totale approvazione dei servizi per la pianificazione familiare, dei consultori per l'adolescenza e per le gravidanze sicure. Il problema non è legalizzare o cercare la legalizazione dell'aborto, problema che riguarda i singoli Paesi. Ma piuttosto cercare di rendere l'aborto meno necessario alle donne che oggi sono costrette a ricorrervi». Lei guarda alla Conferenza del Cairo come a uno spartiacque per il femminismo? «Sì. Noi stiamo assistendo all'ingresso delle donne nella forza lavoro di diversi Paesi. Le cose stanno cambiando, ma è necessaria una ridiscussione dei ruoli, un bilanciamento tra il ruolo delle donne fuori e quello degli uomini dentro casa. Nei Paesi nordici ci sono ottimi esempi, al proposito. Specie in Svezia, dove uomini e donne si dividono equamente i compiti nell'educazione dei bambini». Il Vaticano e alcuni intellettuali islamici sostengono che il punto focale dei problemi sociali dell'America e del mondo occidentale è la rottura dell'integrità della famiglia, dovuta in larga parte al crescere della sensibilità femminista. E' una preoccupazione giustificata? «Il femminismo non è la causa della rottura della famiglia. La colpa è degli uomini che sono ancorati ai loro ruoli tradizionali. Sono loro che non sono cambiati. Non si può pretendere che le donne svolgano un doppio, o addirittura triplo ruolo. Non devono essere costrette a sacrificare i loro obiettivi professionali per star dietro alle necessità della famiglia. Esser padre è un lavoro esattamente come essere madre. Quando uomini e donne saranno liberi di scegliere i propri ruoli, il movimento femminista non avrà più ragione di esistere». Leila Conners Copyright Los Angeles Times Syndicate e per l'Italia La Stampa MILIARDI MILIARDI s MILIARDI 3 1950 1990 2000 2025 2050 2075 2100 «Su aborto e contraccezione devono scegliere le madri» Il ministro della Famiglia Antonio Guidi ha rimesso il mandato di capodelegazione per II Cairo

Persone citate: Antonio Guidi, Leila Conners, Nafis Sadik, Sadik

Luoghi citati: America, Bucarest, Cairo, Città Del Messico, Italia, Los Angeles, New York, Svezia, Vaticano