Rimpatria l'Armata dell'Europa Rossa di Anna Zafesova

8 Eltsin a Berlino per l'addio, migliaia di ufficiali non hanno casa e non sanno dove andare Rimpatria l'Armata dell'Europa Rossa Via da Germania e Baltico, il Continente senza soldati russi MOSCA NOSTRO SERVIZIO Oggi Kohl e Eltsin li saluteranno a Berlino. Sabato arriveranno a Mosca, gli ultimi duemila militari russi dalla Germania. Scenderanno alla stazione Bielorusskij, pulita e riverniciata per l'occasione, accolti con tutti gli onori: fiori, marce militari e lunghi discorsi delle autorità. Poi sfileranno per le vie centrali della capitale, acclamati dalla folla. Ma dove andranno dopo questi uomini, festeggiati come dei trionfatori? Non lo sanno. Dal 1989, anno della rivoluzione democratica nei Paesi dell'ex Patto di Varsavia, in patria sono ritornati più di 700 mila militari. Assieme alle famiglie sono un milione 200 mila persone. La Russia, sprofondata nella crisi economica, non riesce a far fronte a questo esodo di proporzioni bibliche. L'ex Urss aveva nella Germania dell'Est 390 mila militari. Più della metà, soldati di leva, torneranno a casa. Ma gli ufficiali non hanno dove tornare e nessuno li attende. Non rimarranno senza lavoro, almeno per il momento: molti temono la drastica riduzione dell'esercito promessa da Eltsin. Probabilmente verranno assegnati a qualche lontana guarnigione siberiana, dove lo stipendio (ormai in rubli e non più in marchi tedeschi) arriva regolarmente in ritardo di tre-quattro mesi. Ma il loro vero dramma è che non hanno una casa e forse non l'avranno mai. In base al patto sul ritiro, firmato nel 1990, la Germania doveva finanziare la costruzione di 45 mila alloggi per gli ufficiali. Più di otto miliardi di marchi. La costruzione sarebbe dovuta terminare nel 1995, ma non è ancora iniziata e buona parte di quei soldi, nel frattempo, si è dileguata in direzione ignota. Quest'anno l'esercito è riuscito a strappare allo Stato 10 mila appartamenti. Ma in Russia ci sono già più di 200 mila ufficiali senza tetto, ai quali vanno ora ad aggiungersi quelli che ritornano dalla Germania e dal Baltico. I reggimenti già ritirati dagli altri Paesi dell'Europa dell'Est vivono accampati nelle tende. Nel migliore dei casi le famiglie degli ufficiali possono sperare di andare ad abitare in una caserma. Probabilmente, ricorderanno con nostalgia le confortevoli cittadelle militari in Turingia o nel Brandeburgo. Anche i tedeschi avranno le loro gatte da pelare. Ricevono in eredità 270 mila ettari di terreni occupati dalle truppe ex sovietiche, che ricordano paesaggi lunari: danni ambientali calcolati in 25 miliardi di marchi (25 mila miliardi di lire), acque inquinate da sostanze tossiche, campi farciti di schegge di bombe e gatti e cani abbandonati che girano alla ricerca dei loro padroni. I soldati eredi dei vincitori della guerra se ne vanno come ospiti indesiderati, cacciati in malo modo. 1 Paesi fratelli non sono più fratelli. Gli altri preferi¬ scono non averli tra i piedi. E si capisce perché. Ora si sentono traditi e dimenticati e la fastosa cerimonia di sabato (per la quale si dice che il ministero della Difesa abbia speso una cifra sufficiente per costruire interi palazzi di alloggi) difficilmente potrà addolcire la pillola. Nulla di strano se alle elezioni di dicembre scorso l'ex Armata Rossa ha votato a schiacciante maggio¬ ranza per il nazionalista Zhirinovskij, che promette a ogni ufficiale russo una bella casa. Ieri ha dichiarato che il ritiro avvrebbe dovuto essere rimandato almeno fino al 9 maggio del '95, cinquantesimo anniversario della vittoria sulla Germania. Ma le armate del gruppo Ovest non sono composte solo di diseredati. I veri «vincitori» nella lotta per la sopravvivenza si portano dietro treni carichi di automobili tedesche e valigie piene di marchi. Andare a fare il servizio militare in Germania è sempre stato considerato l'apice della carriera. E poi è arrivato il giorno in cui, come per magia, i militari ex sovietici si sono svegliati nel capitalismo. Vendita di uniformi, medaglie e altri gadgets dell'Armata Rossa sono stati i primi assaggi. Poi gli ufficiali delle forniture hanno fatto di meglio: sigarette e alcolici destinati alle truppe venivano subito venduti ai commercianti locali. E infine è arrivato il turno del comando: commercio di armi e macchine rubate. E tangenti da capogiro. Il comandante del gruppo Ovest, il generale Matvej Burlakov, ha sempre negato con indignazione qualsiasi accusa. Perfino i più irriverenti giornali russi sono stati costretti a tacere. Due mesi fa un alto funzionario della polizia tedesca aveva raccontato su Moskovskie Novosti che, con l'aiuto dei militari, la mafia russa si è costruita in Germania una struttura criminale di tutto rispetto. Il giornalista che aveva fatto quell'intervista, minacciato di morte, è stato costretto alla clandestinità. E ci è rimasto. E il generale Burlakov è diventato, nonostante numerose proteste, viceministro della Difesa. Complici, pare, due Mercedes regalate al ministro Graciov. Così la Komsomolskaja Pravda ieri si chiedeva: «Perché festeggiare come un vincitore questo esercito di mercanti e corrotti?». Oggi ritornano in Russia anche altri 90 mila uomini. L'Estonia e la Lettonia sono in festa. Per loro la Seconda guerra mondiale finisce oggi, dopo 44 anni dall'annessione all'Urss. La Russia aveva tentato di rinviare il ritiro per costringere le due repubbliche baltiche a rivedere le leggi sulla nazionalità che negano ai russi residenti quasi tutti i diritti civili. Ma alla fine Boris Eltsin ha dovuto cedere alle pressioni della Casa Bianca. Altri 90 mila orfani della grande potenza. E da oggi in Europa non rimarrà un solo soldato russo. Anna Zafesova

Persone citate: Boris Eltsin, Eltsin, Graciov, Kohl, Matvej Burlakov, Zhirinovskij