Una donna il signor Nessuno è mio fratello

La prova genetica servirà per eliminare gli ultimi dubbi della sorella: «Non lo vedevo da mezzo secolo» La prova genetica servirà per eliminare gli ultimi dubbi della sorella: «Non lo vedevo da mezzo secolo» Una donna: il signor Nessuno è mio fratello Riconosciuto dalla foto, la Procura ordina l'esame del Dna IL CUOCO IL mistero del signor Nessuno sembra risolto: l'uomo morto nel settembre scorso in un alloggio popolare di Nichelino, dovrebbe essere proprio Cesare Calzavara, classe 1917, nato a Venezia-Mestre, come era scritto sulla sua carta d'identità. Lo ha riconosciuto ieri, pur con qualche dubbio, nella foto pubblicata su La Stampa, il cognato Ubaldo Aguglia che abita a Milano in via Val di Bondo 9 con la moglie Eleonora Calzavara: «Sì, penso sia lui. Ma è da cinquant'anni che non abbiamo più nulla da spartire con questo individuo. Appena sposati abbiamo troncato i rapporti. Perché? Dico solo che era già allora un ragazzo un po' discolo, quando vivevamo a Zara. Di lui non ricordo nulla. Siamo andati in Africa e abbiamo scordato tutto». Tutto chiaro? Il procuratore aggiunto Diego Amore vuole essere sicuro e ha disposto l'esame del Dna anche per Eleonora Calzavara. La donna non è stata in grado di riconoscere il fratello, è quasi cieca ed è stata colpita da una paresi. Ha spiegato: «Sì, mio fratello è nato a Venezia, non a Mestre, il 28 aprile '17. Nostro padre si chiamava Alessandro, la mamma Mazzolini Geltrude». E' tutto vero, o almeno così pare. Ma il caso non è ancora chiuso: dopo tanti misteri il magistrato non vuole correre rischi, non può fidarsi della memoria di persone anziane che per di più non vedono Calzavara da decenni. E così ha disposto l'esame del Dna anche per Eleonora come aveva già fatto per il fratello subito dopo la riesumazione: «E' l'unico modo per eliminare ogni dubbio». Perché in effetti in questa storia di misteri ne restano ancora molti: «E' vero. Ammesso come pare che si tratti di Cesare Calzavara fratello di quella signora di Mi- lano, come mai andava in giro con una carta di identità falsa? O meglio una carta d'identità rubata in un Comune del Cuneese su cui erano riportati i suoi dati esatti. Non era più semplice farsene rilasciare una dal Comune? E poi perché per decenni si è circondato di tanti misteri?». Già. Calzavara diceva di essere laureato, figlio di una da¬ ma di compagnia di una contessa e del comandante di una nave, parlava di una sorella sposata ad un primario: tutte fandonie. E perché ha dato tante generalità false? Nel '57 a Nizza dice di chiamarsi Cesare Kalmita, profugo dalmata, nel '64 a Norimberga è Simo Bailo, slavo, e l'anno dopo a Ventimiglia è Luciano Furlan, istriano. Perché tanti misteri? Se lo chiedono in procura dove il parziale riconoscimento del cognato a Milano è accolto con soddisfazione, ma non riesce a fugare tutti i dubbi. L'unico dato certo è arrivato dal Comune di Venezia dove risulta un Cesare Calzavara nato il 28 aprile 1917. Spiega il magistrato: «Può essere nato un equivoco. Sulla carta d'identità trovata nella tasca del defunto era scritto nato a Mestre e la polizia ha indirizzato le ricerche in quella direzione. E invece era Venezia-Mestre». Risolto il mistero del luogo di nascita restano altri interrogativi. Il dottor Amore si chiede perplesso: «Perché un uomo che non ha gravi pendenze con la giustizia, almeno con quella italiana, viva in clandestinità per quasi mezzo secolo non lo capisco proprio. Non aveva assistenza sanitaria, lavorava in nero, non ha mai votato. Mistero. Forse la verità è nascosta oltre confine tra le montagne della Jugoslavia. Forse non la scopriremo mai». C'è in effetti un altro dato certo: nel '57 Calzavara ha chiesto al ministero dell'Interno la cittadinanza jugoslava per poter beneficiare di un condono accordato ai detenuti slavi in Italia. Cosa aveva in sospeso con la giustizia oltrefrontiera? «Forse vecchie pendenze legate alla guerra» dicono in procura. Ma il procuratore aggiunto Diego Amore vuole vederci chiaro fino in fondo e ripete: «Troppe cose non quadrano in questa storia. Forse era solo un mitomane, uno al quale piaceva circondarsi di mistero, ma vogliamo esserne certi». L'indagine continua. Ivano Barbiero 14,2 Cesare Calzavara, al centro e (sopra) il figlio Mirko