E nell'antica Roma chi arraffa se la gode di Sabatino Moscati

E nell'antica Roma chi arraffa se la gode E nell'antica Roma chi arraffa se la gode EE c'è una funzione essenziale nella conoscenza del passato, essa è quella di farci comprendere, per confronto, il presente. E se ciò vale in genere, vale anche e soprattutto in specie per come guadagnarsi la vita, nonché possibilmente per come arricchirsi. L'esperienza dei Romani antichi, a distanza di duemila anni, è illuminante, e ancor più lo è quella concezione dell'esistenza che era allora ancor più diffusa di oggi, e che Orazio riassume bene nelle parole: «Fa' quattrini, se puoi onestamente, se no in qualsiasi modo». Pecunia deriva da pecus, cioè «gregge», come ricordano Antonietta Dosi e Frangois Schnell nell'opera I soldi dell'antica Roma. Ciò mostra con evidenza che all'origine l'economia si fondava sullo scambio in natura, mentre la moneta costituì poi un mezzo più evoluto, e più pratico, della compra-vendita. Rimanendo nel campo delle etimologie, il nostro «stimare» deriva da aestimare, cioè fissare il valore in moneta di bronzo (aes): oggi, naturalmente, il significato del verbo si è ampliato di molto. Un problema che tutti si pongono e che pochi sanno risolvere, leggendo negli autori antichi di somme pagate o ricevute nella moneta di allora (il sesterzio), è quale sia la corrispondenza nella moneta attuale: il che, si noti, è essenziale per il giudizio. Orbene, le indagini effettuate in via comparativa (ad esempio, il confronto con i pagamenti in oro) danno risultati interessanti: il sesterzio valeva all'incirca tra 1200 e 1300 lire odierne. Perciò, quando Giovenale dice che 20.000 sesterzi erano una rendita annua sufficiente, possiamo intendere che corrispondessero a 24-26 milioni di oggi. Vivissimo interesse presenta la storia della banca, un'istituzione nata in Grecia che deriva il nome dal bancone o tavola (in greco tràpeza) dinanzi al quale, allora come ora, sostano i clienti. Di più: il nostro «bancarotta» deriva dalla consuetudine di spezzare quella tavola se la banca falliva. Funzione primaria della banca era il prestito a interesse, nel quale peraltro risultano attivissimi anche gli usurai privati: da un graffito di Pompei, ad esempio, apprendiamo che una certa Faustilla esercitava tale mestiere, al lucroso tasso di circa il 38% annuo e contro il deposito in pegno di oggetti pregiati. Ed eccoci alla corruzione, vero e proprio cancro della società antica più ancora di quella moderna. Una forma largamente praticata erano i doni ai pubblici ufficiali, non senza espedienti ingegnosi per evitare le maghe della legge: ad esempio quello di nominare un magistrato proprio erede, o di accordargli un prestito senza interesse a lunghissimo termine (anzi talvolta, di fatto, senza alcun termine). Largamente in uso per l'arricchimento illecito era la gestione spregiudicata delle province. Chi veniva inviato con cariche di amministrazione e di controllo esercitava spesso uno sfruttamento indecoroso, come il celebre Verre che è rimasto nella storia per il suo versatilissimo ingegno al riguardo. Si ricordano in particolare i casi di milioni di sesterzi estorti per statue mai erette, di accuse infondate a proprietari di beni per confiscarli in proprio favore, perfino di ori e gioielli chiesti in prestito per farli ammirare a intenditori e mai restituiti. — ' " -- La speculazione immobiliare aveva, tra i mezzi di arricchimento, una parte cospicua. Il celebre Crasso raccolse le sue immense fortune acquistando le case lesionate e in corso di demolizione per ricostruirle alla buona e dividerle in piccoli appartamenti, che poi affittava a prezzi speculativi. Contro gl'inquilini insolventi, esistevano i mezzi più crudeli e ingegnosi: ad esempio quello di interrompere la scala di accesso, ponendoli all'improvviso nella condizione di non poter più entrare (o uscire). Tra le fonti di guadagno più ricercate, era già allora la caccia alla dote. Ma i genitori stavano attenti nello scegliere, come osserva Marziale in uno dei suoi epigrammi: «Due pretori, quattro tribuni, sette avvocati, dieci poeti domandavano a un vecchio la mano di sua figlia. Senza esaltazione, egli ha scelto invece un banditore d'asta». E Marziale conclude, con una domanda che ha già implicita la risposta negativa: «Dimmi, è stato questo un agire da insensato?». Non meno diffusa era la caccia all'adozione, largamente praticata da coloro che non avevano figli al fine di trasmettere il patrimonio. Per un giovane ricco solo di belle speranze, l'adozione era una delle sistemazioni più ambite; ma v'erano anche casi di adottati non privi di mezzi propri, evidentemente al fine di cumulare e rendere più fruttifere le ricchezze. Nell'insieme, il confronto tra il mondo antico e quello moderno mostra tinte assai più forti nel primo che nel secondo. Oggi difficilmente si accumulano immensi e incontrollati patrimoni a titolo personale, e più difficilmente ancora la povertà raggiunge limiti come quelli per cui si dormiva sotto i ponti, si moriva di fame, si vendevano i propri figli. Non restava, in quei casi, che vendersi come schiavi, perché la schiavitù consentiva indubbiamente una vita migliore. Di più: la ricchezza era limitata a uno strato assai sottile della popolazione, mentre il livello medio della vita era assai basso. Oggi proprio questo livello si è molto elevato; e in ciò consiste la caratteristica essenziale del nostro progresso. Sabatino Moscati Antonietta Dosi e Francois Schnell I soldi dell'antica Roma Mursia pp. 245, L. 35.000

Persone citate: Antonietta Dosi, Francois Schnell I, Frangois Schnell, Pecunia, Verre

Luoghi citati: Grecia, Pompei, Roma