Jovanotti «Non sono un fasullo» di Gabriele Ferraris
Celentano e rap Celentano e rap Jovanotti «Non sono un fasullo» MILANO. Brutta cosa, invecchiare male; ci si inacidisce. Celentano spara stizzose bordate contro il «modernismo». E s'attira rispostacce. A 56 anni se la prende con il rap: «Quattro mocciosi che ci rompono i coglioni, senza contare che sono loro i primi a non crederci ai bei messaggi che danno, gran cazzate per ottenere un applauso in più», urtacchia nel suo ultimo, increscioso disco. I ragazzi, loro, lo lasciano urtacchiare. Sanno che la canizie - e la calvizie - meritan rispetto: «Non voglio commentare - si schermisce Lorenzo Cherubini in arte Jovanotti, che secondo alcuni sarebbe il principale bersaglio degli strali celentaneschi. - Il disco di Adriano ancora non l'ho ascoltato: sì, ho letto sui giornali di quel testo contro il rap, ma penso che sia ironico...». Non si direbbe: il Molleggiato (ma si può, continuare a chiamarlo così? Alla sua età?) vi accusa di non aver inventato proprio nulla, che lui il rap lo faceva già vent'anni fa... Lorenzo non è fumino, lascia correre, però alla fine sbotta: «Vabbè, queste son cose che fanno incazzare: quando uno non sa che cos'è il rap, dice che sono parole dette a ritmo di musica. Bella scoperta, sarebbe! Anche i versi di Dante si possono dire ritmicamente su una musica; se fosse così, il rap l'avrebbero inventato i cantastorie mill'anni fa. Il rap è una cultura. Musicale, e non solo. Tant'è che io non mi spaccio per rapper puro; un rapper puro è Africa Bambaata». Ecco, anche noi sospettavamo che Celentano non ci chiappi un gran che... «Io non voglio dir nulla contro Adriano: ho ripetuto cento volte che è un maestro, che "Prisencolinsinanciusol" è una canzone che mi ha influenzato tantissimo, gliel'ho riconosciuto, e allora che c'è che non va? E questa storia dell'insincerità... Mi conosce benissimo, sa che non sono fasullo. Ma lui è un mago della comunicazione: per lanciare il disco si attacca agli argomenti che fanno discutere». Difatti eccoci qui a strologarci su quelle povere canzoni celentaniane, su quei testi abborracciati. Saggiamente, i «quattro mocciosi» se la ridono: «Cerca di farsi un po' di pubblicità - tagliano corto quelli del Sud Sound System. -1 rapper sarebbero falsi? La maggior parte lavora per etichette indipendenti, guadagna poco e fa i concerti nei centri sociali. Lui becca i miliardi e va in tivù. E poi, saremmo "mocciosi"? Molti di noi sono laureati: Celentano non può dire la stessa cosa...». I rapper autentici accolgono la stravagante sortita dell'anziano cantante - «Il rap l'ho inventato io» - con divertito distacco. Dica un po' quel che gli pare: per quel che conta... I cecchettiani B-Nario, ben inseriti nel sistema industriale della musica, sono assai più cauti: «Fa male a prendersela con i giovani - minimizzano i due ragazzoni interpreti del fortunato brano "Battisti" -. Noi andiamo avanti nel discorso del rap iniziato da lui». Ovvero, Celentano e B-Nario uniti nella lotta: al peggio non c'è limite. Spezza una lancia a favore di «Externator» anche Red Ronnie: «Adriano è un grillo parlante - dice - e come tale dà fastidio. Anche stavolta ha colto nel vivo, vuole buttarsi nella mischia e ci riesce benissimo». Fossero tutti qui i problemi: in fondo, chissenefrega di quel che Celentano pensa del rap. Piuttosto, preoccupano le dichiarazioni del cantante contro le lesbiche: «Il suo - dice Graziella Bertozzo, segretaria nazionale di Arci-lesbiche - è un attacco alle donne in generale: a lui piacciono quelle che non pensano. Ci vedo soltanto una gran paura dell'uomo di perdere il potere». Gabriele Ferraris
Luoghi citati: Africa Bambaata, Milano
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