LA BOHEME DI PIRRO

LA BOHEME DI PIRRO LA BOHEME DI PIRRO Arte e politica all'osteria poeta morente», che detestava i «bei panorami» frequentando soltanto luoghi insignificanti. E, tra gli artisti poverissimi, la caccia al pasto e al compratore, gli amori litigiosi con ex attrici o modelle amate e traditrici, le visite ai bordelli finché durarono, i quadri regalati ad amici come il poeta Sandro Penna perché riuscissero a sopravvivere rivendendoli. La scoperta, nei primi viaggi a Parigi, di quell'arte moderna che gli italiani per via del fascismo in larga parte ignoravano; le feste anticlericali con sagome di cartone rappresentanti preti appese a testa in giù; le risse impetuose (Afro che tenta di prendere a Un 'osteria romana in un dipinto di Lo sceneggiatore racconta la vita a Roma nel '48: tra Guttuso e Consagra, Mafai e Turcato polemiche col pei, amori, liti e scherzi calci Attardi, che aggredisce Vedova e Turcato), i beffardi concorsi per l'elezione di Miss Culo, il ricorso a Cesare Zavattini che aveva i soldi del cinema e che collezionava quadri di piccole dimensioni. Apparizioni magiche: Pablo Picasso al Congresso romano dei «Partigiani della Pace»; Giovanni Pirelli in motocicletta, evaso dalla sua potente famiglia. Espedienti: «Una mattina Pietro Cascella e io riuscimmo a vendere per 700 lire a un rigattiere un falso Guttuso dipinto da Sanfilippo». Bohème classica, perenne, metatemporale e internazionale, sempre uguale: ma anche dissimile perché «in quegli anni, per gli artisti parlare di politica significava discutere d'arte e viceversa». Ugo Pirro rievoca con trasporto la bohème politicizzata così tipica dell'Italia 1948: gli artisti romani d'epoca, quasi tutti comunisti o almeno di sinistra, pensavano come Consagra che «un partito rivoluzionario deve appoggiare l'arte d'avanguardia, e non artisti che non potevano desiderare di cambiare quel mondo che dipingevano fermo nel tempo». Il conflitto tra astrattisti e realisti veniva inasprito dagli interventi politici. Nel marzo 1948, una risolu- Mafai zione della direzione del pei condannava le «ideologie decadenti che, anche se sovente si presentano sotto una maschera "di sinistra", esprimono la putrefazione della cultura borghese nell'epoca dell'imperialismo... lasciando aperto il campo alla colonizzazione e all'asservimento». Nell'agosto 1948, la relazione di Zdanov al Congresso di Wroclaw invitava alla «lotta contro il decadentismo cosmopolita di derivazione americana». Nell'ottobre 1948, su Rinascita un aspro corsivo («E' una raccolta di cose mostruose, di orrori e di scemenze,

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