Bossi all'attacco il Quirinale smentisce

«Ha telefonato a Scalfaro chiedendo di andare al voto anticipato. Ma non si illudano di scaricare la Lega» «Ha telefonato a Scalfaro chiedendo di andare al voto anticipato. Ma non si illudano di scaricare la Lega» Bossi all'attacco, il Quirinale smentisce E MILANO finalmente il cittadino onoI revole Umberto Bossi, la famigliola al seguito, trovò posto sul volo da Olbia a Malpensa. Dopo due giorni in Usta d'attesa e due ore di coda, proprio come tanti altri concittadini del continente, è tornato a casa, a Gemonio. Ventuno giorni tra Ponte di Legno e la Costa Smeralda, e non ha mai mancato una prima pagina. Avrebbe da ringraziare per tanto spazio. E invece questo Bossi che atterra a Malpensa è furibondo. I giornali, le tv, Berlusconi che è tornato Berluskazz, i nemici del federalismo. Montature, strumentalizzazioni, la sindrome dell'assedio e della persecuzione. Onorevole Bossi, torna dalla Sardegna e la sua prima parola è: «provocazione». «Con tutto quello che mi hanno attribuito è il minimo». Provocazione a qual fine? «Polverone, polverone per impedire antitrust e federalismo. E sarà così fin quando non saremo arrivati alla meta. L'antitrust non lo vogliono e non lo vuole». Non lo vuole chi, il suo commensale sardo Berlusconi? «Berlusconi si illude o non vuol capire. S'illude di scaricarci e poter andare a nuove elezioni». Ancora? «L'ho appena saputo da fonte più che certa. Ha telefonato a Scalfaro chiedendo di andare a elezioni anticipate». Fonte più che certa chi? Proprio Maroni si è appena incontrato con Scalfaro. «Non è Maroni, ma è comunque una fonte più che certa». Berlusconi ha smentito. Anzi ha smentito Tajani. Per Berlusconi non vai neppure la pena di smentire «sciocchezze» e vorrebbe «mettere una tassa sulle chiacchiere». «Berlusconi pensi a governare e a rispettare gli accordi sul federalismo. Il governo governi e non tenti di far passare ogni quindici giorni un provvedimento che scarceri gli amici. Governi senza illudersi di scaricare la Lega». Altrimenti addio alla pace di Arcore? «La Lega non cade nelle provocazioni, le denuncia». E' tornato per «denunciare»? «Sabato sera vado nella Bergamasca e picchio a due mani!». Picchia chi? «Tutti quelli che in questi giorni hanno deliberatamente raccontato il falso. Tutti quelli che insistono in quella campagna diffamatoria che vuole la Lega inaffidabile». A sentir lei sarebbero tanti, quasi tutti. «Per cominciare chiederò 20 miliardi di risarcimento, in sede civile, alla Fininvest e alla Rai. E poi mezzo miliardo a tutti i giornali che hanno stravolto le mie dichiarazioni su valli bergamasche, armi e 300 mila uomini...». Piatto ricco, dovessero darle ragione. «E tutto finirà proprio a quelle valli della Bergamasca. Alla gente che ancora adesso si sveglia alle quattro del mattino. A quelli, questo sì che lo ribadisco, che a metà degli Anni 80 erano esasperati e pronti a tutto contro un regime di ladri e profittatori». Ci risiamo con il pronti a tutto? «Ci risiamo un corno. Non ci fossi stato io, allora sì che si sarebbero mossi». In 300 mila? «Ma chi l'ha mai detto?». Lei. «E' questa la balla, è da qui che nasce la montatura! Io non ho mai parlato di 300 mila pronti a muoversi nell'86 o nell'87. Questo l'ha scritto l'agenzia di stampa, ma non i giornalisti che erano lì a sentire. Basta leggere Gianni Pennacchi sull'Indipendente». Colpa dei giornali? «Sì, anche». In questo, lo ammetta, è molto berlusconiano. «Con la differenza che io controllo solo "Lombardia Autonomista"». Colpa anche di Berlusconi? «Io dico, anche se tutti fanno finta di niente, che siamo davvero vicini alla Rivoluzione. Entro la fine dell'anno sarà pronta la Costituzione federale e Berlusconi si è detto d'accordo». Allora Berlusconi non c'entra? «Non ho detto questo. Dico che tutti questi attacchi strumentali, tutto questo farmi apparire come uno inaffidabile, serve a rallentare la marcia verso il federalismo. Io temo che la manovra sia questa: colpire me per colpire il federalismo». Complotto? «Con la Costituzione federale in questo Paese cambierebbe tutto. Non solo per Berlusconi, ma anche per le Grandi Famiglie, i Grandi Interessi, e quella parte della sinistra di opposizione che ha nostalgia del Vecchio». Dunque complotto. «In Sardegna me ne sono capitate due in pochi giorni. Una è questa dei 300 mila: figurarsi, a dar retta a certi giornali avrei anche spostato la data di nascita della Slovenia di sette anni...». L'altra? «Capisco bene che si dimentica in fretta, ma è vero o non è vero che "Canale 5" ha mandato in onda la videocassetta comprata da un turista annunciando come "clamorose rivelazioni" cose che dico da anni? E i giornali tutti dietro...». Ci risiamo, sempre colpa dei giornali. «Insomma. Nessuno mi ha chiamato per chiedermi se erano vere quelle cose. L'altro giorno ho smentito la storia dei 300 mila, ma sulle prime pagine dei giornali non c'era traccia della mia smentita. C'era il fascista Tremaglia che invoca l'ergastolo per me! Figurarsi: più spazio a Tremaglia, o a quel miracolato di Fini che mi dà del "Capitan Fracassa", che ai russi che lasciano Berlino o agli accordi tra protestanti e cattolici nell'Ulster. Ale, tutti contro Bossi, facciamo un po' di spettacolo!». Questa è proprio sindrome d'assedio. «Mi sbaglierò, ma tutte le volte che son convinto di aver detto una cosa importante me ne ritrovo un'altra che non c'entra niente». Sarebbe, ad esempio? «La più bella è stata a dicembre, al congresso della Lega. Annuncio la nascita del Polo delle Libertà e i giornali si buttano sulle tre Italie di quel mattocchio di Miglio». I suoi ministri cosa dicono? «Maroni ha capito subito che è una montatura da fine agosto, Pagliarini è più preoccupato». Da cosa? «Ha le mie stesse preoccupazioni. Che su questa faccenda si innestino le manovre di chi vuole bloccare la Costituzione federale. Ma tranquilli, se non passa il federalismo salta tutto, compresa la Fininvest». Berlusconi si è fatto sentire? «No». E i suoi, la sua base, come l'hanno presa? «Lo vedrete ad Alzano». Picchiere duro, «a due mani», anche sui dissidenti leghisti? «E chi sono?». I veneti di Franco Rocchetta, che è pur sempre il suo presidente, proprio sabato potrebbero dar l'annuncio. «Rocchetta che se ne va? Ma questo è un 13 al Totocalcio. Un deficiente così è difficile sia da trovare che da perdere...». Giovanni Cerniti ALTI E BASSI TRA SILVIO E UMBERTO ministro dell'Interno Roberto Maroni Sotto: il presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro