Evviva il computer ha sconfitto l'uomo

«Genius» batte il campione di scacchi Kasparov e vendica i giocatori «normali» «Genius» batte il campione di scacchi Kasparov e vendica i giocatori «normali» Evviva, il computer ha sconfitto l'uomo DUECENTOCINQUANTA milioni di lire e il mito della propria imbattibilità: le due cose sarebbero abbastanza per chiunque, ma si può dire che il campione mondiale degli scacchi Garry Kasparov, l'altra sera a Londra, ha perso anche qualcos'altro. Il concorrente nella partita fatale era un computer, il Genius II della Intel Pentium, e questa circostanza renderà memorabile la sconfitta. Un'interpretazione maliziosa dell'accaduto viene fornita dal principale rivale di Kasparov, l'inglese Nigel Short, secondo il quale il computer ha vinto perché è impermeabile alle intimidazioni psicologiche con cui Kasparov ghiaccia gli avversari (Short per primo). Non è la prima volta in assoluto che Kasparov perde contro un avversario che si presuppone inanimato: già nel dicembre 1992 è stato sconfitto da una versione precedente dello stesso computer. Ma, come ammise Fred Fri e del, uno degli inventori del programma, Kasparov aveva giocato con una certa divertita sufficienza e aveva pur sempre vinto il maggior numero di partite (26 a 9). Inoltre le partite erano state giocate in velocità, ovvero con notevoli restrizioni sul tempo concesso per pensare la mossa. Naturalmente ciò favorisce il computer, capace di un numero vertiginoso di calcoli al secondo, ma incapace di articolate strategie. Con tutto ciò, lo scorso febbraio Friedel dichiarava: «Il computer potrà arrivare a battere il 99,99 per cento delle persone, ma il rimanente gruppetto di campioni assoluti resterà inattaccabile». E' stato smentito dai fatti, e per una volta ha vinto l'immaginario popolare, che si nutre da anni dell'attesa di una macchina scacchi¬ stica più forte dell'uomo. Il dubbio è che, in un gioco come gli scacchi, i campioni di livello mondiale, con le loro bizze e la loro intelligenza misteriosa, siano indistinguibili dalle macchine. C'è insomma una partita fra tali campioni e le persone «normali», e gli esperti di scacchi lo sanno benissimo. Nel 1990, l'autorevole Storia degli scacchi in Italia (Marsilio) di Adriano Chicco e Antonio Rosino si concludeva con queste parole: «L'aspetto più inquietante resta quello del livello di gioco raggiungibile dagli elaboratori elettronici: l'indiscutibile impatto sui media suscitato dall'incontro fra Kasparov e il più avanzato programma scacchistico attuale è stato al di sopra delle aspettative, anche se la facile e netta vittoria del giovane campione del mondo ha per ora tranquillizzato gli scacchisti e forse deluso i profani». Chissà che invece siano proprio gli scacchisti, oggi, a essersi messi il cuore in pace. Stefano Bartezzaghi OGGI di Guido Ceronetti Io sarei lieta se il comportamento del mio sesso fosse più regolato in questo particolare, che è la stessa cosa per cui io credo che più soffriamo nel nostro tempo: mancanza di coraggio, paura di non sposarsi più, di quel terribile stato che si chiama essere vecchie zitelle. Questa, ripeto, è la trappola delle donne; ma che le dame vincano questa paura, e agiscano come si deve, ed eviteranno con più certezza quel pericolo tenendo il loro posto, che non mettendosi a repentaglio come fanno; e se non si sposeranno tanto presto, ci guadagneranno perché si sposeranno meglio. Sarà sempre sposata troppo presto colei che avrà preso un cattivo marito, e mai troppo tardi colei che ne avrà trovato uno buono. Daniel Defoe, Moti Flanders, 1722

Luoghi citati: Italia, Londra